In qualità di genitore mi permetto di ringraziare la dirigente scolastica Candida Pizzardo, il professor…
Durante la prossima settimana i genitori degli alunni delle Scuole Elementari e Medie di Predazzo, Ziano e Tesero saranno chiamati a compilare un questionario on-line per dare indicazioni all’Istituto Comprensivo su come impostare le giornate e orari scolastici nel prossimo futuro.
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A seguito della tavola rotonda di lunedì 16 ottobre che si è svolta a Tesero organizzata dalla Consulta dei Genitori dell’Istituto Comprensivo di Predazzo e Tesero sul tema “Esperienze di organizzazione del tempo scuola” (LEGGI QUI) ci sono pervenute le seguenti lettere.
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Caro Genitore sono papà di tre bambini di Predazzo. Mio figlio più grande frequenta la quinta elementare, quella di mezzo la seconda elementare e la piccola è una media dell’asilo.
Ti scrivo perché nei prossimi giorni sarai interpellato per scegliere qual è il tempo scuola ideale per tuo figlio. Cioè se preferisci che vada a scuola con l’attuale sistema, sei giorni da lunedì a sabato, oppure con la nuova proposta della settimana corta da lunedì a venerdì.
Forse avrai sentito l’eco della riunione aperta ai genitori delle elementari e delle medie, tenutasi a Tesero il 16 di questo mese, dove si è trattato questo argomento e della quale trovi ampio resoconto su Predazzoblog.it.
Durante la serata è emerso in modo chiaro che al centro delle scelte della nostra famiglia deve esserci sempre e comunque il benessere del bambino.
Bisogna riuscire a mediare le giuste e corrette istanze di avere per sé i propri figli, con cui trascorrere del tempo libero, e l’esigenza del bambino che ha bisogno di tempi lunghi e lenti per l’apprendimento.
Tempi che non coincidono spesso con quello che noi adulti facciamo, come viviamo e come vorremmo che vivessero i nostri figli.
Se tuo figlio è primogenito non hai ancora avuto l’esperienza della frequentazione della scuola e quindi mi permetto di farti riflettere sul modello al quale tu sei abituato.
Il modello dell’asilo, cioè di un istituto frequentato da tuo figlio dal lunedì al venerdì e che lascia il sabato e la domenica liberi.
La scuola è una cosa completamente diversa, i bambini sin dalla prima classe si ritrovano ad affrontare un impegno che spesso è molto più grande delle loro capacità e quindi fanno fatica. Ma si impegnano fino in fondo per apprendere e per far capire ai loro genitori quanto siano bravi ed impegnati nella scuola.
La scuola su sei giorni è in grado di recepire, condividere ed accompagnare i tempi del bambino: tempi lenti dell’apprendimento.
La scuola su cinque giorni soprattutto se non improntata su una didattica innovativa, che per noi sarebbe sperimentale, rende tutto più veloce, richiede al bimbo più impegno e non gli dà i tempi necessari per sedimentare quanto appreso.
La scelta che sei chiamato a fare per tuo figlio e per i figli dei tuoi amici potrà sembrarti, ad un primo esame, facile e non così importante.
Ti assicuro che è una scelta molto, molto impegnativa che può condizionare nel bene o nel male l’apprendimento e la crescita culturale , cognitiva e come cittadino di tuo figlio.
Sono certo che anche tu, come me, ti preparerai a rispondere al questionario con la coscienza della necessità di mediare tra le istanze tue e della tua famiglia e le istanze del bimbo che deve essere sempre al centro del nostro pensare.
Vi ringrazio per l’attenzione.
Fausto Aldrighetti – genitore di Predazzo
Sono un’insegnante ma soprattutto sono una mamma che necessita di capire bene prima di scegliere. Inutile dire che la mia opinione personale è sicuramente influenzata anche dalla conoscenza delle dinamiche scolastiche, ma vi prego di leggere queste righe pensandomi unicamente come genitore che esprime le sue perplessità e i suoi dubbi.
Trovandoci impossibilitati a partecipare di persona alla Consulta dei Genitori io e mio marito abbiamo pensato di farlo attraverso uno scritto.
Su molte cose si può tacere, lasciando che siano gli altri a decidere, ma sul tempo e quindi sulla vita dei nostri figli non lo si può fare.
Ci teniamo pertanto ad esprimere la nostra opinione su questa importante decisione che a breve ognuno di noi sarà tenuto a prendere; lo facciamo consapevoli del valore di questa possibilità di scelta attiva e compartecipata che ci viene offerta dall’agenzia educativa che ci affianca, da sempre, nel percorso di crescita dei nostri figli: la Scuola.
Il tempo che i nostri bambini vi trascorrono non è un semplice quadro orario ma è un tempo reale, vissuto con intensità e in pienezza. È un tempo per imparare a stare nel mondo, un mondo fatto di relazioni, emozioni, fatiche, soddisfazioni, frustrazioni, conquiste…
È un tempo la cui preziosità a tutti è nota perché, inevitabilmente, ti resta dentro, poiché ti forgia e ti permette di crescere.
È uno dei pochi tempi certi. A scuola ci devi andare. Punto.
È un tempo che non fugge e, soprattutto, è uno dei pochi momenti ancora lenti.
