Quantità e qualità per la 37ª edizione della Dieci Giorni Equestre, il classico appuntamento estivo di…
Lunedì 4 febbraio 2019 l’ Emiro Mohammed bin Rashid ha accolto Papa Francesco ad Abu Dhabi.
L’Emiro Mohammed bin Rashid nell’estate del 2002 era arrivato il Val di Fiemme per partecipare ai Concorsi Ippici con i suoi due figli.
Si è proprio lui, divenuto ora la massima autorità politica degli Emirati Arabi Uniti, l’Emiro Mohammed bin Rashid Al Maktum che nel luglio del 2002 portò a Predazzo oltre 40 cavalli di Endurance in occasione dei noti eventi equestri; prese alloggio in valle occupando con il proprio entourage tre alberghi di Cavalese e Tesero…
Raggiunse Predazzo con la sua famiglia a bordo di 3 elicotteri, partendo dall’aeroporto di Brescia, e manifestò tutta la sua ammirazione per le montagne di Fiemme che paragonò “ad un piccolo affascinante Himalaya! (Guido Travaglia)
<<il signor Mohammed bin Rashid Al Maktoum, “uno dei dieci uomini più ricchi al mondo”, giunto in val di Fiemme con i due figli (jet privato fino a Verona, poi tre elicotteri) per partecipare alla Dolomiti Long Race, gara di resistenza (o endurance che dir si voglia) a cavallo.
I due quotidiani locali hanno suonato la grancassa come più non si poteva: “Tutti pazzi per lo sceicco”, “Predazzo: arrivano gli sceicchi”, “Il principe atterra e fa sua la val di Fiemme”, “Sceicco, mille e una notte a Cavalese”, “Tutti in fibrillazione per il principe” – qualche titolo.
E in effetti, Sua Altezza e i due pargoli hanno fatto di tutto per corrispondere alle aspettative della stampa e dell’opinione pubblica; aspettative indotte in parte da antichissimi stereotipi, in parte dalla speranza che l’illustre ospite possa fungere da testimonial per un turismo d’élite. “Per la valle sarà una grande promozione” - dicono all’APT; e il sindaco di Cavalese precisava: “La sua presenza potrebbe innescare un processo di attrazione anche per altre persone, che permetterebbero di elevare la clientela”.
La comitiva – una settantina di persone, ma niente mogli, come qualcuno sperava per completare la favola – è ospitata in due alberghi, a Cavalese e a Stava: venti stanze più 3 suites principesche di 60 mq., tutte con Jacuzzi, doccia con idromassaggio, arredi tirolesi e Tv satellitari.
Dispongono di 7 Mercedes per gli spostamenti e hanno 25 cavalli (23 per l’Adige, che ne precisa il valore: oltre un miliardo – di lire, speriamo – l’uno, n.d.r.). Gli animali sono sistemati a Predazzo, all’interno di “un accampamento da Mille una Notte di 300 mq. (200 per l’Adige, n.d.r.) di tendopoli, stalle, bagni, salottini privati”.
Qualche giorno dopo apprendiamo che, a casa sua, di cavalli il principe “ne ha 4.500. E valgono centinaia di milioni (di lire, si spera, n.d.r.) l’uno. Nove (non erano 25 o 23?, n.d.r.) ne ha portati in Trentino col suo Jumbo con piscina”. Per dissetarli, vengono ordinate 1.200 bottiglie di acqua minerale, ed anche ”non meno di 50 quintali” di ghiaccio, che “serviranno per rinfrescare principi e purosangue durante la competizione”.
