11 settembre 2009: Silvio Berlusconi scrive a Giovanardi: «Il quoziente familiare è un preciso obiettivo…
FISCO E FAMIGLIA
Il quoziente familiare ? È il sogno, forse sarebbe meglio dire il miraggio, delle famiglie italiane con figli. Guardano Oltralpe e invidiano i cugini francesi che l’hanno adottato da decenni. Da noi se ne parla da anni senza però approdare a nulla. Nella primavera del 2008 era tornato a risplendere addirittura al secondo posto nel programma con il quale il centrodestra vinse le elezioni. Poi, però, al momento di elaborare il Documento di programmazione economico finanziaria triennale – era giugno dell’anno scorso, prima che esplodesse la crisi economica – non se ne trovò più traccia. Sparito, neppure menzionato. Probabilmente nessuno aveva letto fino in fondo le note e i codicilli in corpo minuscolo sotto i manifesti elettorali: l’introduzione del quoziente era promessa sì, ma «entro la fine della legislatura». Insomma da lì a 5 anni, diciamo entro il 2013.
Ancora l’altro ieri, il premier ha però ribadito la priorità dell’intervento sulla famiglia, «se usciremo dalla crisi e si troveranno i fondi». E il relatore della legge Finanziaria in discussione ora alla Camera, dopo essere stata votata dal Senato settimana scorsa, ha spiegato giovedì che si «attende l’esito dello scudo fiscale e poi vedremo quale utilizzo (dei fondi) si privilegia». «Occorre vedere – spiega Massimo Corsaro (Pdl) – se si privilegiano le famiglie , magari con interventi di defiscalizzazione per i redditi più bassi o con interventi legati agli ammortizzatori sociali oppure se si privilegiano le misure di sviluppo economico con sconti fiscali per le imprese . Oppure ancora – ha concluso il relatore della Finanziaria – se non si sceglie alla fine un mix». Per realizzare il sogno delle famiglie , però, si può procedere per tappe successive . Nessuno pretende , in una fase recessiva come l’attuale , l’introduzione piena del quoziente , il cui costo è stimato fra gli 8 e i 12 miliardi di euro a seconda dei calcoli. Da tempo il Forum delle associazioni familiari ha elaborato una proposta alternativa – o meglio complementare a quella del quoziente – più facilmente attuabile per ‘moduli’ successivi. Si chiama Basic income family (vedi box in alto) e prevede in sostanza di sostituire le attuali detrazioni per figli a carico con più corpose deduzioni dal reddito, in maniera da sottrarre alla base imponibile di ogni famiglia almeno il ‘costo minimo’ necessario per crescere un figlio o sostenere un familiare a carico. «Il costo che è stato calcolato è pari a una deduzione di 7mila euro – spiega Roberto Bolzonaro, presidente dell’Associazione famiglie italiane , aderente al Forum –. Si può partire però da un livello più basso di deduzione e poi far crescere l’investimento di anno in anno fino ad arrivare alla cifra auspicata». Il Forum delle associazioni familiari ha compiuto alcune simulazioni, calcolando anche i relativi costi per le casse dello Stato. L’ipotesi proposta al governo prevede la sostituzione delle detrazioni con una deduzione di 3.200 euro per ogni figlio a carico ad un’aliquota fissa del 27% (l’aliquota media, per evitare disparità troppo ampie fra contribuenti). Verrebbe invece mantenuta la detrazione aggiuntiva di 300 euro prevista per le famiglie con 4 e più figli. I risultati della simulazione si possono osservare nella tabella, riferita ad un reddito familiare ‘medio’ di 20mila euro, e prevedono un beneficio crescente all’aumentare del numero dei figli.
L’onere previsto in questo caso sarebbe di 3,3 miliardi di euro.
È possibile , però, anche agire inserendo un fattore di decremento della deduzione in relazione al reddito, prevedendone la progressività (calante al crescere del reddito oltre un certo livello, ad esempio 40mila euro). In questa seconda ipotesi, gli oneri per lo Stato calerebbero di oltre il 15% a 2,8 miliardi di euro. Per evitare che i redditi più bassi (i cosiddetti ‘incapienti’) non beneficino degli sconti è previsto anche il meccanismo del credito d’imposta e della tassazione negativa: la possibilità cioè di portare in detrazione la somma non goduta nella successiva dichiarazione oppure incassarla interamente o in parte . «Con questo intervento si assicurerebbero maggiori aiuti alle famiglie con figli, dando così respiro a 10 milioni di nuclei – spiega ancora Bolzonaro – e soprattutto si getterebbero le basi per arrivare in 4-5 anni a una tassazione più equa della famiglia, in linea con quella in vigore in altri Paesi europei». Eliminando le detrazioni l’onere per lo Stato sarebbe tra 2,8 e 3,3 miliardi di euro a seconda delle modalità di applicazione
22/11/2009
avvenire
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