Orsù dunque, parliamo di orso senza cambiare disc-orso. E' inutile negarlo, la psicosi dell'orso si…
“Ogni volta che alzo lo sguardo e vedo i boschi distrutti provo dentro di me un grande dolore. Si perchè quegli alberi sono cresciuti insieme a me, fin da bambino li ho visti lì tutti i giorni, erano parte di me.. e adesso che mancano al bosco mancano anche a me..”
Ho udito questa bella frase l’altra sera mentre tornavo a casa dal lavoro, era notte e due persone avanti nell’età si scambiavano questi pensieri.
Ho capito che noi tutti stiamo soffrendo per quanto è accaduto esattamente una settimana fa.
Noi tutti proviamo un dolore ogni volta che alziamo lo sguardo sopra i tetti delle nostre case. Il bosco ci ha visto fin da piccoli ed è cresciuto con noi. Il bosco ha fatto da cornice a tutte le nostre giornate regalandoci sempre qualcosa di nuovo, di essenziale, di prezioso.. i colori delle stagioni, il verde acceso della primavera, quello intenso dell’estate e quello sfolgorante dell’autunno, ben sapendo che presto avrebbe indossato il bianco e luccicante mantello dell’inverno. Gli alberi ci hanno protetto dalle forti piogge e dai sassi che cadevano lungo i ripidi pendii del Mulat e da Pelenzana. Gli alberi ci hanno dato la legna da ardere per festeggiare tutti insieme San Martin e per riscaldare le nostre case nel lungo inverno.. Gli alberi ci hanno dato.. e potrei continuare a lungo con l’elenco ma lascio a voi continuare.
Vorrei però farvi notare un ultimo regalo, forse il più prezioso e meno appariscente che gli alberi del bosco ormai schiantati e spezzati a terra continuano in questi giorni a donarci.. lo ho notato personalmente e lo ho sentito raccontare anche da altri: gli alberi adesso stanno emanando un fortissimo profumo, un’essenza molto intensa di resina, un profumo molto forte di bosco che si sente nei vestiti anche dopo essere tornati a casa. Ecco questo penso sia l’ultimo respiro dei nostri alberi che dopo averci donato tanto ora ci stanno dando il tutto, il loro respiro più profondo..
Il profumo intenso di quella resina che serve in natura per guarire le ferite degli alberi, sembra davvero raggiungere anche noi per guarire il dolore profondo che abbiamo dentro, ed è per questo che vorrei espandere questa essenza tanto preziosa sui pensieri che molti di voi hanno espresso pubblicamente sui vari social per elaborare insieme questa sorta di lutto che ci ha colpiti tutti.
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Gli abeti della foresta dei violini e il sacrificio a favore degli esseri umani.
Migliaia di alberi, in particolare di abeti e tra questi l’abete rosso della val di Fiemme dai quali, da secoli, si realizzano i celebri violini Stradivari, sono caduti sotto i colpi poderosi del vento.
In trentino oltre 2 milioni di tonnellate di alberi, una massa enorme che per riformarsi ha bisogno di molti decenni, è stata spazzata via da condizioni meteo estreme. Ciò che ha fortemente attutito i danni sono stati gli alberi (perchè in Trentino gli alberi ci sono e la cura del territorio è decisamente una spanna oltre buona parte del resto d’Italia) che sono caduti come birilli, a centinaia di migliaia.
Interi boschi feriti sotto le raffiche impetuose della tempesta. La pioggia non ha però potuto dilavare il terreno, quasi mai nudo (con qualche eccezione, per esempio a Dimaro e in poche altre zone, ma in maniera molto ristretta) e si è evitato il peggio. Il terreno ha tenuto e, in questo caso, si può dire che gli alberi si sono sacrificati per gli uomini.
Mi piace, per la circostanza, ricordare un modo di dire dei Sioux: “Gli alberi sono le colonne del mondo, quando gli ultimi alberi saranno stati tagliati, il cielo cadrà sopra di noi”.
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Resto senza niente.
Eppure ho tutto qui e lo stringo forte.
Ho due piedini sulla pancia e due braccia, ormai cresciute, attorno al collo.
Ho tutto qui: loro, i miei figli.
Riposano e non sanno che io non so.
Non so cosa stia succedendo là fuori e non so se dentro siamo davvero al sicuro.
Non sanno che non so.
Non sanno che il “non sapere”, questa volta pesa tanto, io che per loro ancora “so tutto”. Invece non so proprio niente.
