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Pubblicata oggi l’Esortazione apostolica post-sinodale Amoris Laetitia sulla famiglia che raccoglie le riflessioni dei due Sinodi del 2014 e 2015
C’è tutta la bellezza e la complessità della famiglia, anche nelle sue sfumature più grigie, nella Amoris laetitia, la monumentale Esortazione apostolica post-sinodale di Papa Francesco che segna la conclusione del non facile cammino di riflessione intrapreso nelle due assemblee dei vescovi del mondo.
Nove capitoli, oltre 300 paragrafi, 260 pagine, circa due anni per elaborarla: nell’attesissimo testo, pubblicato oggi ma che reca la data non casuale del 19 marzo, Solennità di San Giuseppe, riecheggiano i risultati delle Relazioni finali dei Sinodi 2014 e 2015, come pure i documenti e gli insegnamenti dei predecessori: Giovanni Paolo II, in particolare, con la sua Familiaris Consortio, Paolo VI con la storica Humanae Vitae, Benedetto XVI con la Deus Caritas Est.
Si ritrovano inoltre alcuni passaggi forti delle catechesi sulla famiglia che lo stesso Francesco ha svolto durante le Udienze del mercoledì, propedeutiche a far accogliere questo documento che già si prospetta come uno dei capisaldi del suo magistero. Non mancano i contributi dei fedeli e delle diverse Conferenze Episcopali del mondo, del Kenya come dell’Australia o della Corea, e le citazioni di personalità significative quali Martin Luther King, Erich Fromm, Jorge Luis Borges, Octavio Paz, o addirittura del film Il pranzo di Babette con cui il Papa spiega il concetto di “gratuità”.
Tutto a voler dimostrare che per parlare di famiglia “non esistono semplici ricette”, ma bisogna ampliare lo sguardo e adottare un discernimento che, per quanto possibile, rifletta sul “caso per caso”. Perché, scrive il Papa, “non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte con interventi del magistero”, ma anzitutto con l’amore. La gioia dell’amore, appunto.
Di seguito una sintesi dei punti chiave dell’Esortazione apostolica del Santo Padre ed il testo della “Amoris laetitia”.
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Sacramenti ai divorziati risposati: discernimento caso per caso
L’attesa più grande era per un pronunciamento del Papa circa la spinosa questione dei sacramenti ai divorziati risposati. La risposta di Francesco in merito è chiara: “Se si tiene conto dell’innumerevole varietà di situazioni concrete è comprensibile che non ci si dovesse aspettare dal Sinodo o da questa esortazione una nuova normativa generale di tipo canonico, applicabile a tutti i casi”. “È possibile – dice il Papa – soltanto un nuovo incoraggiamento a un responsabile discernimento personale e pastorale dei casi particolari, che dovrebbe riconoscere che, poiché il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi, le conseguenze o gli effetti di una norma non necessariamente devono essere sempre gli stessi”.
“Non tutte le famiglie ‘irregolari’ vivono in stato di peccato mortale”
Ciò che è certo, secondo il Pontefice argentino, è che “non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta ‘irregolare’ vivano in stato di peccato mortale, privi della grazia santificante”. “Nemmeno – afferma il Papa in una nota a piè di pagina – per quanto riguarda la disciplina sacramentale, dal momento che il discernimento può riconoscere che in una situazione particolare non c’è colpa grave”. “Un pastore – aggiunge – non può sentirsi soddisfatto solo applicando leggi morali a coloro che vivono in situazioni ‘irregolari’, come se fossero pietre che si lanciano contro la vita delle persone. È il caso dei cuori chiusi, che spesso si nascondono perfino dietro gli insegnamenti della Chiesa”.
Fondamentale ruolo sacerdoti. Chiesa non ha doppia morale
Fondamentale, in tal senso, è il compito dei sacerdoti in confessionale. “Il colloquio col sacerdote, in foro interno, concorre alla formazione di un giudizio corretto su ciò che ostacola la possibilità di una più piena partecipazione alla vita della Chiesa e sui passi che possono favorirla e farla crescere” afferma il Santo Padre. Vanno pertanto garantite necessarie condizioni di “umiltà, riservatezza, amore alla Chiesa e al suo insegnamento, nella ricerca sincera della volontà di Dio e nel desiderio di giungere a una risposta più perfetta a essa”. “Questi atteggiamenti – precisa il Papa – sono fondamentali per evitare il grave rischio di messaggi sbagliati, come l’idea che qualche sacerdote possa concedere rapidamente ‘eccezioni’, o che esistano persone che possano ottenere privilegi sacramentali in cambio di favori”. “Quando si trova una persona responsabile e discreta, che non pretende di mettere i propri desideri al di sopra del bene comune della Chiesa, con un pastore che sa riconoscere la serietà della questione che sta trattando, si evita il rischio che un determinato discernimento porti a pensare che la Chiesa sostenga una doppia morale”.
