Val di Fiemme, ecco i 21 candidati della Comunità di Valle

Da il 24 settembre 2009

trentino49 Val di Fiemme, ecco i 21 candidati della Comunità di ValleVALLE DI FIEMME – La nuova Comunità di valle sta per nascere, ma già si avvertono le prime crepe. Si terranno il 25 ottobre in valle di Fiemme le elezioni per la prima assemblea. Elezioni in forma indiretta, con i candidati eletti da parte dei consigli comunali e con la clamorosa estromissione della popolazione da ogni scelta. Si procede dunque all’interno delle stanze dei palazzi del potere, ma c’è un altro aspetto che sta emergendo in questi giorni e che sta nuovamente e clamorosamente dividendo la valle. Alle elezioni (sono da eleggere 22 consiglieri, ai quali si aggiungono gli undici sindaci di diritto, per un totale di 33) sarà presentata una sola lista, praticamente blindata, con ventuno candidati (due per ciascun paese, uno della maggioranza e uno della minoranza, tranne Predazzo che, per protesta della giunta e della maggioranza, ha presentato solamente il candidato della minoranza). Una votazione farsa, che conferma i tanti interrogativi legati alla discussa legge di riforma istituzionale. I candidati che fanno parte della lista unica, presentata lunedì scorso in giunta comprensoriale, sono i seguenti: Maria Bosin per la minoranza di Predazzo, Maria Chiara Deflorian e Marco Vanzetta per Ziano, Giuseppe Zorzi e Francesco Deflorian per Panchià, Miriam Vinante e Maurizio Zeni per Tesero, Antonio Lugarà e Luigi Casanova per Cavalese, Elena Ianniello e Werner Pichler per Castello/Molina, Roberto Bonelli e Gianfranco Zendron per Carano, Silvio Scarian e Cristina Bellante per Varena, Lia Vanzo e Antonio Dagostin per Daiano, Marino Zorzi e Franco Capovilla per Capriana, Giorgio Tomasi e Carlo Nones per Valfloriana. «Non si possono strapazzare impunemente i principi della riforma istituzionale – dice il sindaco di Predazzo, Silvano Longo – La distribuzione del numero dei rappresentanti comunali, due per ciascun paese, è assolutamente inadeguata e fuori luogo. Non bisogna confondere l’equo con l’eguale. Non ha senso. In questo modo diamo soltanto ulteriori segnali di incertezza». Le ipotesi per la formazione dell’assemblea erano quattro. «Con la prima si prevedeva il riparto dei 33 consiglieri, sindaci compresi, in base alla popolazione. Predazzo avrebbe avuto sette consiglieri – spiega Longo – La seconda prevedeva gli undici sindaci di diritto e la nomina degli altri ventidue consiglieri sempre in base alla popolazione. A Predazzo ne sarebbero toccati sei. Con la terza ipotesi si davano per acquisiti gli undici sindaci e un consigliere per ciascun paese, mentre gli altri undici dovevano essere eletti sempre in base al numero degli abitanti. Predazzo ne avrebbe avuti complessivamente cinque. Infine l’ultima ipotesi, la più grottesca e paradossale: un’assemblea formata da undici sindaci e da due consiglieri per ciascun paese. Per Predazzo, una proposta assolutamente inaccettabile. Come si può pensare che il paese più popoloso della valle, con i suoi 4.451 abitanti che sono pari alla somma dei cinque Comuni più piccoli, abbia la stessa rappresentanza di tutti gli altri?» «Ne abbiamo parlato in Comprensorio prima di Ferragosto. Poi le quattro ipotesi sono state trasmesse a tutti i Comuni con la richiesta di un pronunciamento da parte delle singole giunte. Il 18 agosto, la giunta comunale di Predazzo si è espressa con un secco no all’ultima proposta, optando per la prima. Il 16 settembre ho portato la delibera in giunta comprensoriale, dove per altro nove sindaci su dieci (mancava Daiano), con il solo mio voto contrario, si sono espressi per la stessa identica rappresentanza di tutti i Comuni».

MARIO FELICETTI

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