PREDAZZO. Lo chiamavano “el Lopez”, e così lo ricorderanno anche in Mozambico dove vive sua…
Sono finalmente in Florida a Pensacola, una nota località sul golfo del Messico. È stato molto duro il viaggio. 120 ore di viaggio con 12 autobus diversi.
In questi 5 giorni ho attraversato 14 stati, California, Oregon, Washington, Idaho, Montana, North Dakota, Minnesota, Wisconsin, Illinois, Indiana, Kentucky, Tennessee, Alabama, Florida. Incontrato tante persone e visto tanti bellissimi diversi paesaggi.
Son passato dall’estate all’inverno ad ancora estate. Un totale di 6700 Km in un soffio….(beh se 5 gg possono esserlo non lo so). Qualche disavventura è capitata, ad esempio mi son ritrovato lo zaino e tutti i vestiti infangati e fradici e a Chicago non mi han lasciato salire sul bus perchè pieno zeppo. Quindi ho passato la notte a Chicago in stazione.
(leggi articolo precedente per capire meglio questa avventura)
Visto che son stato 10 ore in stazione a Chicago ad aspettare il mio autobus, ho avuto tempo per scrivere questa storia che mi è capitata qualche giorno fa a Sacramento in California.
Arrivo a Sacramento in California nel cuore della notte. Lascio lo zaino all’interno della stazione ed esco per prendere una boccata d’aria e per sgranchirmi le gambe dopo molte ore seduto in autobus. Ad un tratto sento qualcuno che mi dice qualcosa in spagnolo, mi giro e dietro di me c’è un ragazzo seduto in terra. Non è la prima volta che mi scambiano per un messicano. Fortunatamente qualche parola di spagnolo la conosco, mettiamoci un po’ di italiano e un po’ di dialetto…..ed un discorso diventa. Mi siedo li in terra con lui ed inizio a parlare. Lui parla molto poco l’inglese e quindi si arranngia un discorso mezzo in spagnolo e mezzo in inglese. Iniziamo, come è di consueto, aparlare del piú e del meno, del tempo, delle ragazze messicane e del lavoro.
Lui ha 31 anni, simpatico ed educato. Ad un certo punto gli chiedo: ” che ci fai qui in USA al freddo?” E lui mi risponde: “sono qui a cercare lavoro, in Messico sono un carrozziere.” Allora gli dico: “ah, bene, sicuramente ce l’hai avuta dura a prendere il visto lavorativo per gli USA!!” Lui sorride e un po’ titubante mi dice: ” Sono arrivato ora dal Messico, illegalmente, è difficilissimo prendere un visto lavorativo o turistico per noi.” Io non credevo di poter mai incontrare un immigrato clandestino appena arrivato che fosse disposto a raccontare la sua storia. La mia grande curiosità si sta scatenando e anche se con un po’ di indecisione non sapendo fin a che punto posso spingermi, gli chiedo: ” Ma come hai fatto a passare il confine? Mi puoi raccontare?” E lui inizia a raccontare: ” Sono arrivano in USA a piedi ed ho attraversato il confine sulle montagne assieme ad altre 4 persone.
Si dormiva il giorno e si correva la notte. Abbiamo corso per 4 giorni. La notte faceva un freddo bestiale, non pensavo di (.. continua clicca su leggi tutto)farcela, ma la voglia di arrivare negli Stati Uniti era troppo forte da vincere. Per riscaldarci facevamo un piccolo fuoco nascosto fra le rocce. Una volta, avendo i piedi congelati, li ho messi troppo vicini al fuoco e mi son addormentato….questo è stato il risultato!!” E mi mostra gli stivaletti che indossa, mezzi fusi dal fuoco. Allora gli chedo: “ma dove dormivate?” E mi risponde: “Siccome ci sono squadre di polizia di confine che girano per le montagne, dormivamo nascosti fra i sassi, ogni tanto ci ricopravamo con sterpaglia e sassi per mimetizzarci.
” Poi gli chiedo: “Ed a passare la rete sul confine?” Lui risponde: “C’è un punto speciale (e mi dice circa dove) dove è stata scavata una galleria lunga 20 metri che passa sotto la rete”. Gli chiedo: “hai mai avuto paura?” E lui: “Si, soprattutto dei sensori, ci sono telecamere di sorvwglianza, torrette di avvistamento, pattuglie armate e quei maledetti sensori sotto terra che si attivano quando li calpesti….e poi sei fregato perchè ti beccano. Poi chiedendogli: “Ma sei arrivato con qualcuno che conosceva il sistema per entrare?” Mi dice: “Si certo, ho pagato 5000 $ ad un messicano ed un cubano per arrivare fino qui a Sacramento, avevamo una guida e poi appena passato il confine e le montagne ognuno aveva un passaggio per località diverse ed io son arrivato qui.
Ora mi tocca arrangiarmi, ma ho parenti un po’ più a nord nello stato di Washington e con l’autobus li raggiungo.” Se avessi voluto i soldi che ho pagato per passare il confine li potevo recuperare, infatti mi hanno offerto di portare droga con me, ma io con quella robaccia non voglio averci nulla a che fare. In Messico ho visto fin troppi ragazzini far uso di droga fin a rovinarsi.” Questo ragazzo mi sembra proprio un giusto, oltre che dai discorsi anche dal viso. Son stupito che vada a rischiare di essere beccato dalla polizia prendendo l’autobus, allora gli domando: “Ma non hai paura che sull’autobus facciano un controllo e ti prendano?” E lui: “No no, è difficile, ci sono molti messicani come me e ci mescoliamo bene con quelli arrivati legalmente.
Comunque i controlli li fanno più a sud e sempre nei soliti posti, arrivano al massimo fino a Fresno.” Ad un tratto davanti a noi si fermano due poliziotti della stazione e molto gentilmentebci chiedono da dove veniamo, io dico Italia e lui Messico peró vedo che inizia a irrigidirsi ed agitarsi.
Allora balzo in piedi, mi avvicino ai poliziotti e inizio a raccontare loro “la bela te me stomeghi” per distrarli dal resto, tutti contenti di aver parlato di Ferrari e di Formula 1 i due poliziotti si allontanano senza approfondire le nostre identità. E giunto il momento di separarci, stringo energicamente la mano al ragazzo in cerca di lavoro e di una vita migliore e gli auguro buona fortuna. Lui felice in viso fa lo stesso con me. Rientriamo in stazione ed ognuno riprende la sua strada. Son felice che la sua strada abbia incrociato la mia, è stata un’ora speciale, ricca di emozioni. Massimiliano Gabrielli
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