“Viva don Bosco” il recital dei ragazzi dell’Oratorio

Da il 19 maggio 2015
viva don bosco predazzo

Tanti auguri Giovanni Bosco! 

Dovrai farteli amici non con le percosse ma con la mansuetudine e la carità. Su, parla, spiegagli che il peccato è una cosa cattiva e che l’amicizia con il Signore è un bene prezioso».

Sono alcune delle parole sentite in sogno all’età di 9 anni da Giovanni Melchiorre Bosco ovvero don Bosco, colui che ha fondato le congregazioni dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice sparse in tutto il mondo (in ben 132 paesi) al servizio dei giovani, dei poveri e dei sofferenti, con scuole di ogni ordine e grado, ospedali, dispensari, oratori e parrocchie. Parole che hanno segnato l’intera sua vita.

In tutto il mondo lo chiamano ancora semplicemente don Bosco. Diventato santo 80 anni fa, nel 1934, Giovanni Bosco, il santo dei ragazzi resta il ‘don’ che ha fondato i Salesiani perché aveva come ‘faro’ un altro santo, Francesco di Sales.

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Il video celebrativo del bicentenario della nascita di Don Bosco

Cenni biografici di San Giovanni Bosco

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Giovannino Bosco nacque il 16 agosto 1815 in una piccola frazione di Castelnuovo D’Asti, in Piemonte, chiamata popolarmente “i Becchi”.

Ancora bimbo, la morte del babbo gli fece sperimentare il dolore di tanti poveri orfanelli dei quali si farà padre amoroso. Trovò però nella mamma Margherita, un esempio di vita cristiana che incise profondamente nel suo animo.

A nove anni ebbe un sogno profetico: gli parve di essere in mezzo a una moltitudine di fanciulli intenti a giocare, alcuni dei quali, però, bestemmiavano. Subito Giovannino si gettò sui bestemmiatori con pugni e calci per farli tacere; ma ecco farsi avanti un Personaggio che gli dice: “Non con le percosse, ma con la bontà e l’amore dovrai guadagnare questi tuoi amici. Io ti darò la Maestra sotto la cui guida puoi divenire sapiente, e senza la quale, ogni sapienza diviene stoltezza”. Il personaggio era Gesù e la Maestra Maria Santissima, alla cui guida si abbandonò per tutta la vita e che onorò col titolo di “Ausiliatrice dei cristiani”. Fu così che Giovanni volle imparare a fare il saltimbanco, il prestigiatore, il cantore, il giocoliere, per poter attirare a sé i compagni e tenerli lontani dal peccato. “Se stanno con me, diceva alla mamma, non parlano male”.

Nel 1826 ad 11 anni fece la Prima Comunione. Nel novembre 1831 Giovanni scende a Chieri. Vi trascorrerà dieci anni della sua vita. Vivendo a pensione e pagandosi le spese con mille espedienti, può frequentare le scuole pubbliche.

Volendosi far prete, per dedicarsi tutto alla salvezza dei fanciulli, mentre di giorno lavorava, passava le notti sui libri, finché all’età di vent’anni poté entrare in Seminario a Chieri ed essere ordinato Sacerdote a Torino nel 1841, a ventisei anni.

Nell’ottobre 1836 indossa infatti la veste talare dei chierici ed entra nel Seminario di Chieri. Ha deciso di diventare sacerdote.

Il 5 giugno 1841 Giovanni Bosco è consacrato Sacerdote dall’Arcivescovo di Torino, mons. Fransoni, nella cappella dell’Arcivescovado. Il giorno dopo dice la sua prima Messa all’altare dell’Angelo Custode nella chiesa di san Francesco d’Assisi. Lo assiste don Cafasso, che diventerà la guida spirituale della sua vita.

In quei tempi Torino era ripiena di poveri ragazzi in cerca di lavoro, orfani o abbandonati, esposti a molti pericoli per l’anima e per il corpo. Don Bosco incominciò a radunarli la Domenica, ora in una Chiesa, ora in un prato, ora in una piazza per farli giocare ed istruire nel Catechismo finché, dopo cinque anni di enormi difficoltà, riuscì a stabilirsi nel rione periferico di Valdocco e aprire il suo primo Oratorio.

Nell’Autunno 1844 inizia la “migrazione” dell’Oratorio di don Bosco in diversi luoghi della città: presso l’Opera della Marchesa Barolo, nel cimitero di san Pietro in Vincoli, presso i Molini di città, in casa Moretta, in un prato dei fratelli Filippi. Dovunque i ragazzi sono mal sopportati per il loro chiasso. Don Bosco è sospettato di ribellione alle autorità civili e addirittura di pazzia.

Nel Settembre 1845 quando l’Oratorio è presso i Molini di città, don Bosco fa uno degli incontri fondamentali della sua vita. Lo avvicina un ragazzetto pallido, 8 anni, orfano di padre: Michelino Rua. Diventerà suo braccio destro, e suo successore alla testa della Congregazione Salesiana.

