Trentino: Politiche familiari, il nuovo protagonismo dei territori

Da il 29 maggio 2010
  • 1914 Trento Castello del Buonconsiglio Copyright G Zotta Trentino: Politiche familiari, il nuovo protagonismo dei territori Al Castello del Buonconsiglio un convegno in preparazione della Conferenza nazionale POLITICHE FAMILIARI, IL NUOVO PROTAGONISMO DEI TERRITORI
  • “Va riconosciuta la cittadinanza sociale della famiglia”
  • Le politiche familiari devono ripartire dai territori, costruendo reti di alleanze locali tra soggetti pubblici e privati, come si è fatto in Trentino con il Distretto Famiglia dell’Alta Rendena e, con dimensioni ben maggiori, in Germania, dove le “Alleanze locali per la famiglia” sono ben 600 e coinvolgono 55 milioni di cittadini, 5mila aziende e 13mila partner. E’ questa, assieme alla forte sottolineatura sulla necessità di un approccio pragmatico orientato con decisione al “fare”, l’indicazione uscita dal convegno “I territori amici della famiglia” ospitato oggi al Castello del Buonconsilgio, terza tappa di avvicinamento (dopo analoghi convegni ad Abano Terme e Roma, e prima dei seminari di Roma il 9 luglio e di Bologna il 27 settembre) alla Conferenza nazionale della famiglia che si terrà a Milano dall’8 al 10 novembre prossimi. Al convegno di Trento, aperto dall’assessore provinciale alle politiche sociali, anche il sottosegretario con delega alle politiche per la famiglia.

“Vogliamo arrivare alla Conferenza nazionale avendo sentito tutto ciò che sulla famiglia si può e si deve fare – ha affermato il sottosegretario – in un momento segnato da un profondo mutamento del modello tradizionale della famiglia, ma anche sapendo quanto si spende per la famiglia, cosa che nessuno oggi sa, e sapendo che dare tutto a tutti rischia alla fine di indebolire le stesse politiche familiari”. Quali le azioni prioritarie compatibili con la limitazione delle risorse? “Creare una diffusa cultura della conciliazione famiglia-lavoro e favorire l’accesso ai servizi in base al quoziente familiare. Abbiamo necessità di costruire un Piano di politiche della famiglia che sia il più condiviso possibile”.Il confronto al seminario di oggi ha però offerto l’opportunità anche al Trentino di comprendere se gli strumenti messi in campo dalla Provincia (a partire dal progetto Family in Trentino, dal Piano degli interventi in materia di politiche familiari, dal Libro Bianco e dal disegno di legge di iniziativa della Giunta provinciale) si muovano sulla strada del “pragmatismo” e della concretezza. “Vogliamo riflettere su quanto di buono già stiamo facendo” ha spiegato l’assessore alle politiche sociali, ricordando come trasversalità, concretezza e partecipazione siano i tre principi ispiratori dell’azione provinciale. “Posto che su questi temi la società civile arriva molto prima della pubblica amministrazione, compito di quest’ultima è quello di saper riconoscere i bisogni e progettare delle soluzioni, con una grande apertura alla partecipazione e condivisione delle scelte e con la disponibilità a fare squadra con altre esperienze”.E proprio la partecipazione dell’associazionismo familiare alla definizione e attuazione delle politiche familiari segna già una prima differenza tra il livello locale e quello nazionale. Significativi, a questo proposito, gli interventi dei presidenti dell’Associazione nazionale famiglie numerose, Mario Sberna (“Sarebbe ora di finire di annunciare le cose ed iniziare a farle, non si possono chiedere sacrifici anche alle famiglie numerose, che hanno già dato, e che per il 41 % sono in condizione di povertà; le addizionali regionali Irpef sono un’ingiustizia palese, la strada da percorrere è quella di una grande alleanza”), e del Forum trentino associazioni familiari Paolo Rebecchi: “Partecipiamo ad un processo virtuoso di interazione tra azione politica, amministrazione pubblica e associazionismo familiare. Superando le logiche dell’accentramento pubblico da una parte e della delega al privato dall’altra, nel rispetto delle regole e dei ruoli di ciascuno, si stanno realizzando interventi a gestione mista che permettono la sperimentazione di collaborazioni innovative, e ciò sprigiona energie nuove che favoriscono la responsabilizzazione ed il protagonismo di ciascun attore”.Fondamentale – questo, soprattutto, l’invito arrivato da Joe Schröder, direttore dell’Ufficio centrale delle Alleanze locali per la famiglia della Repubblica federale di Germania – è che le iniziative nascono dal basso, che non si perda tempo nel discutere sulla definizione di famiglia e che ci si chieda quali possono essere le prime iniziative da attivare. Le Alleanze locali devono essere strutture orientate al fare”. Pragmatismo tedesco, appunto. Da importare al più presto anche nel nostro paese. Per recuperare quella che, nella tavola rotonda finale coordinata dalla giornalista del Sole24Ore Laura La Posta, Roberto Marino, capo Dipartimento Politiche della famiglia, ha definito come “la capacità di guardare lontano”, una capacità che lo stesso alto funzionario del ministero ha riconosciuto al Trentino, territorio le cui esperienze “danno utili indicazioni al governo centrale”.

  • La strada, ecco lo slogan conclusivo del convegno, dev’essere quella di definire la famiglia come un “soggetto sociale titolare di diritti”.
  • Corrado Zanetti
  • COMUNICATO PAT nr.1658 del 28/05/2010

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