A ricordo di don Pietro Dellantonio (don Pierino)

Da il 27 gennaio 2021
1 don Pierino Dellantonio

TU ES SACERDOS IN AETERNUM SECUNDUM ORDINEM MELCHISEDECH

A distanza di due mesi dalla morte, è doveroso ricordare la figura di un nostro compaesano che giustamente ha voluto definirsi “un povero, ma felice prete di montagna”: don Pietro Dellantonio (Pierino per parenti e amici).

Se n’è andato un po’ in sordina, in maniera forse non del tutto inaspettata, dopo aver trascorso l’ultimo anno presso la Casa del Clero a Trento, provato anche dalle impegnative cure ospedaliere; per questo motivo, forse, era un po’ dimenticato dalla popolazione di Predazzo, che non poteva più vederlo né sull’altare per la concelebrazione della S. Messa domenicale né ai piedi del presbiterio, costretto dalla malattia sulla sedia a rotelle, ma poi sempre affabile, disponibile ad un chiacchierata, scherzoso e ottimista.

Ha condotto una vita abbastanza lunga (quasi 86 anni) e piena di soddisfazioni, nonostante la sfortuna di perdere una sorellina di appena 11 mesi e il padre a dodici anni: lui e il fratello Renzo (di soli 8 anni) sono rimasti con la madre, costretta a sobbarcarsi faticosi lavori per far crescere i due figli: tutti la ricordano andare di casa in casa con la fetadogia per affettare i capusi, da trasformare in crauti, lavorando anche per la Cooperativa e per il negozio del March. Dopo la morte anche del fratello Renzo (a soli 22 anni), tra lui e la mamma si è ovviamente instaurato un legame ancora più stretto, anche di collaborazione da parte di lei in qualità di perpetua (infatti lo seguirà, fino agli ultimi giorni di vita, nelle varie sedi parrocchiali assegnategli nelle valli di Cembra e di Fiemme).

Don Pierino ha dovuto sobbarcarsi responsabilità importanti fin dalla prima esperienza di sacerdote novello (l’ordinazione è del 2 aprile 1960), inviato come cappellano a Tuenno, dove avrebbe dovuto occuparsi dell’insegnamento della religione, dell’assistenza agli ammalati e soprattutto ai giovani anche di paesi vicini e dedicarsi alla funzione di Assistente del Circolo ACLI, molto attivo; invece, ancora fresco di ordinazione sacerdotale, si è trovato dopo i primi tre mesi a dover sostituire il parroco piuttosto malandato in salute: ma non si è affatto perso d’animo, affrontando con fervore giovanile la situazione grazie anche all’aiuto di vari parrocchiani ben preparati e disponibili.

Dopo soli quattro anni di collaborazione e impegno pastorale, senza aver avuto il tempo di prepararsi per superare gli esami prescritti, grazie però all’esperienza maturata sul campo ha bruciato le tappe ed è stato nominato parroco a Sevignano e Piazzo, giovane prete accolto dalla popolazione con grande entusiasmo e tante aspettative; presto dimostrò notevole spirito di iniziativa e desiderio di portare una ventata di novità sulla scia delle innovazioni liturgiche avviate dal Concilio Vaticano II. Sono questi anche gli anni in cui prende avvio il progetto per la realizzazione della strada di collegamento diretto tra i due versanti della valle di Cembra, scendendo da Piazzo e risalendo a Faver, dalla parte opposta: grazie a questa trasversale tutte le parrocchie del decanato di Cembra erano molto avvantaggiate, essendo possibile evitare il lungo tragitto Civezzano-Trento-Lavis per recarsi a Cembra; in tal modo, dal punto di vista organizzativo delle varie parrocchie, per la Diocesi non fu necessario istituire un sotto-decanato di Cembra nella sponda sinistra. A don Pierino fu riconosciuto il merito di aver contribuito alla realizzazione di questa traversale; la Curia mandò proprio lui a discutere la proposta con le autorità competenti della PAT: “fu un incontro molto combattuto, ma molto aperto e chiarificatore”.

Dopo cinque anni di intensa attività in opere e iniziative utili al paese ( per es., monumento ai caduti, rifondazione dell’asilo, feste in piazza per il carnevale, caseificio a fianco della canonica, viaggi e campi scuola con i giovani), è stato mandato nella nuova parrocchia di Carano, dove ha profuso nel corso di ben 17 anni molte energie per adeguare la chiesa alle nuove norme liturgiche, metter mano alla canonica, ristrutturare l’edificio della scuola materna, sempre in collaborazione stretta con i funzionari della PAT e della Sovrintendenza alle Belle Arti (il prof. Nicolò Rasmo).