Il 12 aprile 1846 l’Oratorio si trasferisce sotto una tettoia affittata da Francesco Pinardi, in Valdocco. È il giorno di Pasqua, ed è il suo trapianto definitivo.

Nell’Oratorio i ragazzi trovavano vitto e alloggio, studiavano o imparavano un mestiere, ma soprattutto imparavano ad amare il Signore: San Domenico Savio era uno di loro.

Don Bosco era amato dai suoi “birichini” (così egli li chiamava) fino all’inverosimile. A chi gli domandava il segreto di tanto ascendente rispondeva: ” Con la bontà e l’amore cerco di guadagnare al Signore questi miei amici”. Per essi sacrificò tutto quel poco denaro che possedeva, il suo tempo, il suo ingegno che aveva fervidissimo, la sua salute. Con essi si fece santo. Per essi ancora fondò la Congregazione Salesiana, formata da sacerdoti e laici che vogliono continuare l’opera sua e alla quale diede come “scopo principale di sostenere e difendere l’autorità del Papa”.

Volendo estendere il suo apostolato anche alle fanciulle fondò, con Santa Maria Domenica Mazzarello, la Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

I Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice si sparsero in tutto il mondo al servizio dei giovani, dei poveri e dei sofferenti, con scuole di ogni ordine e grado, istituti tecnici e professionali, ospedali, dispensari, oratori e parrocchie.

La missione a cui il Signore chiamò Don Bosco attraverso i sogni e i richiami della realtà è vasta. Ma i giovani sono sempre l’elemento inconfondibile. La loro presenza diede alla missione di Don Bosco il suo tratto caratterizzante. “Io per voi studio, per voi lavoro, per voi sono disposto anche a dare la vita” soleva dire Don Bosco.

Ma insieme al “campo” Don Bosco intravide la finalità originale della sua missione: rivelare ai giovani poveri l’amore di Dio. Intuì pure i principi ispiratori di uno stile pastorale adeguato a questa finalità: quello del Buon Pastore.

Con Don Bosco si riafferma la preferenza per la gioventù povera, abbandonata, pericolante, che ha maggior bisogno di essere amata ed evangelizzata specialmente nei luoghi di più grave povertà.

La percezione del disegno di Dio su ogni giovane e la comprensione dell’anima del ragazzo portarono Don Bosco ad elaborare un “progetto”, frutto di vita spirituale, di esperienza pratica, di dialogo con altri educatori.

Egli lo esprime in formule brevi, in aneddoti, in consigli agli educatori. Ogni tanto tenta anche delle sintesi. Ma soprattutto lo imprime nelle sue opere attraverso i seguenti elementi:
la volontà di stare tra i giovani condividendo la loro vita; la comprensione dei dinamismi e desideri profondi del ragazzo: il desiderio di amore, di conoscenza, di senso; la risposta educativa che si fonda sulla ragione, la religione, l’amorevolezza; il criterio preventivo: esperienza gioiosa del “bene”;
le condizioni dell’ambiente educativo; ciò che ispira e dà il tono a tutto; la familiarità che crea corrispondenza e desiderio di crescita. Tutto questo dà luogo al metodo del Sistema Preventivo i cui elementi fondamentali sono: l’atteggiamento profondo del Buon Pastore da parte dell’Educatore; l’assistenza: lo stare con i giovani; l’intenzione esplicita di provocare una risposta di affetto e gioia, dunque di corresponsabilità e partecipazione; l’appello alle forze interiori; alcuni momenti fondamentali in cui tutto ciò si realizza: l’ambiente, il gruppo, il rapporto personale;

Dedicò tutto il suo tempo libero, che spesso sottrasse al sonno, per scrivere e divulgare facili opuscoli per l’istruzione cristiana del popolo.

Fu, oltre che un uomo dalla carità operosissima, un mistico tra i più grandi.

Tutta la sua opera trasse origine dalla intima unione con Dio che fin da giovane coltivò gelosamente e si sviluppò nell’abbandono filiale e fedele al disegno che Dio aveva predisposto per lui, guidato passo passo da Maria Santissima, che fu l’Ispiratrice e la Guida di tutto il suo operato.

Ma la sua perfetta unione con Dio fu, forse come in pochi Santi, unita ad un’umanità tra le più ricche per bontà, per intelligenza e per equilibrio, alla quale si aggiunge il pregio di una conoscenza eccezionale dell’animo, maturata nelle lunghe ore trascorse quotidianamente nel ministero delle confessioni, nell’adorazione al Santissimo Sacramento e nel continuo contatto con i giovani e con persone di ogni età e condizione.

Nel Luglio 1846 Don Bosco contrae una Malattia quasi mortale. La guarigione è strappata alla Madonna dalle preghiere dei giovani lavoratori che frequentano l’Oratorio.

Il 3 novembre 1846 dopo una lunga convalescenza passata ai Becchi, don Bosco ritorna all’Oratorio accompagnato dalla madre Margherita, che viene a fare da mamma ai suoi ragazzi. In due stanze prese in affitto inizia la scuola.

Nel Dicembre 1847 apre nei pressi di Porta Nuova un secondo Oratorio, e lo dedica a San Luigi.