Quando sono a scuola i nostri figli sono al sicuro. Sono protetti dalla frenesia che attanaglia gran parte delle nostre vite fatte di brevi attimi per vivere e di intere giornate per sopravvivere, boccheggiando senza sosta.
Quando nostro figlio torna a casa è esausto ma ricco, ricco di cose da raccontare: questo ci fa capire che HA VISSUTO, HA GODUTO DEL GIUSTO TEMPO.
Il tempo trascorso a scuola è un buon tempo.
E allora perché cambiarlo? Perché renderlo simile a quello dei grandi: ristretto e tremendamente faticoso da sostenere?
Il tempo-scuola come è organizzato oggi è, a parer nostro, a MISURA DI BAMBINO.
È giusto modificarlo in funzione del NON TEMPO degli adulti?
Prima di stravolgere un’organizzazione oraria pensata e ragionata sul bambino e sul contesto sociale che è proprio della nostra realtà di paese, dove le possibilità pomeridiane offerte dal territorio di crescere anche in altri contesti sono molte, dobbiamo davvero riflettere bene.
Pomeriggi con tempi obbligatori e soprattutto orari del mattino allungati ci sembrano un prezzo troppo alto in cambio di una mattinata libera.
I bambini, certo, si adattano a tutto, ma l’adattamento è necessario in situazioni di sopravvivenza: la scuola è e deve essere, a parer nostro, solo e soltanto VITA.
Una vita di qualità, come quella che quotidianamente si cerca di garantire in famiglia.
Confrontandoci con altri genitori abbiamo compreso che il sabato libero è, per molti, funzionale a creare questa qualità perché, è vero, durante la settimana purtroppo ci si vede poco.
È una motivazione oltremodo condivisibile dal punto di vista strettamente familiare, ma qui si parla di tempo-scuola, pensato per la crescita sociale e per l’apprendimento: non possiamo non tenerne conto.
I nostri figli meritano il meglio. Quello che la Scuola offre oggi è davvero così scarsamente prezioso da non volerlo mantenere e proteggere?
Fiduciosi in una vostra attenta valutazione di tutti questi aspetti, vi ringraziamo e porgiamo cordiali saluti.
Denise Nones e Stefano Felicetti
Sono la mamma di una ragazzina che attualmente frequenta la seconda media a Predazzo.
Vorrei portare a conoscenza e condividere con Voi la nostra esperienza personale, perché penso possa portare ad alcuni spunti di riflessione sulla scelta tra la settimana lunga o corta.
Veniamo da Bolzano e ci siamo trasferiti a Predazzo da alcuni anni: abbiamo dunque potuto sperimentare sia la settimana corta con due rientri settimanali che quella attuale su sei giorni di scuola.
A Bolzano la nostra settimana scolastica era improntata su tutta una serie di incastri quotidiani con orari scadenzati per poter far coltivare a mia figlia una serie di attività extra scolastiche, ritenute da noi importanti per un sano sviluppo educativo, sociale e motorio.
Si cercava di combinare al meglio i pomeriggi con i rientri, insieme alla gestione dei compiti, della catechesi, corso di musica, un po’ di sana attività sportiva e le esigenze lavorative mie e di mio marito.
Si arrivava così ad un sabato libero, ma che finiva poi per essere comunque impegnato nello svolgimento dei compiti assegnati o nel portarci avanti con la preparazione ad eventuali verifiche programmate.
Va da se che alla fine l’unico vero giorno di riposo rimaneva la domenica: per tanto non molto diverso da una settimana svolta su sei giorni scolastici.
Arrivati a Predazzo, ormai abituati a questi ritmi frenetici, ho avuto anch’io qualche perplessità sull’affrontare anche il sabato a scuola. Mi sono, anzi ci siamo, dovuti ricredere.
I nuovi orari ci sembravano un sogno: finalmente tutto aveva preso una quotidianità molto tranquilla e umana. Vedevo mia figlia serena, felice e soprattutto con del tempo per coltivare le sue amicizie e non solo.
Dovendo ora fare una scelta e in un certo senso tornare “indietro” non posso che esprimermi a favore dei sei giorni ( settimana lunga ).
Prima però di prendere una qualsiasi decisione mi sono confrontata con mia figlia, perché ritengo che alla fine bisogna sentire ed ascoltare la loro preziosa opinione. Lei mi ha risposto molto chiaramente : “ MAI PIU’ MAMMA PER CORTESIA LA SETTIMANA CORTA CON DUE RIENTRI……TROPPO FRENETICA E STRESSANTE”.
Mi sono bastate queste semplici parole per farmi decidere.
Credo che i nostri figli abbiano bisogno di tempo per loro conciliando gli impegni scolastici, che devono rimanere di primaria importanza, con le loro passioni, sport, amicizie, giochi e spensieratezza che fa parte della loro crescita.
Fermiamoci un attimo a riflettere seriamente e mettere in primo piano cosa sia meglio per loro e non anteporre magari le nostre esigenze di “ adulti “.
Cordialmente
Murano Valentina
Sono mamma di una bambina che frequenta la quarta elementare in un plesso dell’ istituto comprensivo di Predazzo e di un’ altra più piccola, che comincerà il suo percorso scolastico il prossimo anno . Sono anche una docente che lavora presso questo istituto dal 2007. Prima ho insegnato in altre scuole del trentino e dell’ Alto Adige, sia negli istituti italiani che in quelli tedeschi.
