La RIAPERTURA DEI SERVIZI ANNESSI PER TUTTI E DEL PUNTO NASCITA STESSO è annunciata per…
È NECESSARIO RIAPRIRE IL PUNTO NASCITA, PEDIATRIA E LA SALA OPERATORIA DI GINECOLOGIA A CONDIZIONI DEGNE DEL PERSONALE MEDICO CHE HA SCELTO CAVALESE.
Nonostante il Presidente della Comunità di Valle Giovanni Zanon abbia già fatto pubblicare più volte la sua soddisfazione per la sua “vittoria” relativa alla riapertura della pediatria (il reparto è ancora chiuso e vi è solo un’osservazione pediatrica della durata massima di 48 ore) e abbia ricordato i motivi per i quali si dovrebbe ringraziare lui e i suoi alleati (il punto nascita è ancora chiuso e non si parla neanche lontanamente della riapertura della sala operatoria di ginecologia chiusa, sin dall’ottobre 2015, a tutte le donne di qualsiasi età), nonostante il crescente numero di professionisti ingaggiati o disponibili per essere ingaggiati all’ospedale di Cavalese, nonostante tutto… dopo 33 mesi di battaglie, di proclama, di sviste, di disillusioni e di riaccelerazioni repentine ancora non ci siamo.
Se verrà applicato il protocollo proposto a Roma da Trento (e che potrebbe essere considerato da Roma anche con minori restrizioni), vedremo vanificati gli sforzi di molti perché, in mancanza di una riapertura alle stesse condizioni di quanto avveniva prima del 25 novembre 2015, perderemo parte dei medici presenti e verranno a mancare i candidati per i nuovi concorsi. Tutto ciò per un motivo più che comprensibile: il protocollo riduce i parti, nella migliore delle ipotesi, a 170 l’anno (poco più di 100 se i protocolli vengono applicati severamente), con obbligo di trasferimento a Trento di qualsiasi possibile casistica al di fuori della gravidanza fisiologica.
Di conseguenza i medici saranno ridotti a fare un lavoro d’ufficio, si ritroveranno ingaggiati solo per firmare le carte del trasferimento non potendo svolgere le mansioni che sono parte determinante della loro scelta di lavorare in un ospedale comprendente un Punto Nascita pienamente operativo. Non potranno soddisfare la loro vocazione ed esercitare i loro talenti, salvo poi dover far fronte a casistiche in emergenza assoluta e, nell’impossibilità di trasferire la partoriente, dovranno intervenire senza aver svolto durante l’anno le stesse operazioni in condizioni normali.
Ma non era proprio per questa mancanza di sicurezza che l’assessorato, seguendo le indicazioni della direzione dell’APSS, aveva sospeso il punto nascita di Cavalese? Oppure era una scelta meramente politica, mai argomentata nelle sue ragioni profonde, e che ora diventa occasione di riscatto elettorale per dimostrare quanto siano importanti quelle zone che vengono definite “periferiche” dagli amministratori centralisti?
In effetti, quale politico rifiuterebbe di accogliere in una delle Valle Alpine del Trentino un’azienda già inserita nel budget provinciale e in parte autofinanziata dalle popolazioni della Valle stessa? Quale amministratore farebbe naufragare un’azienda che darebbe lavoro a una ventina di professionisti, che porterebbe altrettante famiglie a popolare un’area evitando la desertificazione?
Quale partito negherebbe l’esercizio di un’Autonomia basilare come quella proposta da “Parto per Fiemme” in collaborazione con l’associazione degli albergatori e sostenuta da numerose altre associazioni, apartiticamente, “dal basso”, evitando uno spreco di risorse superiore a 600.000 € annui dovuto alla somma della mobilità sanitaria passiva in Provincia di Bolzano e all’impossibilità di accogliere la domanda di mobilità attiva verso Cavalese dalle altre Province d’Italia?
Quale presidente, assessore o consigliere toglierebbe i servizi essenziali anche per l’accoglienza dei turisti, rischiando di veder sparire progressivamente una fetta di economia legata proprio alla maternità, all’infanzia e, come succede in assenza dell’anestesista in guardia attiva notturna, alla terza età e alle patologie più diverse?
