Ai familiari in lutto porgiamo sentite condoglianze
Finite le scuole prende lavoro come pastore e poi “Scoton” nella Malga de “Iscia”sempre col malgrado Gino Croce “Regol” anni 1936-37-38.
Poi del 1940 al 1943 lavoro come boscaiolo quasi sempre a raccogliere legna per i fabbisogni della locale Caserma della Guardia di Finanza a quei tempi tanto per il riscaldamento che per le cucine che andavano a legna.
E così arriva quello che mi aspettavo, richiamato il 19/4/1943 a Padova in fanteria.
Mi danno una divisa che era riciclata e un paio di scarpe (solo di nome: dopo una settimana perdevo le suole e ho dovuto arrangiarmi con del fil di ferro.
Faccio un po’ di tiri al poligono con un fucile 91 con un otturatore usurato: era quasi impossibile centrare la sagoma, e da notare che sul muro centrale della caserma in parole cubitali c’era la scritta “Vincere e Vinceremo”.
Si arriva al 25 Luglio e cade Mussolini. Il peggio è l’8 Settembre (Rebalton) d’ora in poi comandarono i Tedeschi ci disarmano diventa una montagna di fucili e armamenti vari, per loro erano sorpassati calcolati ferri vecchi in confronto ai loro. Ci rastrellano e da Padova partiamo per la Germania, era il 10 Settembre con una tradotta vagoni scoperti con le sponde alte 70 cm. Ogni 2 vagoni uno di sorveglianza con mitragliatrice. Arriviamo a Verona si rallenta e uno dei prigionieri salta dal vagone e tenta la fuga. I Tedeschi spararono… in quel mentre sulla traiettoria passava una anziana con una bambina e purtroppo venne uccisa. Là ci danno un poco di pane duro e con la muffa immangiabile. Partiamo e si fa una piccola sosta a Ora: là c’era fermo su un binario un vagone chiuso e le persone dai finestrini imploravano da bere e da mangiare, erano Bersaglieri, diretti in Germania e noi non potevamo aiutarli.
Si parte da Ora e dopo 4 giorni si arriva a destinazione Hannover in Sassonia senza mangiare, eravamo sfiniti. Noi ci calcolavano “prigionieri-lavoratori” o, dico io, quasi schiavi. Ci mettono in baracche con letti a tre piani e dormire sulle assi, più tardi ci dettero una coperta, sempre affamati, in compenso pieni di pidocchi.
Mi ricordo ancora le più “belle” parole che ci dicevano “Taglianschi Werflucht” = Maledetto o Scwainroine =Porcheria ed era meglio stare zitti. Poi ci misero in una ex scuola vicino alla Stazione. La notte ci fu un grosso bombardamento con bombe incendiare veramente micidiali. Ci si salvò per miracolo , sembrava la fine del mondo. Nei sottopassaggi e sotto i ponti della Ferrovia vi erano donne con bambini e vecchi, molti sfollati. Noi che dovevamo sgomberare le macerie ne abbiamo viste di situazioni raccapriccianti. Qui hanno calcolato circa 2000 morti e in tutta Hannover e circondario sui 3000 oltre tutti i feriti. Fatti e visioni da non credere. Un giorno ci mandarono in Edelstrasse a traslocare un grande palazzo dal 4° piano un grosso pianoforte, una faticaccia deboli come eravamo. Poi in Helmastrasse in una fabbrica di fili elettrici la “Hachentall” ad aiutare come manovali per i muratori, spostamenti di ore, e sempre affamati. Un giorno con i prigionieri Russi a scaricare alimentari, che si presero uno scatolone di uva passa. A noi un giorno diedero una porzione di budino, ci sembrava di sognare. Una notte bombardarono la scuola e rimase ferito un Trentino, eravamo sempre in pericolo. Si sgomberava macerie con tutto quello che si trovava… anche molte vittime , nelle adiacenze vi era una fabbrica di carri armati. Ci spostarono in un “Laugher Furer” ogni tanto si spigolava qualche patata e erbe commestibili, tutto era buono. Noi si prendeva un quadro di pane di 2 kg al giorno da dividere in 9 prigionieri e ogni tanto un dado di Margarina. Poi cambiarono e diedero un pezzo da 1 kg ciascuno ogni 5 giorni, e dire che erano Kilogrammi molto scarsi, ricordo che il primo chilo che presi lo divorai e gli altri quattro giorni tirai cinghia tanto ero usato. Vi fu una storia che ci colpì molto. Vi era la baracca della prigioniere Italiane, una di queste ebbe una storia con un internato Francese che le promise di sposarla a fine guerra, in tempi migliori. La ragazza ebbe un figlio maschio. Il Francese sparì e questa poverina consegnò il bimbo ad una coppia di Tedeschi e in cambio le diedero 180 pacchetti di sigarette.