Queste esperienze lavorative mi hanno permesso di conoscere organizzazioni scolastiche: su sei giorni , su cinque a tempo pieno , su cinque con due pomeriggi. Tutte hanno dimostrato di avere aspetti positivi e negativi! In tutte vi erano presenti classi con : bambini con tempi di apprendimento veloci, altri più lenti, altri con difficoltà di apprendimento e altri del comportamento . In tutte ho incontrato genitori soddisfatti dell’ organizzazione per l’assegnazione dei compiti a casa e allo stesso altri insoddisfatti.
Ultimamente sull’argomento abbiamo sentito e risentito tante teorie e frasi fatte. Io vorrei far conoscere la mia di opinione, che si basa sulla realtà che ho conosciuto e che vivo quotidianamente .
Da insegnante non ho dubbi e spero fermamente passi LA SETTIMANA CORTA, soprattutto se strutturata come quella prevista per il nostro istituto . Un orario distribuito su cinque giorni, che permette agli alunni innanzitutto di STACCARE per due giorni dalla realtà scolastica. L’ orario del mattino verrebbe prolungato solamente di trenta minuti e ripeto di soli trenta minuti ! Mi rifiuto di pensare che questo breve tempo in più al mattino possa ledere al benessere degli alunni . Noi insegnanti, da sempre, siamo chiamati ad adattare la nostra didattica alle diverse dinamiche che si creano in classe e ai diversi tempi di attenzione e concentrazione dei nostri alunni. E come lo facciamo ora, non ci spaventa doverlo fare per mezz’ora in più ogni mattina.
I pomeriggi previsti sarebbero due, di cui uno COMPLETAMENTE facoltativo . Questo permetterebbe, a chi reputa questo tipo di orario troppo concentrato, di alleggerire ” il carico ” mentre , cosa che non è mai stata presa in considerazione nei vari dibattiti che ho sentito su questo tema , i bambini che non hanno la fortuna di poter aderire alle molteplici offerte extra scolastiche presenti sul nostro territorio avranno l’ opportunità di investire due dei loro pomeriggi in attività scolastiche.
Potranno, quindi, passare il loro tempo in una struttura protetta sotto il controllo degli adulti . Perché le nostre scuole sono luoghi sicuri e non strutture in cui gli alunni rischiano di subire atti di bullismo ! Le dinamiche relazionali tra i bambini portano inevitabilmente a liti, a volte anche a dispetti più o meno pesanti . Ma la supervisione dell’ adulto è costante e garantisce che il tutto non degeneri . Cosa invece che non possiamo controllare nei parchi giochi o nei cortili, dove molto spesso i bambini si ritrovano solo con i loro pari .
Da mamma non ho dubbi e spero fermamente PASSI LA SETTIMANA CORTA. Organizzazione oraria che rispetta il loro diritto all’ istruzione e, allo stesso tempo, il loro diritto di bambini ad iniziare per due mattine la giornata con i loro tempi e non con quelli di noi adulti . Inoltre, la settimana con un orario su cinque giorni permetterebbe a molti bambini di crescere ed arricchirsi, grazie a tante esperienze che vanno oltre le mura scolastiche, ma che molto spesso necessitano di due giorni .
Infine, la presenza di due pomeriggi, di cui uno ricordo a tutti essere completamente facoltativo, non comprometterebbe in alcun modo le scelte sportive e di altre attività extra scolastiche che hanno fatto molti bambini . Anzi, per alcune di esse avere il sabato libero non ci costringerebbe a far saltare loro alcuni giorni di scuola .
Alla riunione del 16 ottobre, organizzata dalla consulta dei genitori, alcuni partecipanti hanno proposto di chiedere anche agli alunni quale tipo di organizzazione oraria desidererebbero.
Da alunna mia figlia non ha dubbi spera fermamente passi LA SETTIMANA CORTA. Da quando lo scorso anno, in occasione del primo sondaggio rivolto alle famiglie , ne abbiamo parlato con lei, mia figlia non ha mai avuto nessun dubbio. Per lei la risposta è chiarissima! Gli unici suoi dubbi sono sul perché alcuni adulti si continuano ad opporre alla settimana corta. I bambini per fortuna non basano le loro decisioni su tante teorie, ma si limitano a scegliere ciò che li fa star bene. E mia figlia SCEGLIE LA SETTIMANA CORTA!
Cordialmente
Daniela Bampi
Sono un’insegnante della scuola primaria di Predazzo e mamma di 4 ragazzi, ormai usciti dal nostro Istituto Comprensivo. Lo scorso anno sono ripartita con un nuovo ciclo, con due classi prime di 22 e 23 alunni, dove insegno matematica e scienze.
I bambini fanno fatica a stare fermi nel banco per tanto tempo e allora spesso li faccio alzare e andiamo tutti in fila indiana a farci il giro dei lunghi corridoi della scuola, salendo e scendendo scale, oppure ci alziamo in piedi in classe e facciamo qualche gioco-esercizio di ginnastica tra i banchi. Ai bambini propongo spesso attività laboratoriali, lavorando in gruppo, a coppie, manipolando materiale concreto, intervenendo alla lavagna interattiva, secondo le nuove metodologie didattiche che favoriscono l’apprendimento attivo. Nonostante tutto questo, quando si avvicina mezzogiorno, c’è spesso qualche bambino che, stanco, mi chiede: “Maestra, ma quando si va a casa?”.
