A giugno la mostra ha riguardato i lavori fatti sul paese di Predazzo, mentre Lunedì…
Sarà inaugurata sabato 29 ottobre ad ore 17.00 la mostra fotografica “Quando la notte divenne un inferno” dedicata all’alluvione del 1966.
La mostra, sarà allestita nella sala consigliare del Comune di Predazzo dal Gruppo Fotoamatori e rimarrà aperta fino al 13 novembre.
L’orario feriale è dalle 16.00 alle 19.00
L’orario festivo dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 19.00
I fatti di allora:
Le grandi piogge del 4 novembre 1966 sono state accompagnate da improvvisi quanto violenti turbini di vento. Un vento da sud-ovest, caldo, che si e avventato, nel pomeriggio, tra le 14 e le 18, a successive raffiche, sulla regione devastando le foreste, scoperchiando case e malghe.
Anche l’Avisio ( che viene considerato il fiume più pericoloso d’Europa) che si trova sulla sinistra orografica dell’Adige subì la forza devastante di tanta acqua caduta in meno di 48 ore. Moena fu colpita dalla piena del Rio san Pellegrino. Predazzo fu circondato dalle forze riunite dell’Avisio e del Travignolo. Ziano si trovò le fondamenta erose dall’Avisio.
La cronaca dell’alluvione del novembre 66 in Trentino (tratto dall’Alluvione del 1966 nella Valsugana orientale, volume a cura di Attilio Pedenzini – ed. Croxarie):
La grande alluvione del ‘66
In Italia da alcuni giorni una pioggia intensa, insistente, flagella il centro e il nord del paese provocando un’alluvione di portata storica. Il 4 e il 5 novembre i fiumi straripano e invadono le città di Firenze, Siena, Grosseto, Trento, Udine, Padova, Brescia, il Polesine. L’Adriatico aggredisce
le città costiere e, assieme ai fiumi dell’entroterra lagunare, manda “sotto” Venezia.
Mezza nazione è allagata. Tutte le regioni dalla Toscana al Trentino Alto-Adige segnalano morti e distruzione. Impressiona, per i danni causati al patrimonio artistico nazionale, lo scempio che l’Arno fa di Firenze: l’acqua invade i palazzi, i musei, le biblioteche, le chiese, mentre gli “angeli del fango” accorrono da tutta Italia e anche dall’estero per salvare il patrimonio della Biblioteca nazionale.
Oltre un centinaio di morti e danni per miliardi di lire dell’epoca sono gli effetti diretti di un dramma collettivo che innesca la solidarietà nazionale e internazionale.
Poi, con il ritiro delle acque, arrivano le polemiche. Sotto accusa c’è una gestione poco oculata del territorio,
l’abbandono della montagna e del tradizionale ruolo di “guardiano” svolto per secoli dalle comunità alpine sempre più esigue, ma anche, nell’immediatezza degli eventi, l’organizzazione dei soccorsi e soprattutto i “blocchi” fra istituzioni che impediscono la circolazione immediata delle informazioni necessarie a far fronte al disastro.
***
Anche in Trentino, al pari del resto dell’Italia del nord, il ‘66
è l’anno delle grandi piogge. Piove durante tutto agosto,
mese insolitamente freddo rispetto alle medie stagionali,
causando in provincia alluvioni piuttosto importanti.
Dopo una breve tregua le precipitazioni riprendono in ottobre
e proseguono per alcuni giorni. I terreni si trasformano
in paludi, i fiumi scaricano a valle quantità d’acqua di
gran lunga superiori alla loro portata usuale.
A partire da metà estate si respira in provincia un’atmosfera
di inquietudine, che traspare in qualche consiglio e
giunta comunale. Nelle valli, come nel capoluogo, si scruta
il cielo alla ricerca di una tregua che non arriva.
A fine ottobre cade in quota la prima neve, accompagnata
da intense piogge che nel fondovalle dureranno fino a tutta
la prima settimana di novembre.
Nel pomeriggio del 4, giorno in cui si festeggiano l’Unità
Nazionale e le Forze armate, un intenso vento caldo
di scirocco si mescola alla pioggia battente provocando il
repentino scioglimento delle nevi: acqua dal cielo e dalla
terra che gonfia a dismisura i fiumi del fondovalle e gli
affluenti di montagna, provoca frane, causa morte e distruzione:
è quella che il giornalista Aldo Gorfer ha definito
“l’alluvione generale”, “l’alluvion”, quella che nel Trentino
orientale qualche anziano ricorda ancora con il termine
desueto di “brentana”.
