“Montagne senza vetta – il coraggio di sentirsi liberi”

Da il 21 agosto 2017
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“Montagne senza vetta – il coraggio di sentirsi liberi” racchiude in se un libro e un progetto realizzato con il prezioso supporto e contributo del “Tavolo della Montagna” formato da: Soccorso Alpino, Accademia della Montagna, Associazione Rifugi del Trentino, Sat che ha sede presso Accademia della Montagna del Trentino.
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Libro a cura di Massimo Dorigoni con l’introduzione di Tamara Lunger.
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Gli autori: Marco Bozzetta, Andrea Concini, Luca Cornella, Mario Corradini, Massimo Dorigoni, Marika Favè, Lorenzo Inzigneri, Rolando Larcher, Fabio Leoni, Mauro Loss, Sergio Martini, Caterina Mazzalai, Franco “Franz” Nicolini, Elio Orlandi, Denis Redolfi, Roberto Rigotti, Ermanno Salvaterra, Francesco Salvaterra, Heinrich Steinkotter e Vittorina “Vitty” Frismon, Tamanini Sabrina, Andrea Zanetti.
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2764 Montagne senza vetta   il coraggio di sentirsi liberi Partecipa anche tu al progetto “Rifugio Cardioprotetto”: acquistando questo libro contribuirai a dotare i rifugi alpini di un defibrillatore automatico. 2764 Montagne senza vetta   il coraggio di sentirsi liberi
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I rifugisti della valle di Fiemme e Fassa si stanno prodigando nel lanciare il messaggio di prudenza e prevenzione in montagna attraverso il libro “montagne senza vetta”.
I libri sono in vendita nei rifugi ed il ricavato servirà per l’acquisto di defibrillatori da posizionare nei rifugi di montagna.
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Racconta Dorigoni: “Tutto cominciò in una soleggiata domenica di alcuni anni fa quando assieme ai miei genitori decidemmo di salire alla Capanna Piz Fassa al Piz Boè. Zaini, tragitto in auto, funivia e poi su, verso il cucuzzolo dove sorge il piccolo rifugio. Il respiro scandiva il ritmo lento dei passi fino a quando, a pochi metri dalla vetta, mio padre si sedette su di un sasso al bordo del roccioso sentiero che stavamo percorrendo. Lamentava difficoltà respiratorie. Subito pensai alla quota, anche se eravamo appositamente saliti senza fretta e così non esitai a tranquillizzarlo e scendemmo fino a quando il respiro si fece meno affannoso e scomparse quel suo pallore in volto. Ritornammo a casa dispiaciuti per non essere giunti fin sulla vetta ma coscienti di aver fatto la cosa giusta.
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Nei giorni successivi mia sorella e mia madre lo convinsero a fare degli accertamenti. Fu operato due volte al cuore. Nel tempo ho riflettuto molto su questo episodio e a quanti inconsapevoli del proprio stato di salute si recano tra le crode. Ho pensato così di fare un nobile gesto verso la mia terra e chi in essa vi è pellegrino coinvolgendo alcuni Amici per realizzare un sogno a me caro: portare i defibrillatori nei rifugi di montagna. Si è creato così, come per magia, una sorta di Campo Base da dove siamo partiti tutti in cordata per questo obbiettivo che fin da subito si è rivelato comune. Non le piccozze ma le penne ci hanno aiutato nell’impresa.
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Ne è nato così un libro dove ognuno ha fatto traspirare il lato “debole” dell’alpinista e nel contempo il lato “forte” dell’uomo tradotto nel coraggio di sentirsi libero di non salire in vetta.”
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