Viaggio nei Rifugi dell’arcipelago Dolomiti UNESCO: incontro con Vito Mancuso, Nives Meroi e Manolo. Condividere…
Anche il mese di ottobre è una stagione ideale per frequentare la montagna per godere dello spettacolo delle vette, imprevisti meteorologici permettendo, circondati dal silenzio e per cogliere la dimensione più vera della natura alpina. Una frequentazione che può essere incentivata sapendo che in quota alcuni rifugi sono ancora aperti e sui quali si può contare eventualmente anche per pernottare. Nelle scorse settimane le Dolomiti di Brenta hanno ospitato l’iniziativa “I rifugi del gusto. In quota oltre l’estate”, grazie alla quale per la prima volta in 13 rifugi alpini del gruppo dolomitico si è prolungata l’apertura oltre la data canonica del 20 settembre. Ma vi sono altre zone del Trentino dove è ancora possibile trovare rifugi alpini aperti, non solo per servire un pasto ma anche dove dormire. Anche in Val di Fassa ad esempio, vi sono ancora molti rifugi alpini che stanno prolungando l’apertura. Tra questi, il nuovo sito dell’Associazione Gestori rifugi del Trentino (www.trentinorifugi.com) segnala il Ciampedìe, aperto fino a domenica 10 ottobre, il Roda di Vaèl, il Rifugio Passo Principe e il rifugio Val di Tires (in Provincia di Bolzano) fino al 17 ottobre. Sopra la conca di Carezza anche il rifugio Fronza alle Coronelle, all’arrivo della seggiovia da Malga Frommer, tiene aperto il suo bar ristorante fino a domenica 17 ottobre. Mentre il vicino rifugio Paolina, ai piedi della Roda di Vaèl rimarrà aperto fino al 3 novembre condizioni meteo permettendo. Il nuovo sito dell’Associazione gestori rifugi del Trentino – on line dal 16 settembre – riporta i periodi di apertura dei diversi rifugi. E’ quindi possibile sapere subito se un certo rifugio è aperto in questo periodo o meno. A breve sarà messo on line anche l’elenco di quelli con apertura invernale. L’associazione in collaborazione con Trentino Spa ha realizzato anche una nuova brochure tascabile con l’elenco di tutti i rifugi del Trentino. Ma per dei rifugi che possono mettere in mostra anche di questi tempi le loro bellezze, ve n’è uno, il Boè, che soffre. Ha più di un secolo di vita ma l’età non sfugge agli alpinisti che arrivano fino lassù, a 2873 metri di quota nel cuore del Sella. La sua è un’immagine piuttosto malandata della montagna trentina. Immagine veicolata da un edificio decrepito nonostante le buone intenzioni del gestore. È situato sullo spartiacque tra la Val de Mezdì e la Val Lasties. Costruito nel 1894 dalla sezione del Club alpino di Bamberga, dopo il primo conflitto mondiale passò in gestione alla Sat. È un rifugio famoso non solo per la storia secolare: a pochi decine di metri, infatti, è stato realizzato il depuratore più in quota di tutto il Trentino. Già negli anni ’90 la Sat aveva manifestato l’intenzione di mettere mano allo storico edificio. Dopo lunghe riflessioni, verifiche e ipotesi nel 2007 il consiglio direttivo approva il progetto ed iniziano i contatti con la commissione comprensoriale della Valle di Fassa che ha il compito di vagliare la congruenza dell’elaborato. Dopo mesi di dialogo e di limature il progetto definitivo è presentato nel luglio 2008 ma nell’ottobre arriva il giudizio negativo. Nel novembre dello stesso anno il direttivo Sat rompe gli indugi e presenta il ricorso alla giunta provinciale. Da due anni, silenzio, mentre neve, gelo, pioggia continuano a intaccare lo storico rifugio.
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