Superare forme di esclusione da servizi ecclesiali
Sulla partecipazione dei divorziati risposati ai diversi servizi ecclesiali, il Pontefice sembra aver recepito integralmente le conclusioni dell’ultimo Sinodo, specie quelle dei gruppi in lingua tedesca, approvate dalla maggioranza dei Padri. Afferma perciò che: “Occorre discernere quali delle diverse forme di esclusione attualmente praticate in ambito liturgico, pastorale, educativo e istituzionale possano essere superate”.
Distinguere le seconde unioni: alcune consolidate nel tempo, altre mancanze di impegni familiari
Inoltre, Papa Francesco invita a distinguere le diverse situazioni in cui possono trovarsi i divorziati che vivono una nuova unione, “che non devono essere catalogate o rinchiuse in affermazioni troppo rigide”. “Una cosa – dice – è una seconda unione consolidata nel tempo, con nuovi figli, con provata fedeltà, dedizione generosa, impegno cristiano, consapevolezza dell’irregolarità della propria situazione e grande difficoltà a tornare indietro senza sentire in coscienza che si cadrebbe in nuove colpe”. Di tutt’altro genere è “una nuova unione che viene da un recente divorzio, con tutte le conseguenze di sofferenza e di confusione che colpiscono i figli e famiglie intere, o la situazione di qualcuno che ripetutamente ha mancato ai suoi impegni familiari”. “Dev’essere chiaro che questo non è l’ideale che il Vangelo propone per il matrimonio e la famiglia”, sottolinea Papa Francesco.
“La Chiesa – prosegue – riconosce situazioni in cui l’uomo e la donna, per seri motivi, quali, ad esempio, l’educazione dei figli, non possono soddisfare l’obbligo della separazione. C’è anche il caso di quanti hanno fatto grandi sforzi per salvare il primo matrimonio e hanno subito un abbandono ingiusto, o quello di coloro che hanno contratto una seconda unione in vista dell’educazione dei figli, e talvolta sono soggettivamente certi in coscienza che il precedente matrimonio, irreparabilmente distrutto, non era mai stato valido”.
Pensare ai figli
E pensando alla parte più fragile di queste famiglie ferite – i figli – il Papa invita i divorziati a chiedersi “come si sono comportati verso i loro figli quando l’unione coniugale è entrata in crisi”: “Se ci sono stati tentativi di riconciliazione; come è la situazione del partner abbandonato; quali conseguenze ha la nuova relazione sul resto della famiglia e la comunità dei fedeli; quale esempio essa offre ai giovani che si devono preparare al matrimonio”. “Una sincera riflessione – suggerisce – può rafforzare la fiducia nella misericordia di Dio che non viene negata a nessuno”.
In alcuni casi (violenza, sfruttamento, estraneità) separazione inevitabile
Proprio “la considerazione della propria dignità e del bene dei figli” impone, in alcuni casi, di “porre un limite fermo alle pretese eccessive dell’altro, a una grande ingiustizia, alla violenza o a una mancanza di rispetto diventata cronica”. Ci sono infatti casi in cui “la separazione è inevitabile”, a volte “persino moralmente necessaria”, spiega Papa Francesco. Ad esempio, quando “si tratta di sottrarre il coniuge più debole, o i figli piccoli, alle ferite più gravi causate dalla prepotenza e dalla violenza, dall’avvilimento e dallo sfruttamento, dall’estraneità e dall’indifferenza”. Comunque “deve essere considerata come estremo rimedio, dopo che ogni altro ragionevole tentativo si sia dimostrato vano”.
“Nessuno può essere condannato per sempre!”
La parola chiave è “integrazione”: “Si tratta di integrare tutti – sottolinea il Santo Padre – si deve aiutare ciascuno a trovare il proprio modo di partecipare alla comunità ecclesiale, perché si senta oggetto di una misericordia ‘immeritata, incondizionata e gratuita’”. Soprattutto, evidenzia Bergoglio, “nessuno può essere condannato per sempre, perché questa non è la logica del Vangelo! Non mi riferisco solo ai divorziati che vivono una nuova unione, ma a tutti, in qualunque situazione si trovino”.
Accoglienza per omosessuali
La stessa accoglienza, viene domandata per le persone con tendenza omosessuale, “esperienza non facile né per i genitori né per i figli”. Anzitutto si ribadisce nel documento “che ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza”. Nei riguardi delle famiglie si tratta invece di assicurare “un rispettoso accompagnamento, affinché coloro che manifestano la tendenza omosessuale possano avere gli aiuti necessari per comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro vita”.