Nel 1986 gli è stata affidata la parrocchia di Ziano di Fiemme, per agevolare anche l’anziana madre avvicinandola al paese natio e ai suoi famigliari. Molto l’impegno profuso come insegnante di religione presso la scuola Media di Predazzo, fruttuosi i rapporti con i colleghi e proficui per gli alunni anche di altre fedi religiose. Si trovò anche protagonista della serata di presentazione della Marcialonga (edizione 1987) a fianco di Sandro Pertini e nel 1991 dei primi campionati mondiali di sci nordico (con buoni risultati per gli atleti locali). Molto si dedicò ai giovani e ai tre cori che animavano le messe della domenica (ognuna riservata a gruppi diversi di popolazione); si adoperò per la sistemazione della canonica e il rifacimento dell’Oratorio, del Teatro e dell’edificio destinato alla Scuola Materna. Da ricordare anche il suo interessamento per il progetto della strada di fondovalle, per la quale propugnò l’attraversamento del paese in galleria, per salvaguardare ai Zuaneri la buona qualità dell’aria. Venuta a mancare la madre, che per alcune settimane aveva cercato di resistere alla malattia essendo don Pierino molto impegnato con le prime comunioni, si è trovato privo di un relativamente importante punto d’appoggio.

In questo periodo si colloca una interessante iniziativa a lui proposta e con entusiasmo da lui accolta, promossa e seguita per vari anni: il gemellaggio culturale tra Segonzano e Segonzac, località francese di circa 2.500 abitanti nel cuore della Grande Champagne (Nuova Aquitania, Francia Sudoccidentale), famosa per la produzione del Cognac e sede di un Istituto di ricerca a livello universitario per i prodotti vitivinicoli. Egli accettò molto volentieri l’invito dei suoi ex parrocchiani, che non lo avevano mai dimenticato, a dare la propria disponibilità per avviare un dialogo ecumenico tra cattolici e protestanti, che vivevano (e vivono) in questa località: vari sono stati gli scambi culturali e di amicizia, sempre improntati alla ricerca di motivi validi per approfondire anche la conoscenza della cultura religiosa, abbinando l’utile al dilettevole.

Sono stati invitati a questi incontri docenti e amici del gruppo culturale giovanile da lui avviato e seguito negli anni ’60 a Sevignano e Piazzo. Gli incontri iniziavano sempre con la S. Messa, e l’omelia era impostata su proposte intese a favorire la collaborazione tra cattolici e protestanti per costruire l’unità e per “dare una solida base cristiana alla futura Europa Unita”. A questo risultato si poteva arrivare non con la mente e i ragionamenti, ma soltanto “con il cuore, nella semplicità ed umiltà”, e quindi “con la grazia di Dio”. L’impressione provata dal gruppo protestanti di Segonzac è stata di un “gemellaggio molto fruttuoso”, grazie al quale essi si sono sentiti più vicini ai cattolici che non ai protestanti del nord Europa.

Il gemellaggio avviato e sempre seguito da don Pierino è stato certamente diverso dai soliti, impostati sul turismo e sullo sport; questo era tipicamente culturale: cultura intesa in senso lato, “che proviene da tutti i settori della storia, della tradizione, dei lavori, dell’arte, della religione delle due comunità” (e anche, ovviamente, rispettosa della “ relazione fra la grappa e il Müller Thurgau di Segonzano e il cognac e il Pinot di Segonzac”).

Il gemellaggio a due è poi diventato a tre per nuovi accordi tra Segonzac e Kanzach, una località della Germania, nel Baden -Württemberg.

