Chiocchetti: «La Consulta delle famiglie della val di Fassa chiede più considerazione» VALLE DI FASSA -…
di Francesco Fellin. – Bene fa l’assessore Gilmozzi a preoccuparsi dell’impatto ambientale e paesaggistico del futuro treno in Fassa-Fiemme-Cembra, ma può stare tranquillo perché nessuno di noi fortunatamente è un ottocentesco imprenditore della strada ferrata, deciso a portare nelle valli il cavallo di acciaio a qualunque costo in totale spregio alla natura, alla popolazione e al paesaggio, pensando solo ai suoi ingenti profitti. Uno studio di fattibilità, lo dice anche il nome, fornisce indicazioni e prime valutazioni su un’idea, lasciando alle altre numerose ecomplesse fase progettuali la definizione, l’individuazione e l’approfondimento di tutti imolteplici aspetti di natura geologica, archeologica, idraulica, paesaggistica, urbanistica, naturalistica, di viabilità ecc.ecc. E’ proprio questo complesso iter che rende oramai nel nostro Paese ben difficile (e talvolta anche impossibile) la realizzazione di opere, anche quando queste siano di indubbia utilità perle esigenze locali (che giustamente alla fine delSuo intervento l’assessore cita lasciandoleindefinite). Non concordo con l’affermazione chela valle non può certo permettersi una terza infrastruttura dopo le due presenti (strada provinciale di fondovalle e statale 48): certo,non può permettersi un’altra strada, ma perché non una ferrovia ? Ovviamente una ferrovia intelligente e razionale, inserita nel paesaggio,possibilmente senza opere enormi e non integrate,anche se probabilmente la ferrovia ‘invisibile’ è una chimera. Certamente qualche compromesso andràaccettato, come tutte le grandi opereinfrastrutturali, ma nell’ottica di ottenere unmaggior futuro beneficio a fronte di sopportareprima qualche minore sacrificio, anche dicarattere estetico ed urbanistico. Ricordoperfettamente la genesi della provinciale difondovalle: poca opposizione (le strade in findei conti servono a tutti, e tutti le usano quando sono realizzate) e la strada fu fatta. Non la contesto minimamente: fa il suo servizio, manon si può ignorare che qualche impatto sulterritorio lo abbia lasciato (gallerie, svincolivari, sottopassi.). Se ci si fosse fermati alpossibile impatto delle opere accessorie, nonsarebbe stata realizzata un’opera utile. Nonvorrei che succedesse così anche per l’ipotesi diuna ferrovia, anche perché la ferrovia ha moltimeno numi tutelari in cielo (e sulla terra) diuna qualsiasi strada. Questo è ben strano, a direil vero, perché poi quando vengono smantellate lestrade pochi le rimpiangono, mentre molto piùfolta è la schiera di coloro che (giustamente)rimpiangono lo smantellamento delle ferrovie.Cisia di insegnamento la costruzione della Ora-Predazzo: l’imperial regio Genio Militare,trattandosi di opera con finalità belliche, non ebbe vincoli di sorta, eppure realizzò una ferrovia armoniosamente integrata nel paesaggio e in prospettiva ampliabile allo scartamento metrico per venire incontro anche alle esigenze di spostamento della popolazione.Torniamo alle esigenze locali; la provincia diTrento è già il paese dei vecchietti, e recentistudi demografici, anche autorevoli, non fannoche confermare questa tendenza. Quando si è ultraottantenni, e si lasciano usualmente daparte velleità automobilistiche, è preferibileentrare in un treno con accesso a raso o arrampicarsi su per gli erti gradini di unacorriera ? E i meno fortunati di noi, che saranno accompagnati con le loro carrozzelle dalla badante di turno (poco importa se italiana o più probabilmente straniera) e vorranno giustamenteandare in giro finchè possono? Questo senza nullatogliere alle esigenze di mobilità di giovani,mamme con bambini piccoli, adulti,turisti,escursionisti, ciclisti, sciatori ecc. ecc. ma anche a tutte queste categorie un treno va purmeglio di una corriera.(le vicine esperienze diTrento-Marilleva e Val Venosta insegnano). Non mi addentro (per non dilungarmi) su questioni di sostenibilità e ambientali, dove il treno ha potenzialità enormi, specie in un Paese ancora sotto il pesante giogo del petrolio importato, sia per produrre energia che nel settore dei trasporti (pubblici e privati). Mi reputo un sostenitore di una ferrovia moderna, razionale,integrata con il paesaggio, voluta dalla gente e sapientemente realizzata a livello politico prima e tecnico poi; non della Alba-Lavis a tutti i costi, ma della migliore tra tutte le proposte,con un occhio di riguardo a Metroland, che ha avuto il merito indubbio di porre sotto i riflettori la questione mobilità nei suoi molteplici e variegati aspetti. Risiedo a Padova, per cui potrei essere tacciato di intrusione indebita, ma non mi reputo tale essendo trentino di nascita e – per parte materna – predazzano. Con i miei migliori saluti Francesco Fellin francesco.fellin@poste.it
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