Un niente che mi resterà dentro per sempre e che mi aiuterà ad amare profondamente il mio tutto.
Bimbi miei non sono io ad avervi protetto quella notte ma l’immensità incomprensibile che sulla Terra si è a noi mostrata nella generosità piena d’alberi e uomini.
Una mamma
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L’acqua ha mischiato, il vento ha spinto.
L’alluvione ha mischiato la terra alle piastrelle, ha mischiato l’erba con le suole.
La potenza del vento ha spinto via i tetti e i camini, ha soffiato gli alberi a terra, proprio vicino a te.
La melma ti ha invaso i ricordi, ora sono fradici, pesanti e irriconoscibili.
L’acqua ti ha mischiato al vicino, il vento ti ha spinto verso gli altri.
Quel che è mio è anche tuo.
Le tue fatiche sono anche le mie.
Le porte sono aperte, i badili e i secchi condivisi.
Un tazza di the è sempre pronta, per te e per me.
Non sappiamo che fare, ma lo facciamo.
La mia comunità è magnifica.
Siamo vicini, mischiati e spinti l’uno verso l’altro.
La nostra è una comunità magnifica.
- Sofia Zanon -
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Moena ferita….. l’eccezionalità di questo fenomeno è anche vedere un camoscio, impaurito, che non si muove in mezzo al bosco, sopratutto tenendo presente che il loro habitat è in alta quota.
- Danilo Mazzucco -
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Questa è la strada che porta a Pampeago, posto del mio cuore e strada che percorro da una vita intera. Un disastro e tanta tantissima tristezza.Questi sono i boschi dove sono cresciuta da piccola e fino a pochi giorni fa andavo a rigenerarmi, a funghi, a passeggiare ..questo è il mio paradiso dove ho scelto di vivere .. questa valle è stupenda, come la gente che la abita e che in questi giorni di paura e smarrimento si è operata per fare tornare tutto al più presto alla “normalità”, lavorando tutta la notte in mezzo al fango, al vento fortissimo, alla pioggia incessante, al buio .. stamattina alzando gli occhi verso queste montagne spoglie ho pensato a quanto siamo impotenti davanti alla natura, il nostro bosco, nostro meraviglioso patrimonio per un pó non sarà più lo stesso ma il bosco è vita e li questa vita riprenderà ne sono certa! ❤️
- Maria Elena Sighinolfi -
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Questo è ciò che è accaduto tra la giornata di domenica pomeriggio e ieri notte nella mia valle. È accaduto il disastro di cui le televisioni non hanno parlato. Non hanno detto che siamo rimasti isolati, senza luce né riscaldamento. Senza telefono e con le strade chiuse. È vergognoso. Una valle che vive per il prossimo e per il turismo….dimenticata dai Media. Se ora stiamo bene, abbiamo di nuovo la luce e il calore nelle nostre case lo dobbiamo solo ai ns meravigliosi Vigili del Fuoco. Alla ns protezione civile. Ai ns ” signori in divisa”. Ai Volontari ! Li abbraccerei uno ad uno…tutti meravigliosi. Grazie ! ❤❤❤
- Sabrina Lusuardi -
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Che dire?… Pensando al passato, guardiamo al futuro! Rimbocchiamoci le maniche e andiamo avanti!! .Bellamonte, bella ieri, bella oggi più che mai.! Perché ci ha visti tutti uniti, nel rispetto del proprio ruolo ad affrontare la calamità legate ad emergenze ambientali e disastri naturali che hanno colpito il Trentino Bellamonte, ..
La nostra Val di Fiemme grazie di cuore alla macchina della protezione civile, ai vigili del fuoco (che da noi sono volontari) e a tutti indistintamente. L’operare di questi giorni ci ha resi più uniti e Fiemme la Valle viva riuscirà con grinta a rialzarsi offrendo al Trentino un’immagine alta e nobile come è giusto sia …oggi siamo orgogliosi più che mai della nostra gente e di essere parte della Magnifica Comunità di Fiemme!!! ..il lavoro sarà tanto ma non ci spaventerà! Tra un mese una nuova stagione incomincerà e con calore i suoi ospiti Bellamonte in Val di Fiemme accoglierà!! Grazie grazie, grazie e…andiamo avanti!!….
- Rita Dallabona -
Da alcuni giorni sto vivendo un insieme di emozioni, tanto forti che, sono sicura, mi accompagneranno per sempre.
