Luvungi, 15 gennaio 2014 - Carissimi amici di PredazzoBlog, scrivo oggi per la prima volta…
Torno ora da là e non ho parole per esprimere tanto dolore. Tantissima gente ci è vicina, padri, suore di altre congregazioni, sacerdoti, gente semplice, tutti sono là a sostenerci nel nostro dolore e nel non capire il perchè di questo gesto così crudele.
Affidiamo alla bontà misericordiosa del Signore le nostre sorelle e preghiamo per chi ha ucciso con tanta violenza.
Grazie per la vostra vicinanza, affetto e preghiera. In settimana, con l’aiuto del console italiano in Burundi e delle autorità burundesi e congolesi, speriamo far giungere i corpi qui in Congo e salire con loro fino a Bukavu, sostando a Uvira e Luvungi, missioni dove le nostre tre sorelle hanno lavorato a lungo, nella pastorale, all’ospedale e nella formazione delle ragazze e mamme.
Saranno sepolte a Bukavu – Panzi, il nostro cimitero saveriano.
Che questo sangue versato per amore aiuti noi, questa chiesa locale, tutti a guardare a Cristo Crocifisso e Risorto e al quale abbiamo donato la vita per la missione, fino alla morte.
Un forte abbraccio, contando sulla vostra preghiera.
Delia e sorelle
In questa foto fatta a Bujumbura l’anno scorso, le sorelle in questione sono le tre in primo piano: Lucia è quella in primo piano con la gonna blu, Olga è quella seduta con la maglia rossa sulle spalle e Bernardetta è quella alla sinistra di Olga.
Mettiamo tutte nelle mani di Dio che sa.
Un forte abbraccio, Delia
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Il cordoglio di Francesco per l’uccisione delle tre suore saveriane italiane Olga Raschietti, Lucia Pulici e Bernardette Boggian a Kamenge, in Burundi, definite generose testimoni del Vangelo. «Il loro sangue sia seme di fraternità». E padre Pulcini, superiore dei missionari saveriani nel Paese dice: «Facevano un lavoro straordinario per la parrocchia, per la Chiesa, servizi semplici…»
Shock per un delitto efferato e senza una spiegazione plausibile. E un movente, quello della rapina, che convince poco. La morte delle tre suore saveriane italiane Olga Raschietti, Lucia Pulici, e Bernardette Boggian a Kamenge, inBurundi, ha gettato nello sconforto la Congregazione al quale è arrivato il messaggio di cordoglio e speranza di papa Francesco che si è detto «profondamente colpito dalla tragica morte» delle religiose. In un telegramma inviato a suo nome dal segretario di Stato, Pietro Parolin alla superiora generale delle missionarie saveriane, suor Ines Frizza, Bergoglio ha auspicato che «il sangue versato diventi seme di speranza per costruire l’autentica fraternità tra i popoli» assicurando «la sua viva partecipazione al profondo dolore» attraverso la preghiera per queste «generose testimoni del Vangelo» e la propria benedizione ai famigliari, alle consorelle e a tutti coloro che piangono la scomparsa delle due suore italiane.
Padre Mario Pulcini, superiore dei missionari Saveriani in Burundi, che operava insieme alle religiose da molti anni, ha raccontato a Radio Vaticana chi erano le tre sorelle uccise barbaramente:
«Le tre consorelle erano qui a Kamenge da circa sette anni», ha detto. «Prima avevano lavorato in Congo, tutte e tre. Poi quando hanno aperto una comunità qui a Kamenge, hanno deciso di venire a condividere il nostro lavoro qui.
Suor Lucia Pulici ha lavorato soprattutto a livello di sanità: aveva curato migliaia di malati. Faceva un lavoro straordinario per la parrocchia, per la Chiesa, servizi semplici… Era molto ben voluta dalla gente.
Olga aveva lavorato anche lei tanti anni in Congo nella catechesi, nella pastorale dell’ insegnamento… Però aveva una grandissima sensibilità per gli ammalati. Tutti i giorni veniva: “Sono andata da questo, da quest’altro…Sta male, gli ho portato un po’ di latte, un po’ di cose…”.
