“Lightcatcher” ritorno al futuro per fotografare le Dolomiti

Da il 12 ottobre 2016
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Un ambizioso progetto controcorrente che ignora pixel e digitale per catturare la luce delle Dolomiti come agli inizi dell’avventura fotografica.  Kurt Moser di Caldaro si è prefissato l’obiettivo di trasformare un vecchio camion militare russo in una macchina fotografica gigante per immortalare le nostre montagne.

Vogliamo onorare le Dolomiti, ora patrimonio naturale mondiale dell’UNESCO, con immagini che dureranno nel tempo come le stesse montagne. Abbiamo così ripreso un metodo arcaico di fotografia – la ambrotype! “Le immagini che non dicono le bugie.”

La ricerca di Kurt Moser e la sperimentazione dei vari metodi provati per molti anni, ha fatto si che con la sua macchina fotografica storica ed un notevole sforzo di passione, è pronto a scattare foto che mostrano le montagne in una luce completamente nuova.

Il mio scopo è di creare un’esperienza visiva …

catturandone la qualità e l’estetica attraverso una sensibilità d’immagine del tutto unica, strappando così le storie alla loro fugacità, catturando il tempo, trasformando la luce in opere d’arte facendole sembrare reali, eterne ed immortali.

 Kurt Moser
  Lightcatcher 2 Lightcatcher ritorno al futuro per fotografare le Dolomiti

La straordinarietá richiede unicità

Si tratta di una storia particolare che racconta la lunga ricerca di un uomo, che vuole trovare una tecnica adatta a catturare, per mezzo della fotografia, le Dolomiti, ossia le montagne più belle del mondo. Non solo in un’immagine istantanea, ma in un’immagine eterna e permanente. E’ la storia della riscoperta di una tecnica antica, che fu all’origine della fotografia.

Kurt Moser è convinto, che nessuna tecnica moderna al mondo, sia in grado, anche solo approssimativamente, di raccontare in un linguaggio visivo così intenso le storie di queste montagne.

Lightcatcher Lightcatcher ritorno al futuro per fotografare le Dolomiti

Ambrotipia  L’orgine della fotografia

Nel 1850 Frederick Scott Archer sviluppa l’ambrotipia. Il nome di questa tecnica deriva dal greco “ambrotos”, che significa “immortale”. Con questo procedimento, lastre di vetro nere vengono dapprima rivestite con un’emulsione di collodio miscelata appositamente, in seguito sensibilizzate in un bagno d’argento ed infine impressionate in una telecamera a soffietto di grande formato. La fotografia ancora bagnata viene sviluppata in una camera oscura, e poi fissata e sigillata con olio profumato alla lavanda e resina Sandarak.

Le lastre di vetro scintillanti d’argento sono le immagini positive, e di conseguenza uniche. Un’immagine realizzata con l’ambrotipia non può essere copiata o riprodotta, né ridotta o ingrandita. Ogni lastra di vetro è un “unicum” irripetibile. La reazione degli elementi chimici è imprevedibile e ogni volta diversa. Alcune variazioni sono inevitabili. Per questo motivo le immagini risultano essere esteticamente dei pezzi unici, paragonabili alle impronte digitali umane. Nascono immagini che durano nel tempo.

Ed è proprio questo l’obiettivo: Kurt Moser vuole produrre valori che rimangono. Vuole staccarsi dalla mania globale dei conteggi dei pixel digitali, dedicandosi alla vera lavorazione a mano, creando così qualcosa di duraturo,inimmaginabileautenticobello.

Lightcatcher 1 Lightcatcher ritorno al futuro per fotografare le Dolomiti

La „Piccola“ per cose grandiose

Il ritrovamento di questa bellissima macchina fotografica a soffietto dell’anno 1907, grande quasi due metri, è stato un vero colpo di fortuna ed è anche il gioiello di questo progetto: viene utilizzata per ritratti in studio e può essere trasportata in paesaggi inaccessibili per l’Ural. Con questa macchina possono essere prodotte ambrotipie su vetro fino ad un formato di 50 x 60 cm.

Questo vecchio camion Russo Ural  diventerà una gigantesca macchina fotografica su ruote!!!!
C’ è un sacco di lavoro da fare, che costa un sacco di soldi.
Guarda il nostro video e puoi immagine come enorme le modifiche necessarie.

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photogulp Lightcatcher ritorno al futuro per fotografare le Dolomiti

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