” Abbi pazienza…”, gli rispondo “…la scuola non è ancora finita”.
Io sono contraria alla settimana corta: costringere bambini di 5-10 anni a rimanere a scuola 5 ore di fila mi sembra una mancanza di rispetto verso i loro ritmi.
Se vogliamo essere sinceri, anche noi adulti facciamo fatica a stare seduti per tanto tempo, quando ci tocca seguire i corsi aggiornamento!
Io non ho esperienza diretta di scuola a settimana corta, allora ho chiesto una testimonianza alla maestra Renza Brendolise, che fino allo scorso anno prestava servizio nel nostro plesso di Predazzo, anche come fiduciaria. Della sua articolata mail che mi ha inviato, mi hanno colpito particolarmente queste frasi:
“Attualmente insegno alla primaria di Borgo, dove la settimana corta è in vigore da 8 anni. SICURAMENTE L’ULTIMA ORA DI LEZIONE (DALLE 12.05 ALLE 13.00) È LA PIÙ PESANTE, perche di fatto non sempre si riescono a fare materie leggere: gli insegnanti specialisti di tedesco, inglese, religione sono in servizio sulle 15 classi, perciò all’ultima ora mi trovo a fare matematica italiano e storia.
I bambini poco sopportano le ore del pomeriggio, che sono ore curricolari e che sicuramente non rendono come le ore svolte al mattino, anche se di sabato.
Spesso i bambini rispondono allo stress con comportamaenti molto più problematici.
Il rendimento scolastico è inferiore, perche tutto è concentrato.
Porterò sempre nel cuore la scuola di Predazzo”.
E’ chiaro che l’orario fino all’una riduce l’efficacia dell’intervento educativo e noi insegnanti rischiamo di ridurci a delle baby-sitter che devono tenere occupati dei bambini, ormai stanchi, purchè arrivino le 13.00.
Io a fine mese ricevo lo stesso stipendio, sia che insegni a settimana corta che a settimana su 6 giorni, quindi potrei evitare di preoccuparmi…Ma se a fine mese con la settimana corta l’apprendimento dei miei alunni avrà subìto una perdita, è una scelta saggia votarla?
Elena Morandini
Insegno alle scuole medie da 10 anni e sto sperimentando la settimana corta da 3 anni; in questo intervento mi rivolgo soprattutto a chi ha figli alle medie, l’ordine di scuola nella quale insegno.
La mia esperienza di settimana corta è che si tratti di una modalità sfiancante per noi e per i ragazzi. Forse alla scuola primaria è accettabile ma alle medie assolutamente no: due giorni con 9 ore di lezione non sono sostenibili neanche per un adulto e non resta tempo per studiare autonomamente.
Il risultato è che il livello della capacità di studiare e di apprendere sta calando drasticamente. Non mi si parli di “attività più leggere e laboratoriali” perché le pratico costantemente. Vorrei far presente che le 5° e le 6° ore (quelle che ora vengono giudicate pesanti e poco produttive) restano, ma vi si aggiungono 6 ore al pomeriggio.
Se si calcolano le 6 ore pomeridiane (in cui non tutte le classi potranno fare ginnastica musica e disegno…ricordatelo!!! Attualmente la mia seconda il pomeriggio fa: 1 ora storia, 1 geografia, 2 italiano, 1 tecnologia, 1 matematica) e la 6° ora per 5 giorni arriviamo a totale di almeno 11 ore in cui si sa già che si combina la metà (se non di meno) di quello che si fa in un’ora del resto della mattinata.
A ciò si aggiunge il fatto che per il 90% degli alunni la scuola finisce alle 13.10 del venerdì; che il lunedì c’è catechesi e sci; che il mercoledì pure c’è sci e musica etc. I compiti diminuiscono per forza di cose e pure lo studio individuale (che in virtù di un sereno percorso alle superiori va allenato già alle medie). Tenete inoltre presente che una giornata di 9 ore si traduce in 9 materie da preparare il giorno prima/nei giorni prima.
Ai genitori chiedo che esperienza hanno dell’ultimo corso che sono stati chiamati a fare e come si sono sentiti al termine delle 8 ore di corso, perché i vostri figli si troveranno ad affrontare quelle stesse ore magari con una verifica nel corso della giornata.
Inoltre le medie di Predazzo hanno sperimentato per 10 anni la settimana corta per poi tornare a quella lunga, dopo aver valutato la valenza pedagogica e didattica di questa modalità, ci sarà un motivo o no?
Poi sono scelte eh!
Silvia Vinante
Settimana corta o 6 giorni. Come sempre non è tanto il cosa ma il come a fare la differenza.
La settimana corta proposta per le scuole elementari e medie di Predazzo Ziano e Tesero non corrisponderebbe infatti al tempo pieno presente in altre realtà. Niente attività sportive o ricreative o tempi dedicati ai compiti tanto da garantire che il tempo a casa possa poi realmente essere libero.
Nelle nostre scuole la settimana corta, (insegnanti di primaria e secondaria l’hanno ribadito più volte) richiederebbe comunque lo svolgimento dei compiti a casa sia durante la settimana sia nel week end. Detto questo mi viene da pensare che quel “tempo famiglia” che in molti auspicavano di guadagnare con la mattina del sabato abbia ben poche possibilità di concretizzarsi.