A pensarci adesso non vi era da farle una colpa nella situazione che si era, le si era recato un gran dolore come madre, ma come tale avrà pensato all’avvenire del figlio.
Noi eravamo in un Buncher poco profondo, serviva per riparasi delle schegge, chiamati Paraschegge. Confinanti avevamo le baracche dei Cecoslovacchi, ci cambiarono di buncher. Di questi ce ne erano diversi, ci avevo lavorato anche io alla costruzione. Quella notte, come del resto tutte,un grosso bombardamento distrusse completamente quel Buncher Paraschegge che fino al giorno prima era nostro. Si estrassero ben 58 corpi irriconoscibili e più di una 15° di feriti tutti Cecoslovacchi.
Questo ci colpì molto, fino a ieri era il nostro paraschegge, potevamo essere noi al posto loro. Molto si lavorava sulla ferrovia, la bombardavano spesso con le cosidette “Luft Mine”che attorcigliavano le rotaie. C’erano i pezzi di ricambio già confezionati lunghi 10 metri con le due rotaie e i “Sveleri” = le traversine incorporate, in 8 per parte con dei ganci fatti apposta per questo lavoro.
Un giorno andammo in due da un contadino a scaricare due grosse caldaie piene di patate semicotte, dovevamo gettarle in un grosso buco cementato e con dei grossi bastoni schiacciarle e guai a volerne mangiare altrimenti erano botte (immaginarsi con la fame che avevamo) e da dire che queste patate erano per i maiali. Verso mezzogiorno finimmo di schiacciare ci portarono una carta con dentro un po’ di sale e così ci dissero che potevamo mangiare un po’ di quella poltiglia. Almeno quel giorno abbiamo mangiato un poco di più. Un giorno abbiamo dovuto sgomberare le macerie di una fabbrica appena bombardata , produceva farinacei, gallette , biscotti ecc…. assieme ai calcinacci si trovava qualche cosa da mettere sotto i denti. Là mi nascosi qualche cosa per il giorno dopo. Nella notte ci furono altri bombardamenti, l’indomani era cambiato paesaggio e addio gallette.
Il 9 di aprile del 1945 passano davanti al Lagher gli Americani diretti più a Nord con decine di Carri Armati, ci dicono di non uscire fino al giorno dopo. Mi ricordo che verso sera si presentano 2 militari americani di pelle nera, i due giganti cercano donne, niente e se ne vanno.
Il giorno 10 usciamo e andiamo in un grande, enorme magazzino, ormai tutto allo sbando. Recuperiamo un quarto di materiale: uova, zucchero e ben 25 kg di burro, margarina portammo il tutto nel Lagher. Uno di noi che era un cuoco di Trento ci fece una discreta cena, eravamo almeno una quarantina. Oltretutto non bisognava mangiare molto, il nostro corpo non era più abituato, diciamo che era un po’ atrofizzato. Molti ci rimisero la vita per aver mangiato molto ( il che era facile esagerare con tutta la fame arretrata).
In questo magazzino mi vesto con un “Toni” nuovo Francese, ce ne erano a montagne e molti giacconi Russi con stampato sulla schiena S. V. Sovietica. Union.
Ormai eravamo liberi, però dovevamo rimanere sempre nei Lagher sotto amministrazione Interalleata – Americani – Inglesi – Francesi, questo per circa 3 mesi però adesso almeno potevamo mangiare meglio. Una compagnia di prigionieri Russi andarono in una fattoria di tedeschi presero una manza dalla stalla e la macellarono sul posto con il contadino che osservava la scena in silenzio.
Nel periodo di amministrazione Americana dopo il 9 di Aprile venne stampato un giornalino in Lingua Italiana con notizie e una lunga filastrocca tutta in dialetto che descrive la povera e dura vita e le sofferenze dei prigionieri. Il titolo era “Pico e Pala”e questo Angelo lo conserva ancora e lo tiene come fosse Oro.
Qui riporto la trascrizione fatta dallo stesso Angelo.
Parto da Brunswick sempre in Sassonia il giorno 20 Luglio il 23 arrivo Bolzano, a Ora non si ferma e fecero uno strappo alla regola rallentarono quasi fermi così saltai con una specie di zaino e vestito con il “Toni Francese”. Assieme a me un altro mio paesano el Carletto Dezulian “Guerina”. Quella notte si dorme in Stazione di Ora.
E il 24 Luglio rientro a Predazzo e con mia grande contentezza ritrovo mio fratello Nicolino rientrato dalla prigionia, il 5 di Luglio lui era nella zona di Amburgo, altra zone semidistrutta.