Trento è invasa dall’acqua, il Primiero isolato in un mare
di fango, la Valsugana orientale devastata dal Brenta e dai
torrenti.
La contabilità del disastro riporta più di venti vittime, circa
500 persone senza casa, 30.000 sinistrati, 5.000 frane,
danni pari a 68 miliardi di lire dell’epoca (587 milioni di
Euro rapportati a oggi).
12
In Trentino:
il giorno più lungo
Venerdì 4 novembre 1966, ore 08.00
Frane a Valsorda, sulla statale della Fricca, tra Ponte Alto e
Civezzano. Le strade da e per la Valsugana sono bloccate.
A Trento l’idrometro sull’Adige, al ponte di San Lorenzo,
segna il livello di 2 metri.
Ore 09.30
Il Rio che scende dalle Gustaie per il Melàs entra nel Caffè
Pieve, a Fiera: è la prima avvisaglia dell’alluvione in Primiero.
Ore 10.00
Allarme a Predazzo, in Val di Fiemme. L’Avisio e il Travignolo
sono in piena. Una frana si riversa nell’Avisio provocandone
la tracimazione.
Ore 10.30
Sirene d’allarme a Mezzano, in Primiero: il Cismon è in
piena.
Ore 11.30
Suona la sirena a Moena, in Val di Fassa: l’Avisio invade la
piana verso Predazzo.
Ore 12.00
Nuovo allarme a Moena per le frane provocate dal torrente
San Pellegrino.
A Imer, in Primiero, il torrente San Pietro e il rio Rizzol
sono in piena. Il Cismon rompe 200 metri di argine. Le
campagne tra Siror e Tonadico sono inghiaiate e le più
recenti aree residenziali di Tonadico distrutte. Crolla anche
il ponte di San Silvestro e le frane bloccano la statale della
Gobbera: la valle di Primiero è isolata.
L’idrometro del ponte di San Lorenzo a Trento tocca 2,54
metri.
Ore 12.30
Prime frane a Valfloriana, in Valle di Fiemme, a monte di
Barcatta. Viene distrutta la strada verso Casatta. Le dodici
frazioni del paese sono completamente isolate. Inizia
l’evacuazione di Ischiazza e dei Masi, sepolte sotto le frane
di terra e pietre, che si concluderà il 20 novembre.
Ore 13.00
Una frana blocca la ferrovia della Valsugana all’altezza di
Ponte Alto. Il Brenta tracima a Pianello di Grigno.
Ore 13.50
Una frana dal Fisto a Ches, frazione di Spiazzo Rendena,
distrugge quattro case provocando la morte di Giovanni
Battista Massari, 74 anni, della moglie Ines (65) e di Giovanna
Massari (54). Vengono sgomberati i vicini villaggi di
Bocenago e Fisto.
Ore 14.00
Raffiche di vento caldo si abbattono da sud-ovest sul plesso
Lagorai-Cima d’Asta. Trecentomila metri cubi di legname
vengono schiantati nell’intero territorio provinciale.
Il Genio civile dispone per Trento il “Servizio di piena” e
prepara l’esecuzione dell’ordine di sgombero. Al ponte di
San Lorenzo l’Adige raggiunge i 3,60 metri.
Una prima frana si abbatte su Bocenago, in Val Rendena.
In Valsugana il rio Cinaga scende a valanga su Samone. I vigili
del fuoco fanno saltare il bacino di decantazione a nordest
dell’abitato. Il Brenta supera la massicciata ferroviaria a
Borghetto (Grigno): il fondovalle è invaso dall’acqua.
A Ziano, in Valle di Fiemme, l’Avisio inizia a straripare in- 13
vadendo la parte bassa del paese. Crollano i tralicci tra
Mazzin e Fiera: l’intera valle è senza energia elettrica.
Prime grosse erosioni del torrente Lozen nel Vanoi.
Ore 14.15
In Valsugana il rio Cinaga rompe il condotto sotterraneo a
Strigno e si riversa lungo il centro dell’abitato.
Ore 14.30
Allagamento della centrale di Castelpietra: la valle di Primiero
è senza energia elettrica.