Nel 1851 Don Bosco acquista casa Pinardi, che finora ha affittato. Inizia la costruzione della chiesa dedicata a san Francesco di Sales, che verrà terminata e consacrata nel 1852. Firma i primi contratti di apprendistato per i suoi ragazzi che vanno a lavorare in città, anticipando l’azione sindacale a difesa dei giovani apprendisti.

E’ il 1853 Don Bosco fonda le Letture Cattoliche, piccoli libri mensili per l’istruzione cristiana della gente. Iniziano a funzionare nell’Oratorio i primi laboratori professionali, e si sviluppano le scuole interne.

Il 26 gennaio 1854 Don Bosco propone a quattro giovani (Rua, Cagliero, Rocchietti, Artiglia) la fondazione dei Salesiani: si tratta di fare una promessa di impegnarsi “nella carità verso il prossimo”.

Il 29 ottobre 1854. Entra all’Oratorio Domenico Savio, il “ragazzo santo “.

Il 25 marzo 1855. Michele Rua fà voto di povertà, castità e obbedienza nelle mani di don Bosco. È il primo Salesiano.

Nel 1857 Don Bosco comincia a scrivere le Regole dei Salesiani.

E’ il 1858 don Bosco si reca a Roma, per presentare la sua opera al Papa. Pio IX lo invita a scrivere le ” cose meravigliose ” che sono all’origine della sua opera. E’ l’inizio di un proficuo rapporto e collaborazione di Don Bosco con i Papi. Il 18 dicembre 1859 nasce ufficialmente la Congregazione Salesiana. Con don Bosco, i primi salesiani sono diciotto.

Nel 1860 Muore don Giuseppe Cafasso, il grande consigliere spirituale di don Bosco. Uno dei primi ragazzi di don Bosco, Michele Rua, diventa prete.

E’ il 1866 Don Bosco fa opera di mediazione tra Santa Sede e Governo italiano per il ritorno alle loro diocesi di 45 vescovi “esiliati” e per l’elezione di nuovi vescovi.

Il 1° marzo 1869. La Pia Società Salesiana è approvata dalla Santa Sede.

Il 7 dicembre 1871 Don Bosco cade gravemente ammalato mentre visita la casa salesiana di Varazze. La malattia dura 50 giorni.

E’ il 5 agosto 1872 nasce la Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che affianca l’opera dei Salesiani. Superiora è Maria Mazzarello, che insieme a dieci altre giovani in questo giorno riceve l’abito e fa i voti religiosi.

Il 3 aprile 1874 vengono definitivamente approvate dalla Santa Sede le Regole della Società Salesiana

L’11 novembre 1875 iniziano le Missioni Salesiane. Capeggiati da don Giovanni Cagliero partono per l’America del Sud i primi dieci missionarl.

Nel 1876 Don Bosco fonda, con l’approvazione della Santa Sede, la terza famiglia salesiana: i Cooperatori. Essi dovranno ” aiutare la Chiesa, i Vescovi, i Parroci promuovendo il bene secondo lo spirito della Società Salesiana”.

Il 7 dicembre 1884 uno dei primi ragazzi di don Bosco viene consacrato vescovo: mons. Giovanni Cagliero. Egli riparte subito dopo per le missioni dell’Argentina Meridionale. Sarà poi eletto Cardinale.

Nell’aprile del 1866 Don Bosco raggiunge la Spagna, e vi rimane trenta giorni elemosinando per il Tempio del Sacro Cuore e per le sue Opere. È un viaggio trionfale, che apre uno splendido avvenire alla Congregazione Salesiana in Spagna.

Nell’aprile del 1877 Don Bosco scende un’ultima volta a Roma. La sua salute è a pezzi.

Don Bosco ha formato generazioni di santi perché ha richiamato i suoi giovani all’amore di Dio, alla realtà della morte, del giudizio di Dio, dell’Inferno eterno, della necessità di pregare, di fuggire il peccato e le occasioni che inducono a peccare, e di accostarsi frequentemente ai Sacramenti.

“Miei cari, io vi amo con tutto il cuore, e basta che siate giovani perché io vi ami assai”. Amava in modo che ognuno pensava di essere prediletto.
“Troverete scrittori di gran lunga più virtuosi e più dotti di me, ma difficilmente potrete trovare chi più di me vi ama in Gesù Cristo e più di me desidera la vostra vera felicità”.

Stremato di forze per l’incessante lavoro, si ammalò gravemente. Particolare commovente: molti giovani offrirono per lui al Signore la propria vita. “Ciò che ho fatto, l’ho fatto per il Signore. Si sarebbe potuto fare di più. Ma faranno i miei figli…La nostra Congregazione è condotta da Dio e protetta da Maria Ausiliatrice”.

Una delle sue raccomandazioni fu questa: “Dite ai giovani che li aspetto in Paradiso”.

Spirava all’alba del 31 gennaio 1888, nella sua povera cameretta di Valdocco, all’età di 72 anni.

Il 1 Aprile 1934, Pio XI, che ebbe la fortuna di conoscerlo personalmente, lo proclamò Santo.

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