Più indignazione per Daniza che per le suore in Burundi.

Da il 16 settembre 2014
orsa daniza e cuccioli in trentino

- di Chiara Geloni – Lo sapevo, eh, che mi facevo del male. Quando ho twittato questo: “Avrei voluto vedere la stessa indignazione e dolore di singoli e partiti per la povera orsa il giorno delle tre suore uccise in Burundi”.

Apriti cielo (anche tanti commenti positivi, però). Allora, visto che oggi ci appassioniamo all’orsa, a quanto pare, provo a ridirlo usando qualche carattere in più. Primo, chiariamo che la religione non c’entra niente. Non so neanche se quelle tre povere suore sono state ammazzate per motivi religiosi o no, non è certo mi sembra e comunque non è il punto. Io sono contraria a macellare le persone più che ad ammazzare gli animali, va bene? Possiamo fare anche un altro esempio, se non vi piacciono le suore; ma no, non credo che le due cose – vite di persone e vite di animali – stiano sullo stesso piano. Povera orsa, ma il valore di una vita umana per me è più grande di quello della vita di un animale, anzi non è paragonabile. Mi capita di schiacciare una zanzara se mi dà fastidio, mentre evito di ammazzare le persone, anche se mi danno fastidio.

È dai tempi delle caverne che gli uomini ammazzano gli animali pericolosi, se ci riescono, anche per evitare di essere ammazzati loro. Siccome poi non siamo più ai tempi delle caverne, nel caso dell’orsa si era deciso per l’anestetico e la cattura, ma qualcosa è andato male. Qualcuno ha sbagliato ed è responsabile di quella morte? Qualcuno l’ha fatto apposta? E va bene, apriamo un’indagine, approfondiamo. Ma non mi pare che si chiedano le dimissioni del ministro della Sanità o si organizzino presidi in piazza quando un bambino muore sotto i ferri, magari perché è allergico all’anestesia. E mi sembra più grave la morte di un bambino che la morte di un’orsa, insisto.

L’orsa difendeva i suoi piccoli da un molesto e curioso cercatore di funghi che lei percepiva come minaccia (cercatore di funghi che peraltro ha ricevuto minacce di morte, pare. Da parte di esseri umani, non dagli orsi). Va bene, e se domani l’orsa percepisse come minaccia un gruppo di scout in gita e per difenderli li aggredisse che facciamo? Piangiamo dopo? La chiamiamo “orsa assassina”? (Non vi piacciono gli scout, troppo cattolici? Ok, rettifico: “bambini”).

Ma non si tratta nemmeno di questo, in fondo, non mi voglio addentrare neanche nel dibattito. Il punto è che se gli esseri umani si commuovono e si indignano più per la sorte di un animale che per la sorte degli altri esseri umani, per me c’è qualcosa di strano. Di patologico direi.

Tutti gli esseri viventi sono preziosi in quanto tali, ma la vita umana ha un valore diverso da quello della vita di qualsiasi altro essere vivente. Non c’è bisogno di essere cattolici per pensarla così, e non c’è bisogno nemmeno di sapere cosa è stato l’umanesimo. Io per esempio non so se Fernando Savater sia cattolico, so che è un filosofo piuttosto libertario e anticonformista: sentite cos’ha detto a Matteo Nucci in questo pezzo che per un colpo di fortuna (un filosofo ci voleva, qui) mi è stato segnalato nel corso dell’incredibile flame che si è scatenato su questa faccenda dell’orsa e proprio mentre scrivo questo post: «Non distinguere gli uomini dagli altri esseri viventi è nefasto. Perché la morale riguarda solo gli esseri umani.

Purtroppo però ormai si tende a scambiare la morale con la compassione. Ora, la compassione è un sentimento buono, per carità, e tuttavia non è la morale.

Vede, è molto più semplice di quanto si creda. Mettiamo che passeggiando trovo un passerotto caduto dal nido. So che è in pericolo e poiché sono persona compassionevole, lo raccolgo e lo metto in salvo. Questo è molto bello. Ma è ben diverso dal caso in cui io mi imbattessi in un neonato abbandonato per strada. Lì non si tratta di compassione. Io ho il dovere morale di occuparmene. (…) I veri barbari sono coloro che non distinguono uomini e animali. Caligola che fece senatore un cavallo e uccise centinaia di persone che non apprezzava. Quello era un barbaro. Perché trattava gli uomini come gli animali e gli animali come gli uomini».