In Valsugana il torrente Grigno e il Brenta rompono a Grigno,
all’altezza delle vecchie trincee. Crollano gli argini dal
ponte dei Filippini fino a Martincelli. La frazione di Tezze
è allagata.
Ore 15.00
Viene sgomberata d’urgenza la stazione ferroviaria di Strigno,
in Valsugana.
Campane a martello a Canal San Bovo, nel Vanoi. Il Lozen
in piena provoca frane alle Prade. Le provinciali del
Brocon e della Cortela vengono interrotte. Piena e allagamenti
del Vanoi in Val Cia e riversamento di massi dal torrente
nelle campagne di Caoria. Frane vengono segnalate
anche a Ronco-Cainari.
A Cavalese, in Valle di Fiemme, l’Avisio provoca il crollo
dei ponti Masi e Cascate. L’acquedotto è inquinato. Crollano
i tralicci e manca l’energia elettrica.
A Trento l’Adige fa segnare 4 metri e 40 centimetri.
Ore 15.30
In valle di Fiemme, a Ziano, il rio Sadole semina distruzione
nelle frazioni Roda, Bosin e Zanolin. L’isolamento
di Valfloriana è completo: anche la linea telefonica viene
interrotta e le strade verso Molina e Segonzano sono distrutte.
In Valsugana il torrente Maso devasta il bacino della centrale
idroelettrica di Carzano, le opere di presa, le strade,
e provoca gravi danni alla campagna del paese. Il Chieppena
prorompe su Strigno e Villa Agnedo in una prima
ondata di piena: vengono travolti i ponti Gallina a Bieno,
quelli dei Lupi e della Coppara a Strigno, quello di Ivano
Fracena, di Villa, della Statale e della ferrovia a Villa Agnedo.
Viene distrutta la segheria Dalmaso a Strigno, parte del
cimitero vecchio.
A Villa Agnedo primi gravi danni alla chiesa di Villa, allo
stabilimento Baur Foradori e al caseificio sociale. Gli abitati
di Villa, Agnedo e il rione dei Monegati a Strigno vengono
evacuati. Muoiono Tullio Valner, 43 anni, di Strigno, e
Luigi Paterno, 77 anni, di Villa. A Ospedaletto piene della
Grava e della Boanella.
A Fontanelle, nel Comune di Terragnolo, in Vallagarina,
Mario Rovro (45 anni) viene travolto da una frana sul versante
in prossimità del torrente Leno.
Ore 16.00
In Valsugana nuova valanga d’acqua del rio Cinaga su
Samone: danni all’acquedotto e alle campagne.
Il Tamer frana su Transacqua, in Primiero. Il Cismon invade
la parte bassa di Imer.
L’Adige a Trento raggiunge il livello di 5 metri (ponte San
Lorenzo).
Ad Avio, Vò Sinistro e Borghetto l’Adige sommerge gli
abitati sotto un metro d’acqua. Le campagne di Calliano,
Volano, Nogaredo e Ischia sono sommerse.
14 Ore 16.15
Arriva l’ordine di aprire le saracinesche della galleria Adige-
Garda. Nel lago vengono riversati cinquanta metri cubi
d’acqua al secondo.
Ore 16.20
A Mezzano, in Primiero, il Cismon apre una falla sull’argine
e invade le campagne. Il Rio San Pietro interrompe la
strada per Imer. Inizia la grande frana che scende sul paese
dalle Pralonghe e dalle Pomaie.
Ore 16.30
Campane a martello a Predazzo, in Valle di Fiemme: il
paese è assediato dall’Avisio e dal Travignolo.
Pietro Maini, comandante dei vigili del fuoco volontari
di San Giacomo, 38 anni, e Rodolfo Lorenzi (60) vengono
travolti da una frana a Cassana di Caldes, in Valle di
Sole.
Ore 17.00
Si aggrava la situazione a Trento. I treni in transito vengono
bloccati a Rovereto e a Lavis. Il bacino di Stramentizzo
è al limite: tutte le saracinesche sono state aperte. Trento
sud viene allagata dal rio Salè. Parte l’ordine di sgombero
di Trento nord. Al ponte di San Lorenzo l’Adige è a quota
5,58 metri.
A Borgo Valsugana il Brenta corre all’altezza dei ponti.
Una seconda frana investe Bocenago, in Val Rendena. Altre
frane vengono segnalate in Val di Genova.