Quali sarebbero questi politici? Purtroppo sono la stragrande maggioranza di quelli attualmente in carica che, per una serie di motivi a nostro avviso inaccettabili, hanno permesso questa inondazione progressiva di presunte difficoltà nel reperire i medici, peraltro abilmente evitate per il punto nascita di Cles e poi, senza mai scomporsi né abbozzare la minima autocritica, hanno accettato la teoria della “sala operatoria dimenticata” e ora si apprestano a varare una riapertura “elettorale” che farà fuggire i medici e che, a queste condizioni d’impossibilità lavorativa, non vedrà nessun candidato bussare alle porte dell’APSS per i nuovi concorsi.
Parto per Fiemme si appella, come sempre, alle istituzioni, approva senza riserve la richiesta inviata dagli 11 sindaci di Fiemme all’Assessore Zeni e al sottosegretario alla Salute Maurizio Fugatti, applaude e ringrazia quando ad un’inondazione corrisponde una capacità di reazione coordinata fra Trento e i territori come in occasione degli eventi avvenuti a Moena, ma non possiamo tacere solamente perché fa comodo a quegli stessi politici che sono passati dal “non vi sono le condizioni per poter riaprire e non vi è nessun responsabile” all’apriamo, anche a costo della sicurezza reale, per dimostrare che meritiamo quel voto prezioso solo per un giorno.
Come sempre, assieme all’appunto sull’imbarazzante, prolungata criticità creata(si), proponiamo una soluzione percorribile che non richiede nessuno strappo alla regola, ma solo un po’ di sana politica fatta di realismo, cuore e Autonomia.
Ci appelliamo a quei sindaci che hanno scritto e credono nella richiesta trasmessa a Zeni e a Fugatti (ormai sappiamo che è inutile sollecitare chi ha sottofirmato sottovoce sperando di non attirarsi i fulmini da Trento), ci appelliamo al sottosegretario alla Salute affinché non faccia l’errore, reiterato tanto da apparire una scelta, dell’assessore Zeni che ha evitato ogni collaborazione con “Parto per Fiemme” autoconvincendosi che ci saremo presentati contro di lui alle prossime elezioni ed ha sempre preso per oro colato le informazioni ricevute dal direttor dell’APSS dott. Bordon, pur sapendo che è stato scelto dal Presidente Rossi proprio per chiudere alcuni servizi di prossimità essenziali per le Valli.
Proponiamo al sottosegretario on. Maurizio Fugatti che vengano considerati dal Comitato Percorso Nascita Nazionale i 20 anni di attività monitorata del punto nascita di Fiemme, Fassa e Cembra notando che la percentuale di 0,0% di mortalità, il lodevole indice APGAR e la percentuale di parti cesarei sono la prova di un funzionamento sicuro, strutturato, fatto di allenamenti, di casistiche appropriate ad un punto nascita di 1° livello e chiediamo di valutare come l’ingaggio di numerosi nuovi medici abbia aumentato i pregi di questa realtà così lontana da Trento.
Chiediamo, quindi, una riapertura pienamente operativa, come descritta nel documento inviato dai sindaci, evitando così, fra l’altro, di ingolfare il punto nascita di Trento evitando la fuga dalla Valle del personale medico bistrattato da anni, nel silenzio di quella parte delle autorità che ancora oggi non accenna la minima autocritica e si vanta di aver costruito un’alluvione irrisolvibile.
Cosa offriamo in cambio pur non essendone obbligati, pur non presentandoci a nessuna elezione? Offriamo il finanziamento, la dedizione e i servizi necessari per rendere i concorsi appetibili per medici ormai rari in tutta Italia. Forse in piena campagna elettorale è più comodo per alcuni politici dimenticarsene, ma è con un notevole impegno finanziario, umano e comunicativo che le associazioni di semplici valligiani sono riuscite ad autofinanziarsi, a raggiungere e attirare numerosi candidati nei concorsi precedenti.
Il direttivo di “Parto per Fiemme”
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