Chiara Geloni

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2 Commenti

  1. Leandro Morandini

    16 settembre 2014 at 17:51

    Buongiorno,
    ho letto l’articolo della signora Chiara Geloni (che da una ricerca su internet ho scoperto essere direttrice di Youdem, la tv del Partito Democratico… cosa che mi fa temere che il suo intervento non sia completamente imparziale), e credo che la questione dovrebbe essere affrontata da un punto di vista completamente diverso, che non pretende di contrapporre (e preferire) la vita umana a quella animale, ma che rispetta entrambe, con piena consapevolezza del rispettivo valore. Gandhi diceva che “la civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali”. Personalmente sono totalmente d’accordo.
    In estrema sintesi, vorrei fare alcune considerazioni su quel che ahimé non sono riuscito a leggere sui giornali, ormai travolti da un’ondata emotiva che sempre più spesso riaffiora e che, almeno in questo caso, poteva e doveva essere evitata.
    Credo che molti trentini si siano chiesti come mai la giunta provinciale abbia speso milioni di euro per introdurre, attraverso il progetto europeo “life ursus”, l’orso in Trentino (soldi nostri, perché il bilancio dell’UE è fatto coi danari versati anche dall’Italia/Trentino) e, a 10 anni dalla nascita del progetto life ursus, dopo aver avuto un bel po’ di tempo per “occuparsi della questione”, la stessa giunta provinciale abbia prodotto un’ordinanza con cui non trova di meglio da fare che disporre la cattura e la “reclusione” dell’orsa Daniza nel recinto del Casteller (dove da qualche anno si trova anche l’orsa Jurca) oppure l’abbattimento, come purtroppo accaduto. E’ inutile fingere di non sapere che gran parte dell’opinione pubblica abbia il netto sospetto (per non dir altro) che “l’increscioso incidente”, come è stato definito dal Presidente della Provincia, in realtà nasconda ben altro! Per non parlare delle inevitabili e nefaste conseguenze che questa vicenda porterà in termini di immagine: basta fare un giro sul web per scoprire molte iniziative di boicottaggio del nostro Trentino, quale punizione per l’uccisione di “mamma orsa”.
    Certo l’epilogo è tragico. Peggio. Benzina sul fuoco, abilmente alimentato dalla stampa: “orsa uccisa per aver difeso i suoi cuccioli, seguendo un istinto naturale” (mica una volontà omicida che non di rado caratterizza il comportamento umano). O ancora: “orsa uccisa perché ha fatto l’orsa”, anzi … “orsa colpevole di essere orsa!”
    Antonio Lubrano avrebbe detto, la domanda sorge spontanea: possibile che con tutti sti milioni di euro spesi per il progetto life ursus nessuno degli assessori provinciali, o dei loro consulenti, abbia immaginato che gli orsi si accoppiano e filiano? E che dai pochi orsi iniziali si sarebbe arrivati alla quarantina di orsi attuali (stando a quanto si legge sui giornali)? E che il moltiplicarsi dei plantigradi avrebbe reso più probabile l’incontro “ravvicinato” con l’essere umano?… e che, prima o poi, qualcuno si sarebbe fatto male? Ma è possibile che le domande che si porrebbe qualunque cittadino dotato di un minimo di senno siano estranee alle menti raffinate dell’intellighenzia politica trentina?
    Possibile che nessuno si sia chiesto se l’introduzione di questa specie fosse sostenibile in un territorio fortemente antropizzato come il nostro? Ed eventualmente, quale fosse il numero massimo di esemplari compatibile con la presenza dell’essere umano nei territori di montagna… perché fortunatamente la nostra montagna è abitata… c’è gente che nasce (nonostante qualche assessora provinciale voglia chiudere i puinti nascita nelle valli!), c’è gente che lavora, studia, …vive in questo territorio.
    Mah… mi risulta difficile credere che la giunta provinciale abbia confuso l’orso in carne ed ossa con quello dei cartoni animati (Joghi e Bubu a caccia del cestino della merenda, per capirci). Allora c’è qualcos’altro. Negli ultimi giorni i quotidiani hanno dedicato moltissimo spazio alla vicenda Daniza, ed abbiamo potuto leggere varie interpretazioni dell’accaduto: incompetenza, superficialità e pressapochismo, se non addirittura cinismo di chi ha pensato soltanto al ritorno d’immagine per la propria carriera politica, senza pensare agli effetti delle proprie scelte nel medio periodo… ovvero che l’orso non è un criceto, non sta nella gabbia e non corre sulla ruota… ha bisogno di spazio, molto spazio libero, ha bisogno di mangiare (e non è vegetariano, come sa bene l’assessore Dallapiccola, che di mestiere fa il veterinario). Quale che sia la reale causa di questa pessima gestione della vicenda Daniza (se non dell’intero progetto life ursus), penso che resti in tutti noi un fondo di amarezza, e permettetemi di rabbia. E non solo per l’incomprensibile uccisione di un animale incolpevole sia del suo forzato spostamento dalla Slovenia al Trentino che dei suoi istinti naturali, ma anche per le conseguenze che patiremo nei prossimi anni. E le patiremo tutti, perché non verranno colpiti soltanto il turismo ed i prodotti trentini (che non mi sembra poco!), con evidenti conseguenze sulle entrate tributarie su cui si basa la finanza della nostra autonomia, ma più in generale c’è il rischio che venga messa in discussione l’immagine che il Trentino ha (aveva?) agli occhi dei nostri estimatori. Questo sì rappresenta un danno grave, ed è inutile nasconderlo, un danno che potremo recuperare soltanto dimostrando di aver capito che il rispetto dell’ambiente e della natura (animali compresi), è uno degli elementi irrinunciabili della nostra civiltà, oltre che della nostra economia.

