Vi presentiamo: SuperZip, il nostro inviato speciale che attraversando in un zip tempo e spazio è in grado di raccontarci “in tempo reale” le cronache del passato realmente accadute a Predazzo e dintorni.
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Dal nostro inviato SuperZip:
Si eccovi collegati dalla piazza di Predazzo, precisamente dalla Crosèra, sono le ore 12.04 del 28 febbraio 1945.
La campana della chiesa ha da poco finito di suonare il mezzodì e nella piazza ci sono poche persone, ma ecco sta uscendo ora dalle scuole del corso di avviamento un nugolo di ragazzine che hanno finito la lezione.
Bene, adesso il vociare sta sciamando e tutte stanno andando verso le loro case, è tornata la calma di prima, hei..ma ecco qui ho trovato un foglio per terra proprio vicino alla pozzanghera… per un pelo.. lo prendo e lo leggo…
“Tema: Esame di coscienza
Oggi la Signorina Maestra ci tenne in castigo ,brutta cosa nevvero? Mi vergogno a dire, sta male dover castigare ragazze grandi del Corso avviamento, non siamo più bambine di prima o di seconda elementare e possiamo benissimo comprendere certe cose . Ritornai a casa verso le dodici, la mamma mi chiese “dove sei stata ?” io abbassando il capo vergognosamente risposi ” in castigo”.
“La mamma mi rimproverò e non ebbi nemmeno voglia di mangiare, sentivo una vocina che mi diceva Facesti male, recasti un dispiacere alla tua Maestra che fa tanto per te, che cerca di far di te una ragazza istruita ,ben educata, seria e tu offendi colei che fa del bene. Era la mia coscienza che mi rimproverava.
Rientrai in me stessa compresi subito che feci male. Quella benedetta lingua che non è mai capace di stare ferma, non voglio diventare una fanciulla ostinata, incorreggibile, voglio vincere la mia alterigia ,vincere quei piccoli difetti, perchè se ora non saprò dominarmi che sarà di me quando sarò più grande. Voglio essere più buona, obbediente non voglio più essere castigata. Voglio veder brillare negli occhi della mia buona maestra un sorriso di contentezza .
Predazzo 28 febbraio 1945 Mariateresa Capòcia (classe 1933) ”
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Ed eccoci di nuovo collegati con la piazza di Predazzo, siamo alle prime luci dell’alba e questa mattina fa molto freddo, la neve caduta questa notte ha dato un tocco di novità, tutto questo bianco sembra aver coperto per davvero tante paure…
Ma ecco stanno arrivando delle jeep … tre.. quatto.. cinque… ma continuano a spuntarne delle altre là in fondo verso l’Hotel Predazzo, si fermano tutte nella piazza disegnando sulla neve tante righe con le ruote come volessero scrivere qualcosa di nuovo, mi sposto.., comincia ad arrivare gente, ..vedo una ragazzina che spunta da via Dante, ..mi sembra abbastanza spaventata, provo ad avvicinarla…. hei! salve ! Posso farti una domanda? Mi guarda con sospetto e accellera il passo, la seguo … si ferma un attimo e mi chiede: “Ma che sono tutte queste jeep con la stella sul cofano?” Ecco si sentono ora delle voci.. gli americani, sono arrivati gli americani, la guerra è finita !!!!!!!! Un salto di gioia con un guizzo negli occhi..
“-Hei ferma non scappare… posso sapere il tuo nome?” “-Mariateresa”
“-Quanti hanni hai?” “12″
“-Mi potresti raccontare come hai passato l’ultimo giorno di guerra?”
“Ricordo benissimo quando i tedeschi la sera del 30 aprile ci entrarono in casa stanchi impauriti affamati e bagnati fradici, erano in quattro ricordo come fosse adesso, si misero vicino al fogolar. Quella sera pioveva a dirotto e faceva freddo, tre erano dei poveri diavoli ma il quarto aveva uno sguardo da far paura ricordo occhi azzurri, biondo sulla trentina (come lo vedevo io) mi obbligò a mangiare della margarina sul poco pane che mia madre aveva e che diede a loro, avevano tutti quelle bombe a mano fatte come un ananas alla cintura, dopo aver mangiato si tolsero le giubbe bagnate andarono ad occupare i nostri letti ed io la mamma e la mia sorellina di tre anni dovemmo arrangiarsi in un piccolo divano in salotto (una volta c’era anche chi aveva un piccolo salotto dove si festeggiavano le belle ricorrenze come battesimo, comunione, cresima ecc.
Avevo paura, tanta, (mio papà lo avevano requisito i partigiani quando avevano fatto saltare la polveriera che si trovava giù dal tabià del mit e fu portato a Feltre sulle montagne, non sapevamo niente da mesi, non c’erano i mezzi che ci sono adesso) dunque durante la notte i tedeschi andarono via e la mattina andando alla S.Messa (la mamma mi mandava ogni giorno) trovammo oltre alla neve che aveva imbiancato la piazza, questa piena di jeep degli americani giunti la notte, un bel sospiro di sollievo erano arrivati i Liberatori (personalmente i tedeschi non li potevo soffrire studiavo svogliatamente il tedesco di fatto avevo un sei di voto, loro lo seppi in seguito si erano portati via tutte le coppe vinte da mio padre, di tutte le gare di fondo vinte qua e là anche all’estero ).
Mariateresa Capòcia (classe 1933) ”