MARIA FIDA MORO: “A BELLAMONTE ABBIAMO TRASCORSO TANTI MOMENTI FELICI” La figlia dello statista interverrà…
IN ONORE e nel nome anche di due ILLUSTRI PREDAZZANI
Il 3 dicembre u. s., nella sontuosa Aula Magna “G. Galilei” dello storico Palazzo Bo, sede centrale dell’Università di Padova, si è svolta la cerimonia ufficiale di inaugurazione del “Museo di Geografia”, facente capo al Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell’Antichità (DiSSGeA).
L’evento è stato organizzato in maniera solenne dal prof. Mauro Varotto, direttore scientifico del Museo intitolato anche al nostro illustre, compianto concittadino prof. Giuseppe Morandini (Garneleti) (1907-69), proprio in coincidenza con il cinquantenario della sua morte, allo scopo di “valorizzare e mantenere unito il patrimonio accumulato in oltre 140 anni di ricerca e didattica a partire dalla prima cattedra italiana di Geografia istituita nel 1872” e ricoperta per alcuni anni (1867-1875) dal prof. Giuseppe Dalla Vedova.
Negli ambienti del piano nobile del prestigioso Palazzo Wollemborg è esposto “il patrimonio tangibile” costituito da “libri, atlanti, carte geografiche, plastici, globi, strumenti e fotografie”; vi è illustrato anche il “patrimonio intangibile” comprendente “pratiche di ricerca applicate con costanza e divenute caratteristiche della scuola padovana”: sono, quindi, visibili o consultabili in versione digitale 8 tra globi terrestri e celesti realizzati tra il 1630 e il 1910 e decine di atlanti pubblicati tra il XVIII e il XIX secolo, una collezione di plastici storici, circa 300 carte murali, 150 strumenti di misurazione, circa 20.000 tra stampe e lastre fotografiche.
Il direttore della Royal Geographical Society, Joe Smith, nel congratularsi per l’apertura delle sale espositive, afferma che probabilmente è il primo museo geografico universitario al mondo con riferimento alla geografia umana.
Questo Museo, interamente dedicato alla Geografia, è il primo nel suo genere in Italia e tra i primi in Europa, affiancando altri musei specifici istituiti nel corso degli ultimi anni ad opera del Centro di Ateneo di Padova per i Musei (per es. il Musme, Museo di Medicina, il Museo Botanico, il Museo di Storia della Fisica, quello dell’Educazione, di Geologia e Paleontologia, di Mineralogia, ecc.).
Questa struttura rende il dovuto merito a chi nel corso del ’900 ha portato in auge la cattedra di Geografia a Padova, primo fra tutti il prof. Giuseppe Morandini, più che degno erede dei suoi prestigiosi predecessori: dopo il Dalla Vedova, Roberto Almagià (1911-15) e Luigi De Marchi (1903-32). Egli ricoprì la cattedra e diresse l’Istituto di Geografia dal 1948 al 1969 (anno della sua morte), svolgendo anche i ruoli di Preside di Facoltà e di prorettore per vari anni; non possiamo dimenticare che poté contare sulla preziosa collaborazione di un altro nostro compianto concittadino, il prof. Dario Croce (docente negli anni 1963-2002; dal 1999 al 2001 ebbe modo di ricoprire l’incarico di direttore del Dipartimento), che sicuramente avrebbe potuto continuare a svolgere questo ruolo, se non fosse prematuramente scomparso.
Il prof. Morandini lasciò il segno promuovendo l’ ”integrazione didattica e scientifica tra i settori della geografia delle Facoltà Umanistiche e quello della geografia fisica della Facoltà di Scienze per un organismo dipartimentale interfacoltà per le discipline geografiche dell’Università”.
In questo Museo è custodito ed esposto anche molto materiale raccolto e conservato gelosamente dai suoi famigliari, frutto delle ricerche e delle spedizioni scientifiche da lui organizzate ed effettuate da protagonista in varie parti del mondo, fra cui quella nella Terra del Fuoco portata a termine nel 1955 (da poco è stato trovato per caso un baule contenente importanti materiali e reperti riferiti a questa spedizione, che andranno studiati e catalogati per far piena luce sui risultati raggiunti).
Le sezioni dell’allestimento – che rispecchiano il brand del Museo Esplora, Misura, Racconta – invitano a tre percorsi di conoscenza attraverso la misurazione dei cambiamenti climatici (Sala Clima, dedicata al prof. Luigi De Marchi), le esplorazioni di ieri e di oggi (Sala delle Esplorazioni, dedicata al prof. Giuseppe Morandini), e il racconto dei luoghi attraverso le metafore (Sala delle Metafore).
Particolare rilevanza all’interno del percorso viene data agli strumenti di misurazione utilizzati nelle ricerche sul clima e sui ghiacciai alpini nel corso degli ultimi 100 anni, al Plastico delle Alpi Svizzere che doveva far parte di un gigantesco globo a scala 1:100.000 nell’Esposizione Universale di Parigi del 1900, alla preziosa riproduzione settecentesca del Mappamondo borgiano del XV secolo. A questi pezzi storici si aggiunge il nuovo plastico della Marmolada, realizzato in California … con le ultime tecnologie di stampa 3D.
Si riportano di seguito le motivazioni che stanno alla base dell’idea di fondare a Padova il Museo di Geografia: secondo il prof. Mauro Varotto, Responsabile scientifico del Museo, questo istituto “è il primo in Italia e uno dei pochi al mondo nel suo genere: valorizza un patrimonio che risale a una delle prime cattedre di geografia in Italia e a 150 anni di ricerca e didattica universitaria. Ma non è un museo che si rivolge al passato – continua Varotto – è un progetto che guarda al futuro di una disciplina spesso bistrattata e insegnata male, ma utile a capire i grandi cambiamenti del mondo contemporaneo e il significato dei luoghi in cui viviamo.
La geografia non serve solo a mandare a memoria fiumi, monti e capitali anche se non guasta, ma a capire da dove proviene ciò che mangiamo a colazione, perché migliaia di persone fuggono dal lago Chad e arrivano nelle nostre periferie o quando probabilmente scomparirà il ghiacciaio della Marmolada. Le tre sale del Museo – conclude Varotto- dedicate alla misura del clima, all’esplorazione, al racconto dei luoghi, non esauriscono l’azione del Museo, che sarà promotore di iniziative di ricerca partecipata, laboratori didattici creativi e iniziative di sensibilizzazione pubblica su temi geografici di grande attualità”.
E’ importante sottolineare, in conclusione, che il prof. Mauro Varotto è molto legato al nostro paese, soprattutto per la grande amicizia e collaborazione in vari ambiti di ricerca con il compianto prof. Arturo Boninsegna: è appena il caso di ricordare che proprio al prof. M. Varotto, in qualità di esponente di spicco del Gruppo Terre Alte – Università di Padova, si deve la recente organizzazione di una manifestazione/convegno scientifico di studi intitolato “Uomini per le Terre Alte: ricordando Arturo Boninsegna (1944-2017)”, svoltosi nell’Aula Magna del Comune di Predazzo il sabato 31 agosto 2019 a cura del CAI – Comitato Scientifico Centrale, della SAT – Sez. di Predazzo, della Magnifica Comunità di Fiemme e del Comune di Predazzo . A cura di Boninsegna Michelangelo
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