Per la prima volta ho potuto osservare con i miei stessi occhi i disastrosi risultati che la potenza della natura è riuscita a generare in poche ore nel luogo in cui abito. Sono rimasta impietrita di fronte alle immagini di torrenti impetuosi che sembravano volessero uscire, quasi come “protesta”, dalle mura di contenimento in cui scorrevano.. di fronte ad alberi che, uno dopo l’altro, come birilli, si spezzavano, si sradicavano e si scagliavano a terra lasciando scoperti migliaia di ettari di terreno, di fronte a massi di roccia che si sbriciolavano e rotolavano lungo il versante della montagna.. e di fronte all’impotenza delle persone che in quel momento non potevano far altro che sottostare al terribile scenario, non ancora consapevoli degli ingenti danni apportati.
Solo adesso, a qualche ora dell’accaduto, realizzo quanto successo, anche se non vorrei proprio farlo.
Non potere più ripercorrere lo stesso bosco che fin da bambina frequento, in cui ho lasciato ricordi e momenti di spensieratezza, perché raso al suolo.. mi piange il cuore.
Da amante della natura e del luogo meraviglioso in cui vivo spero energicamente che tutto possa rinascere e ritornare come prima, anzi ancora più bello e magico ❤
- Lara Carota -
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È stata una notte difficile, di quelle che rimarranno nella memoria finché ci sarà vita.
Rimarrà il rumore del vento che ti sferza la faccia e che non ti permette di respirare, delle tegole che cadono e dei boschi che spariscono. Alberi che si schiantano vicino a te nell’oscurità e le campane che suonano all’impazzata.
Rimarrà la sensazione che tutto quello che hai conosciuto fino a quel momento stia per cambiare.
Il buio, i telefoni che non funzionano, il non sapere se le persone care stiano bene oppure no, il chiudere i bimbi in una stanza per paura che scoppino le vetrate o che il tetto non regga e poi l’attesa del mattino, per poter capire davvero cosa sia capitato e quando apri le finestre davanti a te tutto è davvero cambiato. Il paesaggio non sarà mai più lo stesso, quello che eri abituata a vedere non c’è più. Non ci sono più i boschi ed è difficile spiegare quanto sia sconcertante vedere sparire un bosco, perché un bosco è un luogo magico per chi lo frequenta fin da quando era piccolo, conosce ogni albero, ogni tronco, ogni sasso, tutto diventa punto di riferimento per ritrovare un angolo pieno di mirtilli oppure il posto migliore dove raccogliere i funghi o dove sdraiarsi per guardare il cielo tra le fronde.
Se all’improvviso il vento lo spazza via non rimane altro che un prato pieno di legna e provi un po’ dell’amarezza di quando ritorni nei luoghi dell’infanzia e ti rendi conto di quanto in realtà sia minuscolo quello che tu ricordavi grande e di come sia sparita la magia.
I nostri boschi non ci sono più. Pinete secolari curate dai nostri bisnonni e che non potranno mai più essere come le ricordiamo.
Siamo inermi davanti alla potenza della natura e non ce ne rendiamo conto fin quando non ci da una prova di forza, prova forse necessaria per darci la misura di quanto siamo fortunati. Dicono serva schiacciarsi un dito per capire quanto sia bello non aver dolore, a volte è davvero così.
Le priorità cambiano. Ieri pensavo a quanto poco tempo mi rimanesse per allestire il mio Natale e a sfruttare ogni minuto libero per finire in tempo, stamattina rimango a casa con i bimbi, a pensare quanto sia stata fortunata ad arrivare a casa sana e salva e ad avere ancora un tetto sulla testa. Tetto che manca alla mia baita, che non ha retto alla potenza di questa natura che troppo spesso dimentichiamo essere la vera padrona delle nostre vite.
Ora con una montagna piena di stuzzicadenti spezzati davanti, con il rumore delle motoseghe che cercano di liberare le strade, con l’aria che profuma di legno e di resina, con i tetti pieni di uomini che riparano il riparabile per prepararsi all’acqua che verrà, non resta che ringraziare per quello che è rimasto, per quanto non è accaduto e per la contezza di ciò che può accadere, per non aver bisogno del dolore che ci ricordi quanto siamo fortunati.
Dora, una signora che risiede in Trentino
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Quando pensi “tanto qui non succederà mai”…e poi invece ti ci ritrovi dentro, in maniera improvvisa e ti senti impotente. Nessuno può uscire dal paese e nessuno può entrare. E tu stai a casa, al buio, con il tuo bimbo e il suo papà che è fuori a salvare il possibile di questa magnifica valle insieme a tanti altri volontari…e preghi, che tutto questo finisca in fretta.