Facilmente concretizzabile invece sarebbe la perdita di un “tempo famiglia” di cui attualmente la maggior parte di noi può invece ancora godere,quella del pranzo ad esempio,e non solo durante i giorni in cui ci si dovrebbe appoggiare alla mensa. Con la settimana corta la fine delle lezioni della primaria si sposta in avanti di un’altra mezz’ora.
Per chi è legato ai trasporti equivale all’arrivo a casa dei propri figli un’ora dopo rispetto all’orario attuale, in un ora in cui buona parte dei genitori deve rientrare al lavoro. E allora addio anche al pranzo in famiglia. Poco male, dirà qualcuno, nella maggior parte delle città italiane questo già accade da tempo.
A maggior ragione dico io! Abitiamo in una valle in cui a parità di tasse veniamo privati dei più comuni servizi come ospedale e pediatra, dove per un istruzione universitaria dobbiamo obbligatoriamente calcolare spese di vitto e alloggio lontano da casa e si potrebbe andare avanti ancora per molto… Ma abbiamo dei vantaggi,certo. Chi si trasferisce qui dalle città si innamora immediatamente della dimensione umana e familiare dei nostri paesi, dei tempi rallentati,della semplicità dei rapporti.
E allora per quale motivo dovremmo rinunciarci? Questa dimensione umana è fatta di tanti piccoli momenti in cui le famiglie ancora riescono a riunirsi, a dialogare,ad ascoltare i propri figli dedicando loro l’attenzione di cui hanno bisogno. Una dimensione fatta di tempi “rallentati” rispetto a quelli che scandiscono la vita di altre realtà. Che senso ha allora “copiare” e pure male, un modello scolastico dal quale nessuno, né studenti né famiglie otterrebbero alcun vantaggio? Ancor più significativo è ciò che pressoché all’unanimità è stato ribadito durante la consulta: i tempi di apprendimento.
Dallo psicologo alla logopedista senza dimenticare buona parte degli insegnanti intervenuti hanno ribadito la necessità di alunni e studenti di un tempo in cui “fissare” ciò che è stato insegnato a scuola. Un tempo in cui la mente lascia “sedimentare” per poi poter ricordare. Cosa particolarmente difficile se uno studente si trova ad avere una settimana scolastica compattata in 5 giorni con giornate di 8/9 ore (magari con successivi compiti a casa).
Tra le testimonianze della consulta vi invito ad ascoltare la lettura della lettera inviata dal professor Giampiero Sigona, impossibilitato ad intervenire personalmente, (minuto 46:30) che in modo chiaro e diretto spiega perché “noi adulti non abbiamo il diritto di rendere le loro giornate sempre più simili alle nostre”.
Sono sotto gli occhi di tutti gli effetti negativi di un sistema che ci spinge a fare sempre più cose nel minor tempo possibile in nome di una produttività che non porta benefici ma crea solo alienati. Questo “sistema” è fatto di tante piccole e grandi scelte che ognuno di noi quotidianamente può e deve fare.
Una scelta che consideri innanzitutto la salute e la serenità dei nostri figli non cambierà l’intera società ma potrà sicuramente contribuire a formare persone appagati ed equilibrate. Vi pare poco?
Leonilde Sommavilla mamma di una bambina di terza elementare e di una ragazza di prima media di Predazzo
Buonasera,
sono Giampiero Sigona, docente di Lettere presso la Scuola Media di Bezzecca e sono stato gentilmente contattato da un gruppo di genitori per esprimere un parere sul tema “settimana corta”,“settimana lunga”.
Ho insegnato per 8 anni tra la valli di Fiemme e Fassa, per cui conosco bene le motivazioni che molte famiglie adducono a sostegno di un tempo scuola che lasci libera la giornata del sabato.
Durante la mia esperienza di insegnamento ho potuto fare un confronto tra i due tipi di orario e mi limiterò ad analizzare la situazione dal punto di vista strettamente didattico. Vi invito per un attimo a staccarvi dalla logica degli impegni familiari e sportivi, per seguire meglio il mio ragionamento. D’altronde siamo tutti concordi che la scelta di un tempo-scuola anziché di un altro deve rispondere al meglio alle esigenze educative e culturali dei nostri figli/studenti.
La frequenza quotidiana dei miei giovani alunni mi insegna che ci sono ragazzi che capiscono al volo i concetti che cerco di trasmettere loro e altri che invece hanno bisogno di tempi più lunghi: è necessario che io glieli spieghi più volte, magari riformulando il pensiero con parole diverse, oppure che ricorra ad altri tipi di stimoli sensoriali, usando video, immagini e quant’altro li aiuti a capire e memorizzare.
Ho notato che questa seconda categoria di ragazzi è più penalizzata quando si concentra l’orario scolastico in 5 giorni. Non hanno materialmente il tempo di “riflettere” sulle attività didattiche. Quando uso il verbo “riflettere” intendo quel meccanismo di assorbimento, di metabolizzazione dei contenuti scolastici, che rende possibile e duraturo un apprendimento.