E Bernardetta, che è stata superiora per parecchi anni, anche nella direzione generale, si dedicava soprattutto a scuola di taglio e cucito per ragazze. Veramente è una grandissima perdita per noi, per Kamenge, per la Chiesa nel Burundi e io penso anche per il Congo adesso».
Articolo da Famiglia Cristiana
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Aggiornamento da l’Avvenire 10.9.2014
L’intervista a Suor Delia Guadagnini
Le parole più toccanti, nelle ore del dolore per la morte delle tre missionarie saveriane in Burundi arriva dalle loro consorelle. “Qualunque siano le circostanze della loro uccisione – scrive la congregazione delle Missionarie di Maria – essa, nel percorso di vita di Lucia, Olga, Bernardetta è stata non l’interruzione o l’impedimento di una missione, ma il suo compimento. Perché le nostre sorelle erano tornate volentieri in Burundi. Perché la logica della loro vita era spenderla tutta per Cristo e per il popolo ove egli le aveva poste, con uno slancio che aveva in sé il desiderio di giungere alla totalità. Erano partite non perché intestardite dalla volontà del ritorno, neppure gemendo sotto un’obbedienza subita, ma con slancio e con fede, accettando il rinnovarsi di un mandato”.
“Le suore uccise verranno sepolte in Africa, è un segno di amore fino alla fine”: a parlare così è l’ex superiora regionale delle Saveriane Bujumbura. “Tutte e tre le suore uccise avevano seri problemi di salute, ma tutte avevano chiesto, quasi puntando i piedi, di poter tornare in Burundi e dare la vita fino alla fine” dice all’Agenzia Fides suor Delia Guadagnini, ex superiora regionale delle Missionarie Saveriane per la Repubblica Democratica del Congo e il Burundi, che conosceva molto bene le tre missionarie saveriane italiane, suor Lucia Pulici, suor Olga Raschietti e suor Bernardetta Boggian, uccise tra dmenica e lunedì nella missione di Kamenge, un quartiere settentrionale di Bujumbura (capitale del Burundi), presso la parrocchia dedicata a San Guido Maria Conforti.
Suor Delia, che si trova a Uvira (nella Repubblica Democratica del Congo) dall’altro lato del lago Tanganica rispetto a Bujumbura, è stata nella missione ieri mattina. “Torneremo domani (mercoledì, ndr) a Bujumbura per i funerali. Poi inizieremo il lungo viaggio per trasferire le salme delle sorelle uccise nel cimitero saveriano di Bukavu (nell’est della RdC)”. Una tappa intermedia sarà nella missione di Luvungi, dove è stata preparata una lunga veglia notturna. Giovedì infine le salme saranno trasportate a Bukavu, per un ultimo incontro di preghiera prima della sepoltura. “Non ci sarà il rimpatrio delle salme per volontà espressa dalle nostre sorelle missionarie e perché la gente, che hanno amato e servito, desidera che rimangano con loro”, conclude suor Delia.
Da Bujumbura intanto arrivano notizie importanti: l’assassino delle tre suore è stato arrestato e ha confessato il delitto. Le prove, del resto, erano schiaccianti: l’uomo aveva con sé il cellulare di una delle suore assassinate e la chiave del convento. Secondo il portavoce della polizia l’uomo avrebbe agito da solo e il movente sarebbe proprio il furto. Il killer dopo aver ucciso le prime due suore, sarebbe tornato nel convento per massacrare anche la terza. La polizia ha anche detto che l’uomo ha agito con particolare efferatezza e crudeltà sulle tre povere sorelle inermi. La ricostruzione lascia comunque ancora qualche dubbio.
Oggi alle 18,30 in Cattedrale, il Vescovo di Parma, monsignor Enrico Solmi, ha presieduto la celebrazione in suffragio delle tre religiose.
Il ministro degli Esteri Federica Mogherini in un’audizione al Senato ha voluto “rivolgere un pensiero alle tre suore uccise” e ha voluto sottolineare che “non possiamo fare finta di niente davanti a un tema gravissimo”, quello “dell’attacco ai cristiani che in molte parti del mondo sta diventando un fenomeno drammatico”.