- Elisa Pettena -
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Il vento vi ha falciato come una mitragliatrice ed ora giacete riversi sulla collina. Alberi come uomini, caduti, uccisi, morti. Mani pietose vi raccoglieranno vi toglieranno dalla terra, vi porteranno a valle. Il tempo lentamente coprirà tutto.. Alberi oggi, come uomini cento anni fa.
- Raffaele Forapani -
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L’ultimo abbraccio
Mi chiamo Francesca Coltellese.
Sono di Amatrice. Faccio fatica a leggere e altrettanto a scrivere, i miei occhi sono gonfi di lacrime perché è un dolore che conosco bene, perche ‘ sono di Amatrice e ho visto sparire in pochi secondi il mio delizioso piccolo paese di montagna. Soffriro’ per sempre il dolore di questa ferita che di recente troppo spesso torna a sanguinare ogni volta che un ponte crolla, un paesaggio annega, un bosco brucia o viene spazzato dal vento.
Alla signora Dora dal profondo del cuore mando un fortissimo…. fortissimo abbraccio colmo di affetto e vicinanza.
Ed al Trentino tutta la mia gratitudine e altrettanto affetto per ciò che hanno fatto per Amatrice.
Questa è l’asilo, elementari, medie e Liceo costruita in 20 giorni dalla protezione civile del Trentino .
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Ho voluto aspettare un po’ per scrivere qualcosa su quanto successo fra queste montagne.
Il vento apriva i tetti delle case mentre gli alberi cadevano e ostruivano i torrenti, l’acqua esondava e scorreva veloce, a fare danni. La fine del mondo sembrava arrivata. Senza energia elettrica e senza comunicazioni la popolazione stava alla finestra, guardando le cose volare a mezz’aria. Fino a quando non scese la notte e con i lampioni spenti nelle strade allagate non si vide più nulla. Nel buio più scuro il rumore degli alberi che cadevano e della pioggia battente e dell’acqua che scorreva era la sola compagnia della gente impaurita. La speranza di tutti era di potersi svegliare nel solito mondo, tra le solite rassicuranti montagne.
Ma la mattina seguente tutto era diverso.
Una breve tregua dal diluvio permise di uscire dalle case e di provare a capire. Le scuole, le strade e tutti i servizi erano chiusi, i telefoni restavano muti, l’acqua dai rubinetti era marrone e la corrente elettrica era assente. Le persone camminavano increduli, come proiettate all’indietro nel tempo, in un mondo che non capivano. E ognuno cercava l’appoggio del vicino, unendosi nella difficoltà, scambiando opinioni, notizie, aiuto, conforto. Lontane le mani dai display, lontane le menti da ciò che non era lì. E mentre la nebbia nei boschi si diradava si iniziò a capire la gravità e fra i discorsi della gente si iniziava a sentire: «Guarda là, noooo, e là! Nooo».
Qui attorno a me il Mulat, il Pelenzana, il Pizancae, la Litegosa e tutte le loro sorelle sembravano pecore impaurite, dopo la tosatura. Il numero di alberi caduti era impressionante, nemmeno gli anziani avevano mai visto prima una cosa del genere.
Era l’inizio della conta dei danni.
Ma iniziò presto anche il rumore della reazione. Era il rumore delle motoseghe che cercavano di farsi largo tra gli alberi caduti, era il rumore dei generatori di corrente che alimentavano le idrovore, era il rumore delle autogru che spostavano tronchi per tentare di liberare le strade, era il rumore delle camionette che andavano ad aiutare, a liberare, a recuperare, era il rumore dei martelli che fissavano assi sui tetti divelti. E dietro quel rumore c’era la voglia di rinascita, trasformata in energia dai Boscaioli, dagli uomini del Soccorso Alpino, dai Vigili del Fuoco e da chiunque è riuscito, in qualche modo, a dare una mano. A questi uomini dico grazie, nella speranza di poter vedere i boschi rinascere e le persone ricordare.
- Alfredo Paluselli -
Nel ringraziare gli autori degli scritti e delle immagini vorrei tenere aperto questo articolo per dare spazio a chi volesse esprimere il proprio pensiero su quanto accaduto ed espandere ancora tutti insieme il profumo del bosco. Grazie di cuore
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