Questa è la storia raccontata dalla viva voce di Guadagnini Angelo “Cimech” classe 1922, che augura che non ci siano più guerre con orrori e lutti che non si possano cancellare.
Grazie Angelo per tutti i ricordi, che così si è potuto scrivere queste poche righe alla buona affinché i ricordi non vadano persi.
Questo il giornalino stampato nel Lagher, traduzione dell’Angelo:
PICO E PALA
Comp chuchill dal giornale degli ex internati autorizzazione dei militari Governement con foglio uno in data 21 giugno 1945 Lehrte 8 luglio 1945
RIDERE O PIANGERE? (KG)
Quasi do ani de penitensa
Quasi do ani col pianto sui oci
Vò da la pansa, vo a cardenza
Solo ghe gera pulci e poci
Che scorazzava sul leto e la pele
Che te ciuciava par fin le budele
Nianca i porci del me paese
Magniava mai si poco e si mal
Xe sta cussi che dopo un mese
Tutti gaeva la spina dorsal
Che se tocava, pansa col culo
Par le fadighe a dorso de mul
Finio el laoro tornava in baraca
Morto, stufo cargo de bote
Con ne la gambe el trebor de la fiaca
E nella pansa quattro carote
Mentre la testa girava girava
Budelle de sotto le cigolava
Doman la riscio o la va o la spacca
Marco visita par anemia
Se la va ben, resto in braracca
Se la va mal.. me salvi maria
Te varda a distanza il dotor
Sokait
E dis. Pas mal auf, du heute
Arbeit
E ti coi to osi quasi a remengo
Col to fardelo pien de pelagra con in scarsela neanca en marengo
Te campi te sta vita semper più magra
Coa piova la neva e l’acqua
Sui piei terivi
Al lavoro. Basoglio su zu spat
Onto bisonto, le braghe a brandei
Roto de sora roto de soto
Con le mudande senza fondei
Dove ven fora persin el fagoto
Bustina polacca capoto francese le braghe xe russe camisa olandese
E dentro la pansa da… patatina
Rape e brodaglia de acqua e spianssi
Un concentrato del deutsch vitamina
Un morir de miseria su un mondo de strase
Solo na roba se ciara e go vista
Na fame de marca fasista
Fra tanto la rapubblica sigava vinceremo
Gaverè pachi, naftalina e ogni beneficio
E noi a tribolalar sul tristo eremo
A magnar par condio con
Dentifricio e invocar almanco de bon
Un po de “Mon” la legge del komm komm
La vita al Lager l’è en paradiso
Trombazava sircana dal giornale
La vita ze alegra a pasta e riso
E na sequenza de si fate bale
I so morti cani el so parlar restio
Ze el paradiso
Ze quel me torno in drio
I ai e batui su streto spazio
Ignorai senza fama e sanza orgoglio
Parfin al ceso te pagavi el tasio
Perché te gheri la truppe badoglio
E ancora pugnoi e botte coi bastoni
L’insulto eterno:” Komm her Makkaroni”
Quanti sofriti go visto e cerca
De segola bisnuto e papina
De rospi spighete e gato scotà
Kartoffeln con lucido e saponina
Minestre de ortiche onti e pastroci
Tutto un confuso de rape e peoci
Mapparcarità ricordar no starne
Che ne torna ancor la tremarea
Del suoanare penoso9 de la larne
Provocator de fifa e de diarea
Che avea crea de paca un nuovo sport
Le corse a sganci brevi su l’abort
Passada la burasca del momento
Palido insegnamento strafatto
Dalla furia del gran bombardamento
A tocar s’eri morto e putrefatto
A tocar pian se te gavevi le piaghe e se sol gghhe avevi fata te braghe
Po sol a cercar l’amigo questo e quello
Sentir se al Lager tutte gera intatto
Farghe ai peoci e sinisi l’apello
Controlar se te aveva frega el tabac
Se na bomba al nitrato de tempesta
Al Komandant colpi gavea in testa
Ma il giorno dop gera n’a fragada
La cusina de colpo se fermava:” Kein Wasser, Was? Kein brot e marmelada”
Sa parfin el ceso se ingorgava
Allora i cricchi te mandava in ferie con pico e pala a rincorar macerie
Ma xe finio… xe torna la luce
Pase fasioi, spagheti e libertà
Mentre i nostri a milan i pica el duce
El fuhrer a berlino xe crepà
E il tedesco beco bastonà
E straco sniccia el talian
Che co le so mule el fa
T….Ko- t…..Ko Cebo
Ricerca: Beppino Bosin Mandolin Susana
Traduzione: Chantal Alaimo
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