No ad unioni tra persone dello stesso sesso
Da questa visione è assolutamente esclusa qualsiasi apertura a matrimoni tra persone dello stesso sesso. Il Papa, a riguardo, è netto: “Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia; ed è inaccettabile che le Chiese locali subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il ‘matrimonio’ fra persone dello stesso sesso”.
Contraccezione, sterilizzazione, aborto: “misure inaccettabili”
Sulla stessa scia, il Vescovo di Roma condanna contraccezione, sterilizzazione e aborto, misure “inaccettabili” anche “in luoghi con alto tasso di natalità” e che alcuni politici incoraggiano “anche in alcuni paesi che soffrono il dramma di un tasso di natalità molto basso”. La Chiesa – rimarca – “rigetta con tutte le sue forze gli interventi coercitivi dello Stato” a favore di tali misure.
Condanna di utero in affitto e mercificazione corpo femminile
Sempre in tema di sessualità, il Pontefice stigmatizza la pratica dell’utero in affitto o la “strumentalizzazione e mercificazione del corpo femminile nell’attuale cultura mediatica”. Molte volte, infatti, la sessualità “si spersonalizza” e “si colma di patologie”, lasciandosi dominare dallo “spirito velenoso dell’usa e getta”.
Denunciare violenze e abusi in famiglia
Da qui aumenta il rischio di “casi di violenza domestica e di abuso sessuale”. Per essi il Papa invoca “una buona preparazione pastorale” e invita a “denunciare in tempo possibili situazioni di violenza o anche di abuso subite dai bambini, dando loro un amore sano e un sostegno familiare quando i loro genitori non possono assicurarlo”.
Educazione sessuale di giovani e adolescenti
Francesco raccomanda una sana educazione sessuale dei giovani e degli adolescenti, affinché possano sviluppare un “senso critico” di fronte a “un’invasione di proposte, davanti alla pornografia senza controllo e al sovraccarico di stimoli che possono mutilare la sessualità”. “È irresponsabile ogni invito agli adolescenti a giocare con i loro corpi e i loro desideri”, afferma il Pontecice. E mette quindi in guardia da una educazione sessuale concentrata solo “sull’invito a “proteggersi”, cercando un “sesso sicuro”; espressioni, queste che trasmettono “un atteggiamento negativo verso la naturale finalità procreativa della sessualità, come se un eventuale figlio fosse un nemico dal quale doversi proteggere”.
Gender: ideologia “inquietante”
Bergoglio inquadra anche la sfida del gender che assume le forme di “un’ideologia” che, prospettando “una società senza differenze di sesso” e svuotando “la base antropologica della famiglia”, induce “progetti educativi e orientamenti legislativi che promuovono un’identità personale e un’intimità affettiva radicalmente svincolate dalla diversità biologica fra maschio e femmina”. “L’identità umana viene consegnata ad un’opzione individualistica, anche mutevole nel tempo” osserva il Papa, che definisce “inquietante” il fatto che alcune ideologie di questo tipo “cerchino di imporsi come un pensiero unico che determini anche l’educazione dei bambini”.
“Allargare famiglie” a ragazze madri, disabili, single, orfani, vedove, anziani
Nell’Esortazione Francesco cita poi una serie di casi per cui è necessaria una particolare cura: ragazze madri; bambini senza genitori; “donne sole che devono portare avanti l’educazione dei loro figli”; disabili “che richiedono molto affetto e vicinanza”; giovani “che lottano contro una dipendenza”; persone non sposate o quelle separate o vedove; anziani e malati che “non ricevono l’appoggio dei loro figli”, fino ad includere “persino i più disastrati nelle condotte della loro vita”.
Unioni di fatto: trasformarle in opportunità di cammino verso il matrimonio
Una riflessioni anche sulle unioni di fatto. Secondo il Vescovo di Roma esse sono così numerose “non solo per il rigetto dei valori della famiglia e del matrimonio, ma soprattutto per il fatto che sposarsi è percepito come un lusso, per le condizioni sociali”. È dunque “la miseria materiale” a spingere alle unioni di fatto. Tali situazioni vanno pertanto affrontate “in maniera costruttiva, cercando di trasformarle in opportunità di cammino verso la pienezza del matrimonio e della famiglia alla luce del Vangelo”.
Processi nullità matrimoniale più agili
Non manca nel documento un riferimento alla recente riforma dei processi di nullità matrimoniale resi più agili e accessibili, come richiesto dagli stessi Padri sinodali che accusavano il fatto che “la lentezza dei processi crea disagio e stanca le persone”. In tal contesto, il Pontefice incoraggia le coppie in crisi a verificare la validità della loro unione canonica. (Zenit)
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