Gli esempi di sprechi e le manifestazioni di grandeur non si contano, raccontati dai giornali con divertita meraviglia: “La massaggiatrice chiamata da Bolzano per lo sceicco ha ricevuto una mancia da 500 euro e la stessa cifra è andata anche ai camerieri del ristorante dove la comitiva ha cenato”. Quando gli fanno trovare in camera delle mele golden, uno dei due pargoli subito ordina: “Buone, mandatemene venti casse a Dubai”. Quanto al principe, ha uno strano vezzo: quando beve acqua minerale, ”butta via la bottiglia dopo il primo sorso”. Qualcuno si è perfino accorto, informandone i giornali, che dopo aver fatto il bagno, lo sceicco “ha utilizzato nove asciugamani per avvolgere il suo regale corpo”.
Insomma, i ricconi del Dubai hanno fatto di tutto per venire incontro alle attese e al contempo stupirci; ma guai a loro appena vengono meno al cliché: “Qualcuno - leggiamo sul Trentino - è deluso di fronte a quello che sembra più un muratore pugliese in ferie che un principe: niente tunica candida, ma tenuta casual e berrettino da baseball”. E l’indomani, sullo stesso giornale e con pari finezza: “Non gli daresti una lira a Sua Altezza. E’ piccolo, magro, secco, pare un immigrato turco in Germania. Invece è molto più ricco di Berlusconi”.
E finalmente arriva la gara, che lo sceicco però non riesce a portare a termine. “Il principe getta la spugna: cavalcata troppo dura” - titola il Trentino, che spiega come dopo 50 dei 99 chilometri previsti “il suo purosangue aveva dei battiti cardiaci superiori alla norma consentita di 64 al minuto”. Comunque la comitiva appare soddisfatta: è stato un buon allenamento per i prossimi campionati del mondo. Dopo di che tutta la carovana riparte immediatamente per casa.
Molto meno compassato e di tutt’altro avviso l’Adige, che evidentemente si aspettava che lo sceicco vincesse e che tutto il gruppo restasse in Trentino per l’intera estate. Già il richiamo in prima pagina fa capire come l’idillio sia finito: “Gli sceicchi sono fuggiti. Delusione sceicchi a Predazzo: ritirati dalla gara ippica, sono già spariti”.
E l’articolo spiega:“Gli sceicchi del Dubai non sono come Lawrence d’Arabia… Preferiscono battere in ritirata quando la gara si fa dura”. Non volevano stancare i cavalli? Scuse: “In realtà i cavalieri non erano all’altezza. Non basta avere i cavalli migliori del mondo se poi non sai montare come si deve e dunque il babbo sceicco e i figli sceicchi hanno alzato le tende e se ne sono tornati nei loro palazzi kitsch dell’Emirato. Una vera e propria brutta figura”. >> (tratto da https://www.questotrentino.it/articolo/8153/sceicchi_e_case_chiuse)
Il viaggio di Francesco negli Emirati Arabi e l’incontro con il grande imam d’Egitto. Un viaggio storico per molti motivi, un Documento che firma un’alleanza sulla protezione dei luoghi di culto, sui valori non negoziabili, sui diritti delle donne, sull’opposizione al terrorismo religioso. E l’imam, per la prima volta, ha parlato a nome del mondo islamico.
«Conosco bene la penisola arabica, momento storico, impensabile pensare di celebrare una S. Messa all’aperto con una grande croce in quei paesi solo un anno fa. Non solo i musulmani ci invadono, anche noi cristiani ci facciamo largo nel cuore dell’Islam». Questo uno dei commenti più lucidi che ci è arrivato riguardo al viaggio di Papa Francesco negli Emirati Arabi. La “cristianizzazione” dell’Islam è una bella immagine per comprendere il delicato e decennale lavoro della Santa Sede nel cercare un’alleanza con l’area moderata dei musulmani contro il terrorismo e la persecuzione dei cristiani.