Altri importanti e notevoli impegni da lui svolti sono legati ai quattro viaggi a carattere prettamente missionario compiuti in Brasile, con meta Cuiabà nel Mato Grosso, per visitare la missione in cui dal 1946 operava la zia suor Elena delle Figlie di Maria Ausiliatrice (ottobre 1991, gennaio/febbraio 1993, gennaio 1997 e gennaio/febbraio 2003, l’ultimo per visitare la tomba della zia deceduta qualche mese prima in odore di santità). Sono sempre stati viaggi densi di impegni, con notti insonni e stanchezza a fine giornata, girando in lungo e in largo per la necessità di far visita ai numerosi missionari trentini (fra i quali parecchi suoi colleghi di seminario, compreso anche Bruno Morandini ancora chierico), ai quali portare anche aiuti economici oltre che la vicinanza e l’appoggio da parte della comunità trentina, mettendosi anche a disposizione – grazie all’esperienza e alla conoscenza della lingua portoghese studiata da autodidatta – come guida nell’ultimo tour che ha avuto tra i partecipanti anche il nostro Arcivescovo, mons. Luigi Bressan.

Com’è riuscito don Pierino a passare i controlli doganali impunemente, senza alcuna esitazione ? “Segreti dei preti” diceva lui! Egli racconta che, alla conclusione del primo viaggio, ha potuto lasciare alle persone incontrate una somma di £ 12.434.850, cambiate in dollari: “Ringrazio sempre il Signore di quanto ho potuto sperimentare in questo mio primo viaggio in Brasile! Deo Gratias!” Nella terza spedizione è partito da Ziano con 35 milioni di lire nascoste addosso in sette punti diversi (in dollari), da distribuire ai vari missionari secondo le necessità. “Deo Gratias!” Tutti viaggi da lui definiti “piacevoli e arricchenti”, anche l’ultimo nonostante il manifestarsi dei “sintomi della malattia, ormai a 70 anni la vecchiaia avanzava e avvertiva i limiti che essa comporta. Sia fatta la tua volontà, Signore, a te la lode e la gloria nei secoli. Amen. Alleluia!”

Nell’ottobre 2000 la nomina a parroco nel Comune sparso di Segonzano, con nuovo ritorno a Sevignano e Piazzo, e in aggiunta l’incarico di decano di Cembra: in questo periodo si adoperò molto per la valorizzazione e conoscenza del Santuario della Madonna dell’Aiuto che, insieme con lo spettacolo delle Piramidi, avrebbe potuto essere un importante stimolo per dare un certo vantaggio economico a queste località un po’ fuori mano, inserendole come meta turistica all’interno di qualche tour, ma questa volta egli non riuscì a trovare i giusti appoggi per far decollare tale progetto.

Al compimento del 75° compleanno (2010), rassegnate le dimissioni, ottenne il collocamento a riposo (anche per problemi di salute, manifestatisi già a partire dal 2004) e fece il suo rientro a Predazzo, dove avrebbe potuto contare sull’aiuto di vari cugini/-e (come peraltro era successo con l’ultimo zio materno, ospite della Casa di Riposo San Gaetano, ma sempre visitato dai/dalle nipoti per ogni necessità); ma don Pierino aveva da parecchi anni fatto un’altra scelta. Suo grande desiderio era sempre stato di tornare a Predazzo e, in caso di necessità, essere ospitato presso la Casa di Riposo, dove poter rendersi utile come prete per gli altri anziani (ospiti o ammalati): per questo motivo aveva sempre mantenuto la residenza a Predazzo, ma la salute malferma l’ha costretto a curarsi prima a Cavalese e poi, causa aggravamento, a Trento ospite presso l’Infermeria del Clero, sempre però con nel cuore la speranza di un rientro a Predazzo, ma purtroppo non ha potuto evitare gli effetti della pandemia.

A Predazzo è tornato “accompagnato” dall’amico Arcivescovo, mons. Lauro Tisi, che lo ha voluto ricordare e omaggiare presiedendo una S. Messa resa più solenne e partecipata grazie all’accompagnamento all’organo da parte del m.o Fiorenzo Brigadoi, con musiche ricavate dal metodo Bungart (usato da don Pierino chierico per imparare a suonare l’armonio), all’offertorio un corale figurato di Bach e alla fine la sarabanda di Händel; un coro di soli 5 bravi componenti ha eseguito la Messa da Requiem in gregoriano, melodia a lui molto cara e familiare.

Anche una rappresentanza delle sue parrocchie di Carano e Ziano ha voluto esprimere sentimenti di riconoscenza per le opere lasciate alla comunità: oratorio, asilo, canonica, ecc., e in particolare per la chiesa di Carano un organo nuovo della ditta Ciresa di Tesero e per quella di Ziano un organo restaurato e rimesso a nuovo, a testimonianza del suo attaccamento alla musica sacra.

