"La politica cinese del figlio unico provoca più violenza contro le donne e le bambine di ogni…
11 settembre 2009: Silvio Berlusconi scrive a Giovanardi: «Il quoziente familiare è un preciso obiettivo del governo e faremo di tutto per introdurlo entro la fine della legislatura» E «quanto prima» sarà dato alle famiglie numerose e monoreddito un «segnale positivo». D’altronde, precisa il premier, «siamo il governo dei fatti».23 dicembre 2009: La riforma fiscale «dovrebbe avere come priorità la famiglia, il lavoro, la ricerca e l’ambiente». Lo dice il ministro dell’Economia Giulio Tremonti: «Vogliamo favorire le famiglie con bambini e pensiamo a qualcosa di più ambizioso del quoziente familiare».8 gennaio 2010: Le agenzie svelano i contenuti della colazione di lavoro tra Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti, ad Arcore: «Il cavaliere avrebbe ribadito la necessità di un “segnale”. L’ipotesi più accreditata è quella di riprendere il discorso del quoziente familiare e di muoversi a favore delle famiglie più numerose. Berlusconi e Tremonti starebbero quindi studiando un piano per poi potersi “giocare” la carta prima delle regionali.11 gennaio 2010: Pierferdinando Casini (Udc) dice: «C’è un tema fondamentale, quello della famiglia. È stato promesso il quoziente familiare, realizziamo almeno questo, perché una fascia di famiglie italiane è o sta scandendo nella povertà».13 gennaio 2010: Il dietrofront di Berlusconi. «Ho assistito a molte discussioni televisive circa una nostra promessa elettorale che riguarda il quoziente familiare. È un fatto di giustizia che un singolo che guadagna 100 sia chiamato a pagare più tasse di un padre che deve mantenere una famiglia numerosa», ha aggiunto. Quella del quoziente familiare, resta «la direzione prima su cui in un futuro potremmo convogliare una possibile riduzione delle imposte. I tempi, però, non sono maturi. Ribadisco il nostro impegno, ma purtroppo devo dire che oggi come oggi non c’è nessuna possibilità che questo possa avvenire».La sorpresa del Forum, tradito di nuovoImmediata la reazione del Forum delle associaizoni familiari, che già aveva dovuto mandar giù il rospo di una Finanziaria 2010 con «zero euro» sulla riga della famiglia, incluso il segnale minimo che il Forum aveva chiesto al Governo: utilizzare i 2 miliardi e 400 milioni di euro impegnati nel 2009 per il bonus famiglia per avviare parzialmente il quoziente famigliare. Un avvio soft, graduale, che sarebbe stato – in questo senso – a costo zero.«Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, afferma a sorpresa, dopo tante affermazioni che avevano fatto ben sperare, che il Quoziente familiare per ora non si può fare perché non ci sono i soldi» commenta Francesco Belletti, presidente del Forum. «Intanto verrebbe da dire che se un fisco familiare è questione di giustizia sociale, come lo stesso Berlusconi aggiunge, i soldi in una scala di priorità nella spesa pubblica, si possono anche trovare. Ma poi come abbiamo dimostrato cifre alla mano al sottosegretario Giovanardi ed a tutti i ministri che hanno avuto la disponibilità di riceverci e di ascoltarci, una prima applicazione della nuova tassazione non costerebbe un euro in più di quanto il governo ha stanziato nel 2009 come Bonus famiglia».Non è affatto rivendicativo Belletti. Che infatti precisa: «le famiglie italiane, consapevoli della difficile situazione del Paese, sarebbero disposte a segnali di attenzione che si muovano nel senso di un fisco più giusto senza alcun impegno economico. L’esempio della trasformazione delle detrazioni in deduzioni è lampante. Eppure sembra che non ci sia spazio neppure per questo. Allora forse bisognerebbe verificare l’effettiva volontà di fare qualcosa per le famiglie. Una verifica che con gli appuntamenti elettorali alle porte, si fa quanto mai urgente».Quoziente sì, quoziente noGià ieri su Italia Oggi il segretario della Uil, Luigi Angeletti, diceva «no grazie» al «falso mito» del quoziente familiare. «Spero che nessuno pensi di rispolverarlo, è un sistema complicato e dunque poco efficace. Per aiutare le famiglie serve una cosa semplice, una bella deduzione delle tasse di 5mila euro l’anno per ogni figlio», ha detto Angelini.Anche il Forum storicamente preferisce al quoziente francese il modello tedesco del Bif-basic income family: una deduzione dal reddito imponibile delle spese necessarie per il mantenimento dei figli, cioè per assolvere un obbligo costotuzionale. Le tasse una famiglia le pagherebbe cioè sul reddito realmente disponibile, al netto del costo di mantenimento di un figlio: 7mila euro per il primo figlio, 6mila per il secondo, di nuovo 7mila dal terzo in su, era questa la proposta del Forum un paio di anni fa. «Il modello rimane quello», ci dice ora Belletti. «Chiamiamolo no tax area familiare, presenteremo una nuova proposta. Non è tanto diverso da quel che Angeletti dice, ma io non lo chiamerò mai sconto fiscale perché non mi piace l’idea che sia scontato un diritto».
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