Il Travignolo invade la periferia e la campagna di Predazzo,
Valle di Fiemme. Carlo Delugan, vigile del fuoco volontario
di 36 anni, soccombe mentre tenta di raggiungere la
caserma dei carabinieri isolata da ore.
Crolla il ponte sulla provinciale del Brocon. Luigi Rattin
(46 anni), pastore di Ronco, sta transitando con il gregge e
viene travolto dal rio Canali.
Ore 17.30
Il rio Rik scorre per le strade di Transacqua, in Primiero,
uccidendo Giacomo Pradel (82 anni).
Ore 18.00
A Trento l’Adige tracima a monte del ponte di San Giorgio.
Al ponte di San Lorenzo raggiunge i 5,90 metri. Inizia
l’allagamento di Trento nord e delle zone di Torre Verde e
Torre Vanga.
In Valsugana in Brenta rompe tra Borgo e Roncegno, alla
confluenza con il torrente Larganza. Il Brenta vecchio rompe
a Onea. Olle è allagata dai “boali” della montagna. Il
Moggio rompe sopra e sotto l’abitato. Frane in Sella.
A Imer, in Primiero, il Cismon abbatte due abitazioni e
causa la morte di Francesco (Franz) Boninsegna (61 anni),
presidente della locale Cassa rurale. Brigida Turra in Depaoli
(43 anni) soccombe sotto una frana provocata dal
rio Guastaia in località Melàs, a Pieve (Fiera di Primiero).
Ore 18.15
In Valle di Sole una frana a Cusiano travolge due abitazioni.
Frane anche sulla strada del Tonale.
La linea ferroviaria della Trento-Malè viene danneggiata
in diversi punti. La statale della valle di Non è interrotta.
Allagamenti estesi a Mezzolombardo.
Ore 18.30
A Borgo Valsugana il Brenta sfiora i marciapiedi e allaga
i portici. Venti centimetri d’acqua nei negozi di Corso Peruzzo
e cantine allagate fino al soffitto. Olle “naviga nell’ac- 15
qua”. La zona di Borgo vecchio è allagata.
A Tesero, in Valle di Fiemme, il rio Bianco abbatte il ponte
sulla strada statale. A Rover, frazione di Capriana, una
frana travolge un’abitazione uccidendo Alfredo Tomaselli
(57 anni), Simone Tavernara (53) e Maria Tavernara Tomaselli
(53).
Ore 19.00
Il Brenta tracima alla Barricata di Villa Agnedo, in Valsugana.
Un metro d’acqua invade la strada statale, interrompendola
completamente. A Borgo il Corso Peruzzo è
allagato.
Viene aumentato lo scaricamento della galleria Adige-
Garda, che ora spinge nel lago 430 metri cubi d’acqua al
secondo.
A Trento l’Adige fa segnare 6,12 metri al ponte di San
Lorenzo.
Ore 19.30
In Valsugana il torrente Chieppena riversa su Strigno e Villa
Agnedo una grande frana di massi che completa l’opera
di distruzione iniziata con la piena delle 15.30.
A Trento l’ingegnere capo del Genio civile Federico Menna
ordina la chiusura delle saracinesche della diga di Santa
Giustina per tentare di limitare i danni nel capoluogo.
Ore 20.00
Piena del rio Stava a Tesero, in Valle di Fiemme. Vengono
distrutti i ponti e inghiaiate le campagne.
Campane a martello a Roncafort, sobborgo di Trento, per
sollecitare lo sgombero degli abitanti. Al ponte di San Lorenzo
l’Adige è a 6,16 metri.
Ore 21.00
6,20 metri è il nuovo livello raggiunto dall’Adige al ponte
di San Lorenzo a Trento.
Ore 22.00
Due ondate del torrente San Pellegrino aggrediscono
Moena, in Valle di Fassa, e rompono gli argini dell’Avisio,
che invade le vie del paese. Tra Moena e Predazzo l’Avisio
interrompe la strada statale.
L’Adige tocca a Trento i 6,30 metri: è un livello da record e
la punta massima della giornata.
Ore 23.00
La piena dell’Avisio raggiunge l’Adige con un’ondata che
sfiora i due metri d’altezza, provocando la rottura dell’argine
alla Draga di Roncafort e il conseguente allagamento
delle campagne e di parte della città di Trento. Ora il fiume
scorre nel suo vecchio letto, dal quale era stato deviato con
le imponenti opere idrauliche realizzate dopo l’alluvione
del 1882.