Un obiettivo che non viene capito dai guerrafondai cristiani, che scambiano tutto questo per una resa -accuse che colpirono anche Benedetto XVI e Giovanni Paolo II, nel 2001- e non si sentiranno sazi finché non vincerà il pugno duro e l’equazione generalizzante Islam = terrorismo. Non capiscono, così, di mettere ancora più in pericolo le comunità cristiane in Medio Oriente, tanto che il vicario di Aleppo, mons. Georges Abou Khazen, ha parlato di «visita storica non solo per l’Oriente, ma per tutto il mondo» nella quale si è affermato che «il dialogo deve essere la regola, la base di comportamento, relegando ai margini terroristi e fondamentalisti, un passaggio molto importante, anche per noi in Siria».
Il cuore dell’evento è stato l’incontro tra Francesco e il grande imam di Al-Azhar (Egitto), Ahmad Muhammad Al-Tayyib, i quali hanno firmato un Documento sulla fratellanza umana. La Santa Sede ha scelto un interlocutore importante e riconosciuto nel mondo musulmano, imam di un Paese con una relativa libertà (vietati i simboli cristiani ma libertà di partecipare alle celebrazioni eucaristiche), per mostrare ai musulmani che la convivenza è possibile, che la sharia -intesa come “guerra santa”- non è l’unica forma di essere islamici. «Questo viaggio», ha detto mons. Paul Hinder, vicario apostolico dell’Arabia meridionale, «potrebbe essere un esempio indicato ai Paesi vicini, una specie di segnale lanciato loro per dire che ‘sì, si può fare’”».
Il vicario di Aleppo, mons. Abou Khazenha anche sottolineato la prima messa pubblica in terra d’Arabia, davanti a più di 120mila persone e una nutrita delegazione musulmana. Una celebrazione in diretta televisiva, nella quale il Pontefice ha affermato in una nazione araba e musulmana che le religioni hanno il compito morale di negare l’appoggio a guerre e violenze. Da sottolineare le parole del Papa rivolte ai cristiani, chiedendo loro di non considerarsi più una “minoranza”: «Non siete minoranza, siete cittadini con tutti i diritti».
Durante l’incontro con Papa Francesco -con tanto di croce pettorale ben in vista-, l’imam Ahmad Muhammad Al-Tayyib ha parlato per la prima volta a nome di tutti i musulmani, impegnandosi in loro nome e ha invitato il mondo musulmano a proteggere i cristiani dove vi sono abusi e violenze, considerandoli ‘cittadini’ di pari livello. Un insistenza, quella della cittadinanza, fondamentale.
Ma c’è un altro passaggio importante. Il documento firmato tra il Papa e l’imam ha stabilito un’alleanza su alcuni valori comuni e a rischio nelle società Occidentali, quali la lotta alla povertà, la difesa dei luoghi di culto («attaccarli o minacciarli attraverso attentati o esplosioni è una deviazione dagli insegnamenti della religione»), la tutela della famiglia, il contrasto di politiche che favoriscono l’aborto e l’eutanasia, una ferma condanna al terrorismo e della vendita di armi ai movimenti terroristici che strumentalizzano la religione, un impegno comune nei confronti dei diritti delle donne, una stigmatizzazione al materialismo e all’individualismo che «pongono i valori mondani e materiali al posto dei principi supremi e trascendenti».
Dal raduno di Assisi del 1996 voluto da Giovanni Paolo II, la Santa Sede ha a lungo sostenuto un «atteggiamento equilibrato» quando si parla di dialogo con l’Islam, ha dichiarato l’arcivescovo Michael Fitzgerald, scelto da Benedetto XVI come interlocutore dell’Islam con la nomina a nunzio apostolico per l’Egitto. E’ un atteggiamento «critico, ma non ipercritico. Non è ingenua de dire “tutto è meraviglioso. Quando il Papa visita un paese non dice “le tue tende non sono disegnate correttamente”. Non critica immediatamente, stabilisce fiducia, innanzitutto. Questo è ciò su cui il Papa sta insistendo, e più incontri avvengono più cresce la fiducia». Sono anche le parole pronunciate dallo stesso Francesco: «Non abbiamo alternative, o costruiremo assieme l’avvenire o non ci sarà futuro».
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