“Nidi-famiglia” e “Tagesmutter”: Quando fare la mamma diventa un lavoro comodo e conveniente

Da il 2 settembre 2009

001tagesmutter “Nidi famiglia” e  “Tagesmutter”: Quando fare la mamma diventa un lavoro comodo e conveniente Comodità, convenienza e controllo. Non è uno spot pubblicitario. Sono le “3c” che hanno spinto un gruppo di mamme a scavalcare il problema della mancanza di posti negli asili, fare di necessità virtù e, perché no, anche un po’ di guadagno. «Scarabocchiando a casa di…» è l’associazione culturale di Katiuscia Levi che riunisce 7 “nidi-famiglia” seguendo l’esempio alto-atesino di “tagesmutter”, che tradotto significa mamme di giorno. Mamme, cioè, che si prendono cura dei bimbi di altre mamme che non possono farlo, a costi ridotti. L’idea di costituire un’associazione nasce nel 2006, quando la Levi, incinta della quarta figlia, è costretta a prendere una decisione: assumere una babysitter per continuare a lavorare o dedicarsi mattina e sera ai propri pargoli. «E allora perché, – come racconta il marito Paolo Costarelli – visto che bisogna stare a casa, non prendersi cura anche dei figli di qualche amico?».

L’associazione, che oggi può affidare una cinquantina di piccoli clienti (da 0 a 3 anni) a 14 mamme-maestre (2 per ogni appartamento) «è – spiega Costarelli – l’unico esempio di “tagesmutter” nel Lazio. Abbiamo 4 “case” ad Aranova, 2 a Fiumicino e una a Bracciano. “Scarabocchiando a casa di…” non è un’associazione a scopo di lucro. Ciò permette comunque alle mamme-maestre di poter contare su uno stipendio a fine mese, ma soprattutto conviene. Se il prezzo dei nidi privati può variare dai 500 agli 800 euro, il prezzo per un posto nel nido-famiglia di Katiuscia Levi non supera i 350 euro. Le mamme si prendono cura dei bambini dalle 7 alle 16:30 e la pappa è compresa nel prezzo. «La professionalità delle mamme-maestre – dice Costarelli – è assicurata dalla frequentazione di corsi hccp, di pediatria e psicologia infantile».

Nidi-famiglia e “tagesmutter” restano però un’esperienza ancora sconosciuta in Italia. In Francia si sono diffusi fino a superare, nel numero, i nidi privati. Il cardine di tale successo si troverebbe in quella dicitura «senza scopo di lucro» che distingue un’associazione come quella della Levi da una struttura «a scopo di lucro». Gli asili privati, infatti, come ogni piccola azienda, devono sostenere costi burocratici e rispondere a normative ben precise. Il “nido fatto in casa” – se sicuro – può essere una valida alternativa alle infinite liste d’attesa comunali.
 

di Matteo Vincenzoni –  Il Tempo, Il Sole24ore

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