Il boom del salto con gli sci che adesso parla italiano

Da il 16 gennaio 2020
pertile kofler predazzo

Dal primo aprile il predazzano Sandro Pertile sarà il nuovo “grande capo” della specialità raccogliendo il testimone dall’austriaco Walter Hofer che ha il merito di aver rilanciato questo sport.

Se in un quarto di secolo il salto con gli sci è passato da disciplina sconosciuta a sport della neve con la maggiore audience il merito è stato di un signore austriaco di 65 anni, Walter Hofer. Direttore di gara della Fis dal 1992, il carinziano di nascita, ma salisburghese d’adozione, ha creato un prodotto d’appeal per tv e sponsor, e ora, a quattro mesi dalla pensione, è pronto a cedere il testimone al trentino Sandro Pertile, dal 1° aprile nuovo grande capo della specialità. Durante la tappa di coppa del mondo di Predazzo, in Val di Fiemme, terra natale di Pertile, i due manager si sono raccontati.

«All’inizio degli Anni Novanta – attacca Hofer – il salto era uno sport di nicchia, praticato da 400 atleti di una decina di Paesi e senza sponsor. Nel corso degli anni abbiamo creato un prodotto mediatico, condensando le gare in meno di due ore, la stessa durata di una partita di calcio. A contribuire al successo sono stati però gli atleti, i migliori ambasciatori di uno sport». Per ridurre i tempi geniale si rilevò l’introduzione della compensazione legata a stanga di partenza e vento: «Adesso sono tutti soddisfatti di questo aspetto, ma prima della sua introduzione ho passato notti insonni». Quando ci si lancia a oltre novanta all’ora dalla rampa e si vola a tre metri e mezzo dalla neve la preoccupazione principale è la sicurezza. «Il salto è sempre uno sport rischioso, ma oggi è più sicuro rispetto al passato».

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Hofer lascia un movimento florido, confidando nelle capacità di Pertile: «Non sarò un dirigente ombra, mi manterrò in disparte e lascerò fare alle nuove generazioni », conclude. Scorrendo il curriculum di Pertile emerge la voglia di mettersi in gioco del manager italiano. Fino alla metà degli Anni Duemila era un impiegato di banca, con un passato da saltatore e combinatista la passione di famiglia visto che papà Pietro fu atleta e tecnico dell’Italia e il fratello Ivo è responsabile del settore giovanile della Fisi – e un impegno costante sul trampolino di Predazzo. «Dopo aver fatto il direttore di gara ai Mondiali di Fiemme 2003 – spiega il 50enne, sposato con due figli – decisi di mettermi in aspettativa per andare a Torino per i Giochi 2006, dove fui competition manager ». Al termine sarebbe potuto tornare in banca e godersi la famiglia, invece decise di rischiare: «Credetti nella candidatura della Val di Fiemme per il Mondiale 2013 e durante la rassegna mi occupai di marketing, sponsor e tv». Fu la svolta, perché con l’esperienza acquisita Pertile divenne consulente per i Mondiali di Falun 2013, quindi direttore sportivo dell’area nordica della Fisi per il quadriennio ’14-’18 e poi responsabile del progetto televisivo per i Mondiali di biathlon di Anterselva 2020: «Sostituire Walter non sarà facile, continuerò sulla sua strada e più che una rivoluzione la mia sarà un’evoluzione».

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L’agenda è zeppa di argomenti: «Il primo impegno sarà costruire il team, che spero di annunciare in occasione dei Mondiali di volo a marzo, quindi da aprile metterò a fuoco la strategia per il prossimo decennio». Un lavoro a 360 gradi che toccherà diversi ambiti, dalla meteorologia («Studieremo i cambiamenti climatici per capirne l’impatto sull’innevamento, quindi ci dedicheremo alla misurazione del vento, variabile fondamentale nel salto ») all’espansione geografica: «Oggi ci sono sei nazioni forti (Germania, Austria, Polonia, Norvegia, Giappone e Slovenia), una decina nelle posizioni di rincalzo (tra cui l’Italia) e una quindicina che seppur attive non partecipano alla Coppa del mondo. Mi piacerebbe aumentare le bandiere nel circuito». Altro capitolo è il miglioramento dell’appetibilità dell’evento: «È stato fatto tanto per il pubblico televisivo, adesso occorrerà pensare anche allo spettatore in loco, magari prendendo spunto dalle grandi classiche, come il Quattro Trampolini, Zakopane, Willingen o Planica, per creare un prodotto d’appeal». Occhio pure al cambio generazionale: «A breve lasceranno atleti emblematici come Kasai o Ammann. Dovremo valorizzare le star del futuro in un contesto molto volatile, a causa dell’impatto della componente mentale sul risultato». Infine un pensiero a Milano-Cortina 2026: «Spero che l’impianto di Predazzo possa trarre giovamento dall’evento. Nel mio caso se non ci fossero stati i Giochi di Torino non avrei fatto carriera». Da direttore di gara a capo della Coppa il salto è stato lungo, ma l’atterraggio perfetto è un esempio brillante di eredità immateriale delle Olimpiadi.

Mario Nicoliello – L’Avvenire

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