  2. Marta

    28 ottobre 2014 at 22:47

    Ho letto ora l’articolo della Sig.ra Geloni. Capisco che per persone come lei,”malate” di antropocentrismo sia scandalosa l’indignazione per la morte assolutamente non accidentale (checchè se ne dica) dell’orsa Daniza e la condanna a morte quasi certa dei suoi cuccioli.
    L’antropocentrismo è una malattia che colpisce tutto il genere umano e a sentire i discorsi della Sig. Geloni sembra che sia sempre più incurabile. Sono d’accordo che la vicenda di questa orsa sfortunata sia stata strumentalizzata dalla politica per i soliti motivi squallidi che ben conosciamo ma al di là di questo ha una valenza importantissima in quanto campanello d’allarme per il nostro modo di vivere su questo pianeta e di rapportarci agli altri esseri viventi. L’orsa Daniza è un simbolo del nostro rapporto con la natura che non riusciamo più a ritrovare, quella natura che stiamo devastando in modo ormai insostenibile e che poi ricerchiamo per rilassarci dallo stress di quel mondo assolutamente innaturale che abbiamo creato, è l’archetipo del rapporto con la madre portatrice di vita ed è un esempio di madre affettuosa e coraggiosa che di fatto ha sacrificato la sua vita per difendere i suoi cuccioli. Molti invece sono i casi di madri umane che ammazzano i loro figli…Forse per questo ha suscitato tanta indignazione, più di quella per la morte terribile delle 3 suore che comunque hanno scelto autonomamente di recarsi in Africa, ben sapendo dei rischi a cui andavano incontro. L’essere umano ha la capacità di scegliere gli animali no, per questo sono più indifesi. Ben inteso se avessero organizzato per le 3 suore qualche manifestazione la sottoscritta avrebbe partecipato come partecipa di solito alle manifestazioni contro i soprusi e le violenze…Ma non sono affatto malata di antropocentrismo e non penso che la vita umana sia tout cour sempre più importante della vita degli altri esseri viventi. E’più importante per un animale umano andare a funghi o per un’orsa tutelare la vita dei propri cuccioli, che rappresentano il futuro della sua specie? I boschi, le montagne sono per noi luoghi di svago e di passatempo, mentre per gli animali selvatici sono luoghi ESSENZIALI PER LA LORO SOPRAVVIVENZA che noi non abbiamo nessun diritto di mettere a rischio PERCHE’ NON SIAMO I PADRONI DELLA VITA E NEESUNO CI HA AUTORIZZATO A DECIDERE IN MODO ARBITRARIO SE UN ESSERE VIVENTE è IMPORTANTE O NO. Ogni essere vivente è uguale di fronte alla vita e la violenza è una sola; l’unica differenza è la vittima.
    Se la Sig. Geloni non capisce questo non ci si può stupire che il pianeta si sia trasformato in un’immensa macelleria.Il grande poeta latino Ovidio ha scritto: LA VIOLENZA VERSO GLI ANIMALI E’ TIROCINIO DELLA VIOLENZA VERSO GLI UOMINI. Invito la Sig. Geloni a riflettere sull’origine della barbarie della nostra società; per guarire dall’antropocentrismo basta alzare lo sguardo al di là dell’orizzonte e abbracciare tutta la comunità dei viventi, con i quali siamo in interrelazione profonda e indissolubile.
    P.S. Invito a informarsi un pò di più sulla biologia e l’etologia degli orsi e non basarsi su superstizioni e credenze popolari: l’orso ha paura dell’uomo (e giustamente) e se può si allontana, certo che se si sente in pericolo si difende come fa qualsiasi creatura al mondo.L’uomo è l’unica specie che uccide per il gusto di uccidere ed è sicuramente la più pericolosa e dannosa al mondo, talmente dannosa che sta mettendo a rischio la vita sul pianeta terra …altro che l’orso. Credo che ci sia pen poco per noi animali “umani” di cui andar fieri

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