Siamo alla prova del 9. Non è in gioco solamente la riapertura del Punto Nascita…
La comunità di Fiemme ha risposto compatta con più di 600 persone presenti al concerto di martedì sera dal gruppo “Flamings” e il loro tributo ai Pink Floyd a sostegno dell’Ospedale di Cavalese.
L’evento, organizzato da “Parto per Fiemme” per chiedere la riapertura 24 su 24, 7 giorni su 7 dell’Ospedale di Fiemme è stata l’occasione per fare il punto sulla situazione, in particolare, del Punto Nascita a 40 giorni dalla riorganizzazione degli orari che prevedono il trasferimento delle partorienti su Trento tutti i giorni feriali a partire dalle ore 18 e fino alle 8 del mattino così come nei week end e nei numerosi giorni festivi di questo periodo dell’anno. Contemporaneamente, al Palaghiaccio di Cavalese, il pubblico della partita di Hockey Fiemme – Pustertal chiedeva a gran voce con striscioni e inni il ritorno alla normalità dell’attività dell’ospedale.
Un altro centinaio di persone del Palaghiaccio hanno poi raggiunto il Palafiemme, sede del concerto per informarsi grazie agli interventi sul palco dei volontari di “Parto per Fiemme” che hanno relazionato, con precisione e rispetto per il personale dell’Azienda Sanitaria e dei suoi utenti, le evoluzioni positive e le mancanze ancora evidenti del reparto di ostetricia.
In tre momenti distinti del qualitativamente notevole concerto dei Flamings, Arici Alessandro ha esposto fra il serio e il faceto le criticità ancora esistenti, dando voce anche a quanti legati dal contratto con l’Azienda Sanitaria non possono affermare pubblicamente che, fatta eccezione per la possibilità di completamento di un travaglio attivo iniziato prima delle ore 18 nei giorni feriali, nulla è cambiato per il reparto di maternità.
“Fortunatamente negli altri reparti le evoluzioni sono senz’altro più tangibili, ma durente le feste ci siamo ridotti a sperare che non nevichi per evitare il consueto pienone di turisti sinonimo di quel disagio che ci è vietato da Trento chiamare “criticità”. Non c’è dubbio sul fatto che l’Assessore Zeni stia facendo tutto il possibile, ma pur di spegnere l’incendio creato dai suoi stessi colleghi ci è difficile accettare che la soluzione sia un parto in orario d’ufficio così prolungato. Se dal punto di vista semplicemente burocratico l’iter, come spesso succede, trova giustificazione, la paura che si è impadronita delle mamme di Fiemme e Fassa non è, dal punto di vista semplicemente umano, giustificabile.
La presentazione in tempi brevi del progetto pilota, l’assunzione dei medici e il ritorno alle 24 ore 7 giorni su 7 per le cure urgenti e per il parto a Cavalese, compatibilmente con l’iter amministrativo ormai inevitabile, saranno le condizioni sine qua non per evitare l’organizzazione di un “Manifestiamoci a Trento” che, dal 27 novembre, giorno dell’impressionante afflusso di persone alla manifestazione davanti all’Ospedale di Cavalese, è la popolazione stessa a chiedere.
Le numerose testimonianze raccolte dalle partorienti originarie di Fiemme e Fassa indicano tre cose: il Santa Chiara è performante, ricco di un personale più che qualificato, ma estremamente affollato, altrimenti come giustificare le dimissioni delle puerpere 48 ore solamente dopo il parto, l’assenza di cibo distribuito per 24 ore dopo il parto ad alcune di esse e la nascita di un bimbo direttamente in camera piuttosto che in sala parto già occupata? Tutte le donne di Fassa e parte di quelle di Fiemme si sono trasferite, con mezzi propri, in Provincia di Bolzano.
Oltre alla distanza che “obbliga” ad un travaglio più lungo di un’ora e trenta, è lecito chiedersi a quanto ammonta il debito della Provincia di Trento con quella dell’Alto Adige in assenza di convenzione? L’elicottero ha i suoi limiti definiti dalla nebbia, dall’unico equipaggio che può intervenire di notte e dal fatto che rende un parto (o un “evacuazione forzata” a causa della riorganizzazione per un semplice controllo altrimenti possibile a Cavalese) un salto nel buio con la famiglia che corre in macchina fino a Trento senza informazioni sperando di arrivare in tempo, occupando così l’elisoccorso notturno per qualsiasi altro intervento anche per le popolazioni del lungo Adige.
Lo ripetiamo, siamo coscienti che è una corsa che si gioca contro il tempo, ma è una partita che in altre Province hanno saputo evitare e per quanti in queste settimane dovrebbero vivere uno dei momenti fondatori della famiglia e si ritrovano a sperare in un parto col bel tempo, nel poco traffico, negli orari d’apertura diurni, nella disponibilità del personale per essere accompagnati nell’allattamento e nel post parto al Santa Chiara … per queste famiglie, degne di un servizio simile a quanti vivono a prossimità di Trento, Rovereto o Cles c’è paura, incomprensione, sentimento di ingiustizia… e non ci sarà rivincita.
Ci appelliamo all’articolo 5 della Carta dei diritti del malato, il DIRITTO ALLA CERTEZZA!
Ogni cittadino ha diritto ad avere dal Servizio sanitario la certezza del trattamento nel tempo e nello spazio, a prescindere dal soggetto erogatore, e a non essere vittima degli effetti di conflitti professionali e organizzativi, di cambiamenti repentini delle norme, della discrezionalità nella interpretazione delle leggi e delle circolari, di differenze di trattamento a seconda della collocazione geografica.”
Grazie ancora per la preziosissima attenzione!
Alessandro Arici
Responsabile Associazione Parto per Fiemme
L’evento ha avuto luogo grazie alla collaborazione del Comune di Cavalese sempre particolarmente attivo nelle azioni a sostegno dell’Ospedale.
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