(Suor Bernardetta Boggian)
(Suor Lucia Pulici)
Il fatto. Dolore e sgomento in tutto il mondo religioso e non solo per l’uccisone di tre missionarie saveriane in Burundi, assalite nella loro parroccchia a Kamenge (Bujumbura). Sono morte nel cuore di quell’Africa a cui avevano dedicato la vita da missionarie per aiutare gli ultimi nel nome del Vangelo. Suor Lucia Pulici e suor Olga Raschietti, di 75 e 83 anni, sono state uccise domenica pomeriggio. Suor Bernardetta Boggian, 79 anni, anch’essa saveriana, è stata uccisa successivamente, nella notte tra domenica e lunedì, dopo l’omicidio delle prime due.
(Suor Olga Raschietti)
Le tre sorelle vivevano nel quartiere più disagiato di Bujumbura, luogo di violenti scontri tra etnie Hutu e Tutsi. Insieme con i missionari saveriani promuovevano la conciliazione fra etnie, aprendo laboratori di formazione lavoro per i giovani e le donne del posto. Suor Bernardetta Boggian sarebbe stata decapitata. Lo ha detto all’agenzia France Presse il vice direttore generale della polizia burundese, Godefroid Bizimana, aggiungendo che “tutte e tre sono state violentate”. Circostanza però smentita dalla vicaria generale delle missionarie saveriane di Parma, suor Silvia Marsili (LEGGI).
La testimonianza. “Un episodio del tutto inaspettato, un enorme dolore…”: così padre Mario Pulcini, superiore dei missionari saveriani in Burundi, ha riferito all’agenzia Misna: “Verso le 16 di domenica la sorella Bernardetta è venuta nel mio ufficio chiedendo notizie delle sorelle Lucia e Olga che erano rimaste a casa mentre lei e la sorella Mercedes si erano recate all’aeroporto per accogliere le altre sorelle di ritorno in Burundi dal loro capitolo generale a Parma. C’era apprensione soprattutto perché dall’interno della casa non c’erano segnali di vita, tutto era chiuso e con le tende tirate” racconta padre Pulcini. Dopo alcune ricerche è stata proprio suor Bernadetta a trovare una porta di servizio laterale alla loro casa aperta e, una volta entrata con altre consorelle, i corpi senza vita di Olga e Lucia. Sono state quindi allertate le autorità civili, militari e giudiziarie e religiose; si è proceduto ai primi accertamenti e sono iniziati gli interrogatori, soprattutto al personale di casa. Nonostante l’accaduto, le religiose della missione hanno deciso di restare a dormire nella loro casa. “Poi questa notte (due notti fa, ndr) – dice ancora padre Pulcini – le sorelle sono tornate a chiamarmi, temevano che l’aggressore fosse in casa. Quando siamo riusciti ad entrare abbiamo trovato anche suor Bernardetta, senza vita”. L’aggressore – o uno degli aggressori - dunque, era forse rimasto in casa.
Papa Francesco: loro sangue diventi seme di fraternità. In un telegramma inviato a suo nome dal segretario di Stato,Pietro Parolin, alla superiora generale delle missionarie saveriane, suor Ines Frizza, papa Francesco inoltre assicura “la sua viva partecipazione al profondo dolore” delle saveriane per l’uccisione delle ”generose testimoni del Vangelo” e invia la propria benedizione ai famigliari, alle consorelle e a tutti coloro che piangono la scomparsa delle suore italiane. Il Papa, “profondamente colpito dalla tragica morte” delle suore, auspica che “il sangue versato diventi seme di speranza per costruire l’autentica fraternità tra i popoli”.
Monsignor Evariste Ngoyagoye, arcivescovo di Bujumbura, si dice choccato. Nel “rendere omaggio ai missionari saveriani, specialmente le missionarie saveriane che stanno soffrendo in questo momento invio loro le mie condoglianze, alle famiglie delle vittime, per la perdita di queste donne che si sono totalmente spese per la missione”.
Aggiornamento al 10.9.2014 da Avvenire
Commozione. Dolore. Un forte sentimento di gratitudine. Diverse migliaia di persone hanno assistito a Bujumbura ai funerali delle tre suore italiane trucidate domenica nel loro convento, nella zona nord della capitale del Burundi. Alla Messa erano presenti anche molti religiosi e decine di diplomatici stranieri che hanno voluto rendere omaggio alle anziane missionarie saveriane Olga Raschietti, Lucia Pulici e Bernardetta Boggian.