L’Adige rompe anche a Matterello, in corrispondenza del
rio Valsorda, e a Nomi.
Ore 23.30
A Trento allagamento di Roncafort e dei Solteri, via Maccani,
Cristo Re.
Allo stabilimento SLOI esplodono i bidoni di sodio raggiunti
dall’acqua. Fuoriescono la nafta delle caldaie e la
benzina dei serbatoi sotterranei dei distributori di carburante:
c’è allarme per il pericolo di incendi.
Una decina di operai rimasti isolati in una fabbrica che
tratta il piombo devono indossare la maschera antigas.
16 Sabato 5 novembre 1966, ore 01.00
La grande frana di Mezzano raggiunge la scuola materna.
Gli sfollati che vi avevano trovato rifugio vengono evacuati
d’urgenza. Continua a scendere la frana della Valdestona.
Ore 01.30
A Trento l’acqua supera la ferrovia e invade piazza Centa
e la caserma dei vigili del fuoco.
Ore 3.45
A Trento scatta l’allarme per i residenti di via Brennero.
Ore 04.00
Nuova frana alle Pralonghe di Mezzano, in Primiero. La
“lava fredda” rimane in movimento fino al 13 novembre
e seppellisce sotto due metri di terra parte del paese, la
chiesa, il cimitero.
A Trento l’acqua invade il centro storico, la stazione ferroviaria,
quelle della ferrovia Trento-Malè e delle autocorriere,
i palazzi della Provincia e della Regione. I vigili del fuoco
del capoluogo non riescono più a far fronte alle troppe
richieste di soccorso.
Ore 05.00
Suona a Trento la sirena dell’allarme generale e viene sospesa
l’erogazione del gas. Si cercano canotti e altri mezzi
per evacuare le zone allagate.
Ore 06.00
A Trento viene individuata la rotta dell’Adige a Roncafort.
Arrivano sul posto pale e altri mezzi meccanici, i pompieri
e l’esercito. L’acquedotto è inquinato e in città manca
l’energia elettrica. Lo spazzacamino Sabino Tomasi, 55
anni, muore d’infarto alla vista della propria abitazione
invasa dall’acqua.
Nelle giornate del 4 e 5 novembre sono numerosi i morti
causati direttamente e indirettamente dall’alluvione. Oltre
alle persone già citate vanno ricordati, per quanto riguarda
la Valsugana orientale, il vigile del fuoco Gino Parotto
(44 anni) di Ivano Fracena, stroncato dalla fatica lungo
gli argini del Chieppena e Rodolfo Nicoletti (57 anni) di
Ospedaletto, morto per una caduta nella mattinata del 5
novembre mentre controlla i danni alla campagna del fondovalle.
Aldo Gorfer, in un articolo su L’Adige dell’8 dicembre, menziona
Domenica Dellagnolo in Fante (60 anni), di Pianello,
uccisa dal Brenta e ritrovata a Pianello Vallon, in provincia
di Vicenza. Lo stesso giornale, nell’inserto Quei lunghi terribili
giorni del novembre 1966, uscito con l’edizione del
5 novembre 1986, pubblica un “elenco ufficiale delle vittime”,
ventidue: Giovanni Massari, anni 74, Spiazzo; Ines
Massari, anni 65, Spiazzo; Giovanna Massari, anni 54,
Spiazzo; Pietro Maini, anni 38, Cassana; Rodolfo Lorenzi,
anni 60, Cassana; Alfredo Tomaselli, anni 57, Capriana;
Simone Tavernara, anni 53, Capriana; Maria Tavernara
Tomaselli, anni 53, Capriana; Carlo Delugan, anni 36,
Predazzo; Luigi Paterno, anni 77, Villa Agnedo; Rodolfo
Nicoletti, anni 57, Ospedaletto; Mario Rovro, anni 45, Terragnolo;
Tullio Valner, anni 43, Strigno; Giacomo Pradel,
anni 82, Transacqua; Brigida Turra in Depaoli, anni 43,
Transacqua; Francesco Boninsegna, anni 61, Imer; Angelica
Gubert, anni 75, Imer; Luigi Rattin, anni 46, Canal San
Bovo; Santamaria Doff, anni 65, Fiera di Primiero; Giacomo
Gobber, anni 70, Fiera di Primiero; Rosa Turra, anni
39, Fiera di Primiero; Vittorio Andreatta, anni 29, Lavis.
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