Quante volte capita anche a noi adulti di dimenticare quanto il giorno prima pensavamo di aver capito e memorizzato, specialmente dopo che abbiamo trascorso una giornata intensa? Ecco, ai ragazzi più deboli capita qualcosa del genere quando si sentono bombardati dalle mille informazioni recepite in una giornata scolastica.
E’ necessario che loro – ma più in generale tutti gli studenti – abbiano del tempo per “digerire” il sapere. Non mi riferisco solamente alle ore pomeridiane di studio a casa! Si può assorbire il sapere anche in altri momenti della giornata, quando ci si svaga o si pratica sport. L’ingrediente base sta nella serenità con si conduce qualsiasi attività giornaliera, e la serenità spesso è dettata dai ritmi della nostra giornata.
Penso che noi adulti abbiamo il dovere di non imporre i nostri ritmi ai nostri figli. E’ vero che lavoriamo tutto il giorno fino a 10-12 ore e nel fine settimana ci piacerebbe trascorrere il tempo libero con loro, ma non abbiamo il diritto di rendere le loro giornate sempre più simili alle nostre. A mio parere, è questo il vero problema della questione: i tempi cognitivi di un ragazzo dell’età 11-14 anni non sono corrispondenti ai ritmi della nostra società, che obbedisce sempre di più alla logica economica del “produrre”.
In conclusione, la questione del tempo-scuola si traduce in una scelta ben più importante: quale strategia educativa e didattica vogliamo intraprendere? Quale stile di vita vogliamo trasmettere ai ragazzi? A volte chi va troppo veloce, si lascia dietro delle cose importanti e non recuperabili nel futuro…
Un’ultima osservazione. Spesso si sente dire che all’estero l’orario è spalmato su 5 giorni e i ragazzi rimangono tutto il giorno a scuola, con risultati scolastici soddisfacenti. A chi lo afferma verrebbe da rispondere che la scuola italiana non è come quella tedesca o di qualsiasi altro stato europeo. In Italia non abbiamo materialmente i mezzi per rendere più leggeri i pomeriggi a scuola, con la conseguenza che è impossibile concentrare le discipline laboratoriali o che richiedono meno impegno cognitivo nelle ultime ore quando i ragazzi sono ormai stanchi.
Si finisce, pertanto, a dover fare matematica o storia in ottava o nona ora. E nemmeno l’insegnante può lasciare che queste ore assumano un taglio più “ludico”: ne uscirebbe svilita la materia che insegna, il senso stesso dello stare a scuola, con ricadute pesantissime sul ruolo sociale dell’intero sistema di istruzione.
Vi ringrazio per la fiducia e l’attenzione concessami.
Cordialmente, Giampiero Sigona
UN GRUPPO DI INSEGNANTI PER UNA SETTIMANA SU 6 GIORNI ALLA SCUOLA MEDIA
Per più di dieci anni alcuni docenti della Scuola Media di Predazzo (alcuni di noi anche genitori) hanno sperimentato la settimana corta su 5 giorni.
In un’ottica di prova tecnica di autonomia, il progetto “Le opzioni e i tempi in un curricolo flessibile”, sostenuto dall’Iprase, era nato con grande entusiasmo e con grande condivisione da parte dei docenti nell’anno scolastico 1997/98.
Nel 2009/10 ci si è visti obbligati a tornare al tempo scuola su 6 giorni sia per la richiesta di molte famiglie che vedevano in un tempo scuola così organizzato un affaticamento eccessivo per i loro figli, sia a causa di numerose motivazioni pedagogico-didattiche, oltre che organizzative, sostenute dai docenti.
Nella fase sperimentale iniziale, l’esperienza era risultata molto positiva:
- si poteva contare su un numero di insegnanti che permetteva di lavorare per classi aperte, piccoli gruppi e su progetti;
parte delle ore di lezione erano basate su opzioni obbligatorie, ma orientative in vista della scelta della scuola superiore.
Con il passare degli anni e soprattutto a causa dei tagli sull’organico tutto ciò non è più stato possibile.
Le lezioni pomeridiane erano diventate normali ore di lezione in un rapporto 1 insegnante – 20-26 alunni. Nel frattempo i piani di studio sono stati modificati e anche la ripartizione del monte orario per le varie discipline.
Le motivazioni del ritorno ai 6 giorni sono state quindi:
- di tipo organizzativo, legate all’impossibilità di costruire un orario flessibile basato su laboratori, classi aperte, codocenze, a causa di una costante riduzione del personale docente in organico. Situazione che tutt’ora permane e non consente di lavorare con piccoli gruppi, ma solo con gruppi classe al completo.
- di tipo didattico-pedagogico, legate ai ritmi di apprendimento e di attenzione sempre più labili dei nostri ragazzi.
Oggi la situazione non è diversa e i nostri alunni si troverebbero a gestire e ad affrontare 9 ore di lezione curricolare al giorno. Ore di lezione che al pomeriggio non possono contemplare solo le educazioni, che peraltro è falso credere siano ”più leggere”, ma inevitabilmente anche materie di studio.
Un impegno così gravoso andrebbe certamente a scapito della qualità dell’apprendimento e della serenità dei ragazzi ai quali verrebbe chiesto un carico di lavoro giornaliero eccessivo.