Poi le salme delle tre donne sono state trasferite a Bukavu, nella Repubblica democratica del Congo. Nel vicino Paese africano le religiose avevano per anni testimoniato la loro fede, sempre al servizio dei poveri, prima di arrivare in Burundi. E lì che domani verranno sepolte nel cimitero di Panzi, accanto ad altri missionari morti o uccisi nel Continente africano.
Raggiunto dalla Radio Vaticana il padre saveriano Rubén Macìas ha detto che alla Messa oltre ai vescovi del Burundi erano presenti tante autorità “e, soprattutto, c’era un popolo di Dio che soffre di questa violenza, che vuole proclamare che l’amore deve vincere tutto. Una moltitudine di gente”.
Tra le persone “Ci sono sentimenti contrastanti – ha aggiunto padre Macìas – perché sono state assassinate con una violenza, con una crudeltà inimmaginabili… Erano delle sorelle piene d’amore! In questa cerimonia abbiamo voluto proclamare proprio questo: l’amore che vince malgrado tutto. L’arresto di quell’uomo che è stato fermato ieri ha dato un po’ di sollievo ai nostri cuori, ma quella violenza non può vincere l’amore di queste sorelle che hanno dato la loro vita, più di 40 anni, per l’Africa”
Il presidente della Conferenza episcopale del Paese africano, Gervais Banshimiyubusa, ha intanto chiesto l’istituzione di una commissione indipendente che permetta di scoprire “la verità” sulla brutale aggressione. Segno che ancora non convince appieno la confessione del 33enne che ha sostenuto di aver ucciso le tre missionarie saveriane dopo aver scoperto che il convento sorge su un terreno che era di proprietà della sua famiglia.
Anche padre Macìas in merito ai dubbi che restano sull’assassino, ha qualcosa da dire: “Occorre sapere se ha operato da solo. Lui ha confessato. La polizia è sicura che aveva il numero di telefono della sorella Lucia e anche la chiave della casa. Allora sono tanti, tanti, gli elementi per dire che sia lui l’assassino. Io l’ho visto, sono stato di fronte a lui, occhi negli occhi… Non è un matto: è un uomo che sapeva quello che faceva. Allora lo ha fatto da solo? È questo il nostro interrogativo”.
Di certo la motivazione indicata dal giovane arrestato nella confessione, cioè che le suore stessero in un edificio costruito sopra un terreno appartenente alla sua famiglia, lascia attoniti. “Quella è una bugia! – sostiene infatti padre Macìas -. Le sorelle non hanno proprietà. Vivevano nella proprietà della parrocchia che appartiene alla diocesi. È una bugia grande come il pianeta Terra!” Quindi le vere motivazioni che hanno spinto a questo orribile triplice omicidio restano tutte da chiarire. “Perché – aggiunge il religioso – è incomprensibile un fatto del genere; conosceva i movimenti delle suore, sicuramente conosceva la casa … Nulla può spiegare una violenza del genere. Non è umano! Non è umano!”
In quanto alla sicurezza dei missionari il saveriano ha ricordato che “ogni missionario che viene in terra di missione sa che può trovare questo rischio. Non possiamo avere la sicurezza. Noi siamo missionari, non siamo politici o altre persone che hanno bisogno di una sicurezza totale. La nostra sicurezza è Cristo e il Vangelo che proclamiamo: il resto è nulla. La notte, quando suor Bernardetta è stata uccisa, la parrocchia era circondata da un centinaio di poliziotti e nonostante questo sappiamo cosa è accaduto. Questo solo per dire che non è una questione di sicurezza; purtroppo questo cose accadono quando il Vangelo dell’amore si predica in mondo violento come questo. La croce di Cristo non è una croce che dobbiamo temere. Dobbiamo portarla perché sappiamo che c’è la risurrezione. Noi saveriani rimaniamo qui. Queste tre martiri si aggiungono agli altri tre martiri precedenti: sono sei i martiri saveriani in questa terra. Questo non ci spinge a partire, ma piuttosto ci incoraggia a rimanere; significa che abbiamo ancora bisogno di proclamare il Vangelo in questa terra, perché il Vangelo non è ancora arrivato nel cuore di tanti burundesi”.
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