Certamente la sua è stata una vita molto intensa di impegni, incontri e viaggi sempre con lo scopo di conoscere ambienti e persone, arricchire il proprio bagaglio culturale e trasmettere i valori di amicizia, solidarietà, senso della comunità, impegno per la difesa dei più deboli, nonché infondere a tutti coraggio, speranza e ottimismo.

Era molto conosciuto nei palazzi della politica trentina (“Ero quasi diventato un inquilino di casa. Mi chiamavano la nostracoscienza morale”), dove si recava per perorare cause di vario genere sempre a beneficio delle parrocchie e delle Scuole Materne (di cui è stato anche Consigliere federale).

Non si contano i viaggi a Roma (fin dagli anni del Seminario), a Lourdes, in Terra Santa, in varie regioni d’Italia per visitare santuari, monasteri e abbazie, come guida di gruppi parrocchiali. Quante conoscenze tra i cardinali e incontri con i vari papi, anche in udienza privata! Memorabile l’incontro ravvicinato (con sotterfugio) con S. padre Pio! Da tutte questi eventi egli tornava carico di gioia, entusiasmo e nuove energie, che sapeva trasmettere ai giovani, da lui valorizzati con l’affidamento di incarichi anche delicati.

Non si è risparmiato nemmeno qualche esperienza nel campo della psicologia e della psicoterapia, riuscendo ad approfondire gli studi avviati negli anni di teologia grazie all’incontro con un sacerdote religioso (dei padri Camilliani) e medico, cappellano in una clinica specialistica a Verona. Qui conobbe il primario e imparò da lui vari metodi di cura utili non solo per sé, ma anche per tanti che a lui chiedevano aiuto in momenti difficili.

Non si è mai lasciato tentare dalle lusinghe di certi prelati incontrati a Roma, che, conoscendo le sue capacità organizzative, gli proponevano di collaborare presso la Curia Romana da qualche ufficio prestigioso; se la cavò con una battuta salace: “Finché rimango in Trentino ho ancora speranza di salvarmi l’anima e il corpo …!”.

Preferiva il contatto con la gente comune e condurre una vita normale nei paesi delle nostre valli di montagna, che egli amava frequentare e farla amare a tutti quelli che passavano a salutarlo.

Se il 2020 fosse stato un anno normale, il 25 luglio – giorno della sagra de San Giacom – don Pierino avrebbe potuto celebrare il 60° anniversario di ordinazione sacerdotale e ricevere ulteriori segni di riconoscenza: magari sentire di nuovo risuonare nelle navate della chiesa il canto solenne dell’inno “TU ES SACERDOS”, a tre voci miste e organo, composto per lui dieci anni prima dal m.o Fiorenzo Brigadoi, e alla fine della S. Messa concelebrata dai vari sacerdoti di Predazzo anche l’Inno ai Santi Patroni Filippo e Giacomo, a suggello dei sessant’anni di sacerdozio. Le cose sono andate diversamente causa motivi di salute suoi e di pandemia, che in autunno inoltrato ha mietuto in pochi giorni molte vittime tra gli ospiti della Casa del Clero (qualche giorno prima di lui, anche mons. Valentino Felicetti).

Se avesse fatto in tempo, forse avrebbe scritto di nuovo un grande “DEO GRATIAS! Gloria e lode per sempre a Te, Signore! Ti rendo grazie per tutte le meraviglie del tuo grande e generoso cuore! AMEN”.

A cura del cugino Michelangelo Boninsegna/ Fonti di notizie: il suo libro di memorie e gli innumerevoli resoconti dei viaggi e delle attività, esposti alle zie da lui spesso visitate.

 2 don Pierino e la mamma 738x1024 A ricordo di don Pietro Dellantonio (don Pierino)

3 Verso la S. Messa Novella 1024x715 A ricordo di don Pietro Dellantonio (don Pierino)

4 Gemellaggio con Segonzac A ricordo di don Pietro Dellantonio (don Pierino)

5 don Pierino e la zia suor Elena 1024x701 A ricordo di don Pietro Dellantonio (don Pierino)

6 A Lourdes con la mamma A ricordo di don Pietro Dellantonio (don Pierino)

7 Sulle Dolomiti  A ricordo di don Pietro Dellantonio (don Pierino)

8 S. Messa Novella 1024x757 A ricordo di don Pietro Dellantonio (don Pierino)

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