Si mette l'euro, si tira la leva, il nastro a ruota gira. In un attimo…
Con una finestra di gioco di tre ore, che sarà replicata oggi, ha esordito ieri in Italia il poker cash, ultimo ritrovato dei Monopoli di Stato in fatto di giochi d’azzardo legali. In pochissimo tempo, come confermato da Lottomatica, migliaia di persone si sono collegate ad Internet per provare il nuovo “gioco”. E molte di più lo faranno nei prossimi giorni. Domani e giovedì, si potrà giocare dalle 8 alle 20, mentre da venerdì tutto il giorno. A differenza del poker online, la versione cash prevede che si giochi con soldi veri, con puntate da un minimo di 50 centesimi a un massimo di mille euro. Secondo le stime degli operatori, a regime il nuovo gioco dovrebbe produrre un giro d’affari di 1,5 miliardi al mese. Cifre enormi che danno l’idea della vastità del fenomeno. E della gravità dei problemi che produce, a partire dalla piaga del gioco compulsivo. Proprio per questo motivo, ieri il senatore Raffaele Lauro (Pdl), che da anni si batte in Parlamento per limitare la proliferazione del gioco d’azzardo, ha parlato di «nuova fiera delle illusioni», sollecitando una commissione parlamentare d’inchiesta. Di «vera tassa sui poveri che alimenta gli affari della criminalità», ha invece parlato l’associazione Libera.
«Il gioco è sfuggito di mano e sta producendo danni sociali gravissimi. Se fino a ieri ci domandavano quale fosse il limite di sostenibilità della diffusione del gioco d’azzardo in Italia, oggi possiamo dire che questo limite è stato ampiamente superato».
Va dritta al cuore del problema, Daniela Capitanucci, psicologa e psicoterapeutica, presidente dell’associazione di promozione sociale “Azzardo e nuove dipendenze” di Gallarate (Varese): il poker cash farà molto male alla salute di migliaia di persone. Il rischio di diventare giocatori compulsivi è infatti molto alto e chi si ammala non riesce più a fare a meno di giocare. Molto spesso rovinandosi e gettando sul lastrico la famiglia.
Quante italiani giocano d’azzardo?
Un dato elaborato dal Cnr nel 2008 dice che gioca abitualmente il 2% della popolazione generale, compresi quindi i neonati e i centenari. Stiamo parlando, insomma, di oltre 1,2 milioni di persone.
A quanto ammonta il giro d’affari complessivo?
È letteralmente esploso in questi ultimi anni. Se nel 2004 si attestava intorno ai 24 miliardi di euro, l’anno scorso ha chiuso a quota 61 miliardi, mentre quest’anno arriverà a sfondare i 70 miliardi di euro. Cifre spaventose che, dopo l’introduzione di questi nuovo giochi on line, sono purtroppo destinate ad aumentare.
Giocano più gli uomini o le donne?
Sicuramente gli uomini anche se la forbice si sta riducendo. Il fatto grave è che il gioco d’azzardo interessa tutte le fasce sociali e tutte le categorie professionali e, per ogni gioco, esiste uno specifico target. Il poker cash, per esempio, è rivolto a un pubblico giovane, con un discreto livello culturale e la capacità di sapersi muovere nella rete di Internet.
Perché giocare d’azzardo è così pericoloso?
Perché a un certo punto non si riesce più a smettere, il gioco diventa patologico e ci si può anche rovinare e distruggere la vita altrui. Sono purtroppo migliaia le famiglie italiane finite sul lastrico perché un proprio membro si è giocato tutto al tavolo verde. Pensiamo poi a quanti arrivano a sottrarre denaro sul posto di lavoro per mantenere questo vizio.
Eppure è lo Stato che incentiva questi giochi, sostenendo che hanno anche una finalità sociale. Il poker cash servirà a ricostruire l’Abruzzo terremotato…
Vedo molta demagogia. Intanto mi piacerebbe davvero verificare quanti di questi soldi andranno alla ricostruzione e quanti, invece, prenderanno altre strade. E poi, credo che lo Stato avrebbe fatto meglio a chiedere agli italiani di partecipare a una sottoscrizione per l’Abruzzo, anziché promuovere un nuovo gioco d’azzardo. Avrebbe raccolto più soldi e fatto meno danni.
Su chi ricadono, in definitiva, questi problemi?
In buona parte sulle famiglie dei giocatori compulsivi, visto che il gioco d’azzardo patologico non compare in nessun prontuario sanitario e non è inserito tra i Lea, i Livelli essenziali di assistenza. Insomma, prima lo Stato crea il problema e poi se ne lava le mani, abbandonando le famiglie, che non sanno dove far curare i propri cari ammalati.
Sarà possibile invertire la marcia, restringendo e non allargando le aree di gioco?
Qualcosa si muove. La giunta regionale del Piemonte sta lavorando per rimuovere le slot machines dai luoghi pubblici. Il problema è che queste iniziative si scontrano con lobby potentissime, con agganci in Parlamento, che invece si muovono per diffondere sempre più il gioco d’azzardo in Italia.
Avvenire.it
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