Anche la Valle di Fiemme, dopo l'alta Val Rendena e la Valle di Non, vuole…
E’ stata inaugurata mercoledì scorso alla Casa di Riposo San Gaetano di Predazzo. Una stua in legno, di quelle tradizionali con tanto di “mussa”, tavolo ribaltabile e soffitto a cassettoni e rosoni, progettata lo scorso anno dagli alunni della terza classe del liceo artistico di Pozza di Fassa, è l’ultimo “dono” che la casa di riposo S. Gaetano di Predazzo ha fatto ai propri ospiti.
L’accogliente angolo che farà respirare un po’ più aria di casa a molti di loro, è stato inaugurato l’altro pomeriggio alla presenza del presidente della S. Gaetano Francesco Delugan, del direttore Fabrizio Demartin, del regolano del Feudo Guido Dezulian che ha donato 1.500 euro per la realizzazione, dello Scario della Comunità di Fiemme Giacomo Boninsegna che ha fornito gran parte del legname, della vicesindaca Chiara Bosin e del presidente della Comunità territoriale Giovanni Zanon, oltre a Marco Felicetti della “Fiemme 3000” che ha fornito il legname del pavimento, i volontari che l’hanno posato e alcuni alunni “progettisti” assieme al professor Flavio Tessadri che ha spiegato anche le tecniche di progettazione e realizzazione.
Ma soprattutto c’era Giuseppina Dellagiacoma (Nones) che, oltre ad una lauta elargizione ai pompieri, ha donato 50.000 euro anche alla casa di riposo e che ha avuto l’onore di tagliare il nastro inaugurale della “stua” appena allestita e ora a disposizione degli ospiti. Il suo nome sarà ricordato anche con una targhetta. Presenti anche tanti ospiti e i loro parenti.
I ragazzi del liceo artistico di Pozza di Fassa, divisi in 5 gruppi, avevano formulato altrettante proposte. La direzione ne ha scelto una, ma l’ha arricchita con elementi suggeriti da altri gruppi arrivando ad un progetto finale che ha elementi di tutte le proposte.
La stua è stata realizzata dalla ditta Arredamenti Defrancesco di Predazzo per un costo complessivo di circa 30.000 euro. Molto soddisfatto il direttore Demartin. “È un bel intervento e un ottimo esempio di come si possa fare rete fra enti, privati, volontari e scuole”. F.M.
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