Alla luce delle osservazioni fatte da alcuni genitori, sulla necessità da parte del corpo docente di modificare la didattica in termini innovativi e accattivanti, ci teniamo a sottolineare che già nelle ore del mattino questo sta avvenendo. La lezione frontale è una modalità che può essere utilizzata per tempi molto brevi e alla quale sono necessariamente già state affiancate varie attività alternative, che si avvalgono anche delle nuove tecnologie .
Teniamo presente che noi stiamo parlando di settimana corta e non di tempo pieno, quindi i nostri ragazzi nelle ore di permanenza a scuola al pomeriggio non faranno i compiti e nemmeno attività alternative, ricreative o sportive.
Tornati a casa dovranno svolgere compiti, seppur ridotti, o dover studiare per il giorno seguente.
La Scuola Media richiede ai ragazzi di imparare a studiare e di dotarsi di un metodo di studio in vista della scuola superiore. Quindi se 2/3 pomeriggi saranno occupati dalle lezioni, i ragazzi dovranno pianificare lo studio sugli altri pomeriggi, se non impegnati da sport, musica, catechesi, oppure sul sabato.
Non va infatti dimenticato che il nostro territorio è ricco di enti culturali e società sportive, che promuovono diversificate attività extrascolastiche alle quali i nostri ragazzi aderiscono e che sono sicuramente altrettanto importanti.
Oltre a ciò, il tempo libero non strutturato e lo stare all’aria aperta ha anch’esso una valenza educativo e formativa di rilievo, soprattutto nelle nostre valli dove è ancora possibile.
La situazione che verrebbe a prospettarsi oggi, con il ritorno alla settimana corta, sarebbe la stessa situazione critica dell’ultimo periodo della sperimentazione: due pomeriggi obbligatori con 3 ore curricolari di lezione. I ragazzi in queste due giornate arriverebbero a fare 9 ore di lezione totali. A ciò si aggiungerebbe un terzo pomeriggio opzionale facoltativo.
L’esperienza maturata negli anni in cui la Scuola Media di Predazzo è stata una ”scuola pilota”, le riflessioni e le motivazioni che hanno portato noi docenti a ritornare sui 6 giorni crediamo siano un aspetto importante da tenere in considerazione.
Noi siamo fermamente convinti che la scuola non debba diventare un parcheggio, ma debba rimanere un ambiente speciale di crescita, di formazione e confronto fra pari, mantenendo il ruolo centrale di agenzia educativa.
Un gruppo di insegnanti della Scuola Media di Predazzo:
Antonio Carbonara, Giuseppe Del Vecchio, Antonella Giorio, Francesca Guadagnini, Mariangela Losciale, Lucia Roberto, Piera Scalet, Antonietta Soccio, Giulio Varesco, Silvana Varesco
Possiamo essere soddisfatti, Tutti assieme, senza dover sperare nella sconfitta degli “Altri”!
Senza voler ribadire evidenze incontrate centinaia di volte dentro e fuori dalle classi e descritte nel link a seguire (è un testo lunghino, ma non mi è possibile semplificare l’argomento proprio perché i nostri figli meritano un tempo adatto, anche per permettere ai genitori di documentarsi percependo anche le implicazioni presenti e future di una scelta fondamentale http://www.predazzoblog.it/scuola-la-settimana-corta-e-lillusione-del-tempo-libero-per-e-con-i-figli/ )…
…mi soffermo invece su tre aspetti che, dopo aver ricevuto la “Lettera sull’indagine conoscitiva sulle esigenze delle famiglie relative al tempo scuola” continuano, a mio avviso, a passare in secondo piano :
1) Il passaggio ai 5 giorni, per quanto possibile, NON È GIÀ DECISO, NON È OBBLIGATORIO e NON LO SARÀ NEGLI ANNI A VENIRE.
2) È assolutamente possibile, partendo dai suggerimenti dei genitori, SCEGLIERE FORMULE SU 5 o 6 GIORNI PER OGNI PLESSO (o per ogni classe)
3) Essere genitori, oltre ad un privilegio e ad un piacere, è un vero e proprio “mestiere” più importante dell’insegnante, dell’allenatore, dell’animatore, dei nonni e dell’eventuale catechista messi assieme e… domanda tempo, ogni giorno.
1) Già nel primo sondaggio mi ero lasciato ingannare dalla formulazione e, pur avendo scelto i 6 giorni, mi era parso inevitabile quella che, per le ragioni specificate nel link e nell’ottimo dibattito svolto a Tesero (http://www.predazzoblog.it/grande-partecipazione-alla-serata-sul-tempo-scuola-di-tesero/), considero un’involuzione pedagogica e un’inutile sperimentazione calata dall’alto, simile ad altre scelte a mio avviso sciagurate come la sanità.
Non ho vocazioni da “tuttologo”, ma a questi due temi ho consacrato il tempo necessario sia per la ricerca sia per proporre soluzioni percorribili e ciò mi porta a specificare meglio il punto 2.
2) Il plesso di Cavalese è sui 6 giorni, mentre Masi si è organizzato sui 5 giorni. A Cembra, nel momento della scelta 2 classi hanno scelto di rimanere sui 6 giorni, nonostante il parere del Collegio docenti e del consiglio d’istituto che hanno optato, per il resto dell’Istituto, sui 5 giorni. A Cles hanno accettato, come previsto dalla normativa, che una sola classe rimanga organizzata sui 6 giorni a fronte di altre passate a 5.
Questi sono esempi concreti che dimostrano che NON sarà necessario uniformarsi ad un unica scelta e questo dovrebbe stemperare non poco le posizioni assolutistiche riapparse anche negli ultimi giorni.
È innegabile che, in un primo tempo, Il Presidente Ugo Rossi (con competenza sull’istruzione) abbia spinto non poco per veder applicato CLIL e settimana di 5 giorni per poi tornare ad una lettura più imparziale e possibilista della normativa.
È auspicabile quindi che, ben al di là delle varie convinzioni, si torni a tutelare la scelta delle varie classi, nei vari plessi, senza imporre nulla di forzato e ritrovando quel rispetto verso le persone che, voglio crederlo, è ben più forte nella nostra educazione e nel nostre Essere Valligiani di quanto scritto con rabbia e intolleranza sui social network e non solo. ben al di là delle varie convinzioni, spero che si torni a tutelare la scelta delle varie classi, nei vari plessi, senza imporre nulla di forzato e ritrovando quel rispetto verso le persone che, voglio crederlo, è ben più forte nella nostra educazione e nel nostro Essere Valligiani di quanto scritto con rabbia e intolleranza sui social network e non solo.
Lasciamo vivere le nostre diverse scelte tenendo presente che “i nostri figli imparano di più da come agiamo, rispetto a quanto imparano da ciò che diciamo”.
(vedi http://www.predazzoblog.it/grazie-scuola-grazie-istituto-comprensivo-di-predazzo-tesero-panchia-ziano/)
3) Nel mio lavoro di formAttore in molte città e campagne in Francia, Svizzera e Italia ho dovuto abbandonare progressivamente la speranza di poter interagire con la maggior parte dei genitori perché, a differenza delle altre figure educative, se sono i genitori a non dedicare un tempo giornaliero di qualità non sarà solo il figlio o la figlia a perdere un punto di riferimento essenziale, ma anche i genitori stessi che rischiamo così di non conoscere abbastanza i propri figli da poterli sostenere nei momenti salienti della loro evoluzione.
La scelta di tornare a Predazzo con la famiglia è stata dettata principalmente dalla qualità della vita, dalla solidarietà possibile ancora fra la gente, dall’Autonomia reale che ha fatto la nostra storia di “Comunità Magnifica” e… dal ritmo scolastico sui 6 giorni :-).
Adattare il ritmo degli adulti a quello dei figli è come coltivare un orto, vorremmo veder crescere tutto subito, ma il buon raccolto è il frutto dell’attenzione quotidiana, senza cedere alla tentazione di saltare una stagione.
Cordialmente,
Alessandro Arici
Cari genitori,
siamo venuti a conoscenza che nel Vostro Istituto Scolastico presto ci sarà una consultazione per decidere se articolare la settimana scolastica su 6 o 5 giorni, inserendo al posto del sabato due pomeriggi obbligatori fino alle 17.00.
Tutti possono comprendere ciò che questo significhi per tutte quelle attività che vengono svolte in orario pomeridiano: incontri di catechismo, corsi di sci, di danza, allenamenti di hockey e pattinaggio, lezioni di musica, tutte quelle attività, insomma, che da sempre vengono svolte, per ovvie ragioni, in orario pomeridiano.
Naturalmente noi parliamo principalmente per la Scuola di Musica, anche sull’esperienza in Val di Fassa, dove da alcuni anni è attiva la settimana corta.
Ci sarebbero davvero grosse difficoltà nello stendere l’orario settimanale delle lezioni in quanto i ragazzi avrebbero 2 pomeriggi occupati (sarebbe improponibile farli venire alla Scuola di Musica dopo essere già stati in classe, a scuola, per tante ore).
Si potrebbero concentrare tutte le lezioni nei giorni “liberi”, ma sicuramente gli orari si accavallerebbero con quelli di altre iniziative (catechesi, attività sportive ecc..), creando una “guerra tra poveri” nell’accaparramento del tempo libero dei ragazzi. Si potrebbe sfruttare la giornata del sabato, ma sappiamo come questa sia particolarmente caotica durante la stagione invernale (traffico molto sostenuto e aumento del carico di lavoro per le tante famiglie che lavorano nel settore turistico).
Senza contare poi che in tanti approfitteranno del fine settimana libero per dedicarlo ad attività ricreative quali gite, andare a sciare, partite di calcio, ecc. piuttosto che per mandare il proprio figlio ancora una volta a scuola.
Risultato: ragazzi che non parteciperanno affatto o solo in misura minima ad “altre attività” al di fuori di quelle promosse dalla scuola stessa. Sarebbe un vero peccato, visto che tutti gli esperti si dicono concordi rispetto agli aspetti positivi dello far svolgere a bambini e ragazzi attività che concorrano in modo positivo alla loro crescita.
Con questa lettera non intendiamo “ostacolare” la volontà delle famiglie, ma ci sembrava giusto informarvi per tempo della nostra situazione, ponendovi in condizione di poter guidare meglio e con cognizione di causa le vostre scelte.
Grazie per l’attenzione.
Il Direttore
(Ezio Vinante)
Chi desiderasse intervenire con la propria lettera o testimonianza diretta lo può fare inviando lo scritto a info@valledifiemme.it
Le lettere saranno pubblicate in questo articolo in ordine di arrivo. Non verranno